Escherichia coli: cos’è, sintomi e prevenzione dell’infezione

Escherichia coli è il nome di un batterio che vive nell’intestino. In alcuni casi si comporta come un commensale, in altri può causare problemi

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Roberta Martinoli

Medico Nutrizionista

Dopo una Laurea in Scienze Agrarie e un Dottorato di Ricerca in Fisiologia dei Distretti Corporei, consegue una Laurea in Scienze della Nutrizione Umana e in Medicina e Chirurgia.

Cos’è?

Escherichia coli è un batterio che vive comunemente nell’intestino e che si comporta il più delle volte come un commensale. L’aggettivo “commensale” sta ad indicare come, nel rapporto di convivenza tra due organismi, uno soltanto dei due tragga dei vantaggi. Nel contempo però, per poter parlare di commensalismo, l’altro organismo non deve subire danni da tale convivenza. Dunque, l’Escherichia coli è un commensale poiché sfrutta le sostanze nutritive presenti nel colon senza recare alcun danno all’organismo umano.

Esistono in realtà diversi ceppi di Escherichia coli e, tra questi, alcuni possono comportarsi da patogeni perché possiedono caratteristiche di virulenza tali da poter causare infezioni nel tratto gastroenterico o in altri apparati, in particolare a livello urinario.

Si tratta di un batterio gram-negativo che appartiene alla famiglia degli enterobatteri, così chiamati perché trovano il loro habitat ideale nell’intestino dell’uomo e di altri animali. L’Escherichia coli ha una tipica forma a bastoncello ed è dotato di flagelli che utilizza per muoversi e di filamenti chiamati fimbrie che utilizza per comunicare con gli altri batteri e per ancorarsi alle cellule dell’ospite. Possiede un metabolismo aerobio facoltativo e questo gli consente di crescere sia in presenza che in assenza di ossigeno. La temperatura ottimale per la sua sopravvivenza è di 35-40 °C, motivo per cui l’Escherichia coli vive molto bene nell’intestino dell’uomo.

Nell’albergare l’Escherichia coli nel nostro intestino qualche vantaggio ne abbiamo tratto: questo batterio, infatti, contribuisce alla corretta digestione del cibo (o meglio, dei residui di cibo non digeriti che giungono fino al livello del colon) e alla sintesi di vitamina K. In virtù di queste sue abilità, l’Escherichia coli viene da qualcuno considerato addirittura un microrganismo simbiotico (ricordiamo che si parla di simbiosi quando due organismi traggono vantaggio reciproco dalla convivenza).

In alcuni casi, però, l’Escherichia coli si comporta come patogeno e causa problemi.

Sintomi dell’Escherichia coli

Potremmo dire che Escherichia coli è così versatile da potersi comportare come commensale, come simbiotico e infine come patogeno opportunista. L’aggettivo “opportunista” sta ad indicare che questo microrganismo può approfittare di determinate circostanze per moltiplicarsi fino a causare malattia. In generale, mentre per gli individui sani l’Escherichia coli risulta innocuo, nei soggetti con una risposta immunitaria compromessa (come gli ustionati, i trapiantati, i malati di AIDS) può prendere il sopravvento e causare malattie talvolta gravi.

Vengono definiti uropatogeni alcuni ceppi di Escherichia coli dotati di strutture di aderenza che permettono al batterio di ancorarsi alla membrana delle cellule che rivestono la vescica e le vie urinarie. Questi ceppi batterici sono in grado di causare uretriti, cistiti, prostatiti e nei casi più gravi infezioni renali. Qualora si diffondono a livello ematico questi stessi ceppi determinano la comparsa di malattie extra-intestinali come le meningiti, la setticemia, la peritonite, le polmoniti e le infezioni a carico di altri organi interni.

La situazione più frequente rimane, comunque, quella di un’enterite, ovvero di un’infezione intestinale, che può causare episodi di diarrea emorragica con l’emissione di feci non formate e frammiste a sangue.

Un altro ceppo importante è sicuramente l’Escherichia coli enterotossigeno che insieme a quello enteropatogeno rappresenta il più frequente agente causale di diarrea batterica ed è spesso implicato anche nella cosiddetta diarrea del viaggiatore. Con questa espressione ci si riferisce ad una forma di diarrea che colpisce i viaggiatori che si recano per turismo o per lavoro nei paesi in via di sviluppo.

Sintomi intossicazione alimentare

Diagnosi

Il medico può diagnosticare un’infezione intestinale da Escherichia coli dopo aver posto alcune domande riguardo i sintomi e aver effettuato alcuni esami. L’esame delle feci è chiamato coprocoltura. Viene di solito associato ad antibiogramma, passaggio fondamentale per comprendere a quali antibiotici il batterio è suscettibile. Sono disponibili anche test molecolari utili per la ricerca sierologica delle tossine e per la determinazione del sierotipo batterico ovvero del tipo di Escherichia coli coinvolto nell’infezione.

