Cesare Pavese e Fernanda Pivano: le parole dell’amore

Un amore platonico e non corrisposto, quello tra Cesare Pavese e Fernanda Pivano, che ha dato vita a uno degli scambi epistolari più belli della letteratura italiana

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

L’amore conosce tante forme, diverse, uniche, incomprensibili e straordinarie. Ma tutte meritano di essere vissute, soprattutto se è il cuore a guidare le persone.

E quello di Cesare Pavese, è certo, sapeva bene dove andare, perché qualsiasi strada lui prendesse, qualsiasi direzione imboccasse, questa lo conduceva sempre nella stessa direzione: quella verso Fernanda Pivano.

Quello tra il poeta e la traduttrice non fu un amore folle e passionale, e non ebbe nessun lieto fine. Fu un sentimento platonico, da una parte, e non corrisposto dall’altra, ma che diede vita a una delle storie più intense della nostra letteratura che ancora oggi vive e rivive nelle lettere e nelle poesie, tra le parole dell’amore.

Cesare Pavese e Fernanda Pivano

Cesare Pavese è stato uno scrittore e un poeta, una delle personalità più importanti della letteratura contemporanea, ma è stato anche un uomo pieno di tormenti e di passioni, di sentimenti e di emozioni.

Fernanda Pivano, detta Nanda, è stata una scrittrice, una giornalista e una traduttrice, ma anche una critica musicale. Con le sue attività ha messo in moto una delle più grandi rivoluzioni culturali del nostro Paese. Ma era anche una donna libera da ogni condizionamento sociale, e per questo straordinaria ed esemplare.

I due si conoscono nel 1934 quando Cesare Pavese viene nominato supplente di italiano presso il Liceo Classico D’Azeglio di Torino. Lui è il professore appassionato, quello che sa conquistare l’attenzione e la stima dei suoi alunni. Lei, invece, è la ragazza seduta tra i banchi dell’aula che si sente privilegiata a ricevere il suo insegnamento.

Passavo ore ad ascoltarlo, con una voce che avrebbe fatto morire d’invidia qualsiasi attore. Somigliava vagamente a quella di Hemingway

Nasce così, tra il professore e l’allieva, una relazione fatta di stima reciproca e profonda destinata a durare per l’eternità. Un’amicizia che cambia le loro vite e che, però, non trova il suo seguito, almeno non all’inizio, a causa delle accuse di antifascismo ai danni di Pavese. Il poeta, infatti, finirà per scontare le sue lotte per la libertà in carcere, prima a Torino e poi a Roma.

Condannato al confinio in Calabria, Cesare Pavese incontra di nuovo Fernanda Pivano. È il 1938 e la sua ex alunna ora è una studentessa universitaria. Quel rapporto lasciato in sospeso riprende intensamente. Si incontrano e parlano tanto. I loro argomenti preferiti riguardano i romanzi, la letteratura e la poesia.

Ma mentre il cuore del poeta inizia a battere per quell’amicizia speciale, quello di Fernanda Pivano è altrove, diretto verso tutte le straordinarie avventure che la donna vuole vivere.

L’amore non corrisposto

Non sono solo gli incontri a nutrire quell’amicizia speciale che in breve tempo si trasforma in un amore platonico, ma sono le lettere e le poesie che i due si scambiano e si dedicano. Cesare Pavese desidera avere Nanda nella sua vita, non solo come amica, ma anche come amante, come compagna.

Dalle sue parole emerge un prepotente desiderio di passionalità, ma anche un’estrema protezione, quasi paterna, nei confronti di Nanda. Cesare vuole per lei il meglio, è lui che la esorta a scrivere, a studiare, a diventare un’intellettuale.

Lo scambio epistolare, tra i due, è proficuo, intenso e bellissimo. Ma ben presto Pavese si rende conto che è con lei che vuole condividere il resto della vita. Così, il 26 luglio, arriva la prima proposta di matrimonio, seguita però da un rifiuto.

Pavese non si arrende, e qualche anno dopo chiede nuovamente la mano a Fernanda Pivano. Ma anche in questo caso la risposta è negativa. Lui, però, continua a mettere lei al centro di tutto ed è sempre a lei che dedica alcune delle sue poesie più belle come Notturno ed Estate.

Ma Nanda ormai è lontana da quell’uomo che ha sempre stimato, perché il suo cuore l’ha portata tra le braccia di Sottsass, suo futuro marito. A Pavese non resta che accettarlo.

Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla.