Secondo l’ultimo rapporto Eurispes (Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali) presentato lo scorso gennaio, in Italia è vegetariano il 6,7% degli italiani. Il 2,2% dichiara invece di essere vegano. E sempre più famiglie si chiedono se questo tipo di diete possano essere adatte anche ai loro bambini. L’argomento è già stato trattato da numerose società scientifiche italiane, come la Società italiana di pediatria preventiva e sociale (SIPPS), la Federazione italiana medici pediatri (FIMP) e la Società italiana di medicina perinatale (SIMP), che nel 2017 hanno pubblicato un Position Paper, ossia un documento che esprime un’opinione autorevole, proprio sulle diete VEG in gravidanza e in età evolutiva, approfondendo il problema dell’adeguatezza delle diete vegetariane per la crescita e lo sviluppo dei bambini.
Vegetariano e vegano. Quali differenze?
Le diete VEG non sono tutte uguali: la dieta vegana esclude tutti i prodotti di origine animale, compresi latte e derivati, uova e miele; quella vegetariana invece esclude carne e pesce ma non latte e derivati, uova e miele ed è perciò chiamata LOV, latto-ovo-vegetariana.
Ma attenzione al rischio di carenze…
“Una dieta vegana non ben pianificata (del tipo “fai da te”) – spiega la dott.ssa Benedetta Raspini, biologa nutrizionista e autrice, insieme alla giornalista Mariateresa Truncellito, del libro “I nostri primi mille giorni. Dalla gravidanza allo svezzamento: l’alimentazione per un microbiota sano di mamma e bambino” (Sperling & Kupfer) – può diventare priva di vitamina B12, fondamentale per lo sviluppo del sistema nervoso, perché questa è presente solo in prodotti di origine animale; oltre a danni neurologici, la sua mancanza causa anemia e debolezza. Anche la dieta LOV può esserne carente, a meno di non mangiare quantità molto elevate di uova e latte, cosa però sconsigliata per altri motivi (eccessi di proteine e grassi, innanzitutto)”.
“Altre sostanze che possono mancare nelle diete VEG sono il ferro, il calcio, lo zinco, gli acidi grassi omega-3 e