Come combattere l’Escherichia coli

Fortunatamente l’infezione sostenuta da Escherichia coli nella gran parte dei casi si risolve spontaneamente senza dover ricorrere a particolari farmaci. Per questo motivo spesso il medico si limita a raccomandare il riposo e una generosa assunzione di liquidi per rimpiazzare le perdite di acqua e di sali minerali. Il pericolo maggiore in caso di intossicazioni alimentari riguarda infatti la disidratazione che può conseguire a diarrea e vomito, che causano una perdita notevole di acqua e sali minerali soprattutto quando si protraggono nel tempo. La terapia consiste quindi nella reidratazione e nella somministrazione di sali minerali e solo in casi particolari viene prescritta la terapia antibiotica.

Esistono ceppi di Escherchia coli che possono causare una grave condizione, nota come sindrome emolitico-uremica. Si tratta di una condizione in cui si ha un grave danno del rivestimento dei vasi sanguigni a livello renale, cui può conseguire insufficienza renale. Si tratta di una situazione rara, me i bambini con meno di cinque anni, le persone immunodepresse e gli anziani sono più a rischio, dunque in questi casi occorre prestare maggiore attenzione alle condizioni igieniche in cui viene preparato il cibo e alla conservazione degli alimenti ed evitando di consumare i cibi maggiormente a rischio.Solo in casi particolari viene prescritta la terapia antibiotica.

Modalità di trasmissione

Le infezioni possono essere contratte attraverso il contatto con le feci sia umane che animali. La trasmissione avviene quindi soprattutto per via oro-fecale. I batteri possono entrare nell’organismo nel momento in cui si beve acqua o si mangiano alimenti contaminati. Ricordiamo che la presenza di Escherichia coli nelle falde acquifere rappresenta un indicatore comune di contaminazione fecale. Il materiale fecale può contaminare laghi, canali, piscine o rifornimenti idrici e di conseguenza ci si può infettare ingoiando accidentalmente l’acqua mentre si fa il bagno.

Un discorso analogo vale per gli alimenti, tanto che Escherichia coli viene tipicamente ricercato nelle analisi effettuate dagli ispettori sanitari nell’ambito della ristorazione collettiva. La contaminazione dei cibi può avvenire anche durante la macellazione o la preparazione della carne. Se la carne non viene adeguatamente cotta il batterio sopravvive. È importante sapere che l’Escherichia coli eventualmente presente nella carne macinata resiste alla debole temperatura di cottura alla quale vengono sottoposti gli hamburger. Altri alimenti a rischio oltre la carne sono i vegetali e in particolare la lattuga, gli spinaci e i germogli, ma anche i succhi di frutta non pastorizzati, il latte crudo e i formaggi derivati da latte non pastorizzato. Il batterio può essere trasmesso anche da una persona all’altra. Per questo è importante lavarsi le mani.

Escherichia coli

Come prevenire l’Escherichia coli

Molte infezioni da Escherichia coli si potrebbero facilmente prevenire semplicemente migliorando le condizioni igieniche generali in cui viene preparato il cibo e prestando attenzione a come gli alimenti vengono cucinati e conservati..

Poiché anche l’acqua può essere contaminata da questo batterio, per prima cosa è consigliato bere solo acqua potabile e questo va ricordato soprattutto quando si viaggia in paesi dove l’acqua non è trattata. In questi casi è importante evitare anche il consumo di ghiaccio, che potrebbe essere preparato con acqua contaminata, e bisognerà porre particolare attenzione all’utilizzo dell’acqua di rubinetto per lavarsi i denti.

Per ridurre il rischio di intossicazione alimentare da Escherichia coli è importante lavarsi sempre le mani con acqua calda e sapone soprattutto prima della preparazione degli alimenti o dopo aver toccato carne cruda, dopo aver fatto uso della toilette o essere venuti a contatto con un animale.

Oltre all’igiene delle mani è ovviamente importante preparare il cibo in ambienti puliti, avendo quindi cura di lavare con acqua calda e sapone anche le superfici in cui si lavorano gli alimenti, i taglieri, i coltelli e altri utensili in cucina.

Altro accorgimento che diminuisce il rischio di contaminazione degli alimenti è quello di preparare e conservare le carni crude separatamente da quelle cotte evitando di utilizzare le stesse superfici o gli stessi utensili; questo vale per le carni ma anche per tutti gli alimenti in generale, poiché separando cibi crudi da cibi cotti si evitano contaminazioni incrociati tra gli alimenti, molto comuni.

La carne cruda, soprattutto quella macinata, deve essere sempre cotta a una temperatura minima di 70 °C per almeno due minuti, così da eliminare i batteri potenzialmente pericolosi per la salute. A questo scopo non è sufficiente una cottura superficiale, ma è invece importante che anche gli strati di carne più interni raggiungano tale temperatura per un tempo sufficientemente lungo.

Per evitare la contaminazione incrociata occorre preparare le carni crude separatamente da quelle cotte evitando di utilizzare le stesse superfici o gli stessi utensili.

Le intossicazioni alimentari da Escherichia coli non riguardano però solo le carni, ma anche i vegetali: gli alimenti vegetali come frutta e verdura devono lavate con acqua potabile e sbucciati prima del consumo soprattutto se vengono consumati crudi. Infine, è opportuno bere soltanto latte, prodotti caseari e succhi di frutta che hanno subito un processo di pastorizzazione, evitando quindi di consumare latte crudo.

Altre intossicazioni alimentari

L’Escherichia coli non è l’unico microorganismo responsabile di intossicazioni alimentari; al contrario, esistono numerosi batteri, virus e parassiti che possono contaminare il cibo, senza contare le tossine prodotte da questi microorganismi. Tra i batteri maggiormente coinvolti nelle intossicazioni alimentari, oltre all’Escherichia coli troviamo:

  • batteri del genere Campylobacter che possono contaminare carni, latte non pastorizzato e acque;
  • Listeria monocytogenes, batterio responsabile della listeriosi e che può essere presente negli affettati, nel latte e nei formaggi non pastorizzati, negli alimenti crudi consumati senza essere lavati;
  • Salmonella, uno dei più noti batteri che può contaminare le uova crude ma anche le carni, attraverso l’uso di utensili, coltelli, superfici;
  • Clostridium botulinum che può contaminare cibi conservati come conserve se questi non sono sufficientemente acidi;
  • Clostridium perfringens che può diffondersi negli alimenti lasciati a temperatura ambiente o raffreddato troppo lentamente;
  • Staphylococcus aureus, batterio che può contaminare carni e insalate in busta, salse e creme dolci, pasticcini;
  • Shigella, batterio che può trovarsi nei frutti di mare e nei prodotti crudi pronti al consumo;
  • Vibrio dannoso, batterio che può diffondersi attraverso l’acqua e contaminare ostriche, cozze, vongole e capesante crude o poco cotte.

Tra i parassiti che possono contaminare i cibi e risultare pericolosi per la nostra salute troviamo invece:

  • Toxoplasma gondii, parassita che si trova nelle feci e che può contaminare acque e alimenti crudi causando toxoplasmosi;
  • Giardia lamblia un parassita che vive comunemente nell’acqua e che può trovarsi in prodotti crudi pronti per il consumo e ovviamente nell’acqua contaminata;
  • Diverse tenie tra cui Taenia saginata, Taenia solium e Diphyllobothrium latum, piccoli parassiti che possono contaminare la carne bovina e suina e quella del pesce e che possono essere trasmetti all’essere umano se consuma tali alimenti crudi;
  • Ascaris lumbricoides parassiti che si trovano in terreni contaminati da feci umane o dalle uova del nematode e che raramente può trovarsi nel cibo crudo;
  • Ossiuri, nematodi del genere enterobius noti come “vermi dei bambini”, che possono in alcuni casi contaminare il cibo.

Esistono infine virus che possono provocare intossicazioni alimentari, come il norovirus, il rotavirus e il virus dell’epatite A. I virus possono contaminare i prodotti crudi pronti per il consumo, i molluschi pescati in acque contaminate e possono essere diffusi da operatori infetti impiegati nella produzione e lavorazione degli alimenti.

Per tutte le intossicazioni alimentari, valgono le regole già viste per le contaminazioni da Escherichia coli. La riduzione dei rischi a casa si realizza attraverso una buona igiene personale e dell’ambiente e una corretta preparazione e conservazione degli alimenti. Maggiore attenzione deve essere prestata per i soggetti maggiormente a rischio, cioè anziani, neonati e bambini piccoli, donne in gravidanza e persone con malattie croniche. L’età e le condizioni di salute generale influenzano infatti la vulnerabilità alle intossicazioni alimentari e la gravità dei sintomi che conseguono all’infezione. Quando il sistema immunitario non è ancora del tutto sviluppato come nei neonati e nei bambini piccoli, se non è più efficiente a causa dell’età avanzata o se è compromesso per via di malattie croniche come il diabete, l’HIV o un tumore, chiaramente i sintomi di un’intossicazione alimentare saranno più intensi, perché il sistema immunitario non è completamente in grado di difendersi dall’azione dei patogeni con cui viene a contatto. Anche in caso di patologie infiammatorie intestinali o squilibri del microbiota occorre prestare attenzione, poiché una mucosa intestinale danneggiata, non integra o una flora batterica non in equilibrio espone maggiormente all’attacco di batteri, virus o parassiti. In gravidanza, infine, alcune intossicazioni alimentari possono provocare danni al feto o al neonato, motivo per cui occorre prestare maggiore attenzione evitando ad esempio di consumare alimenti crudi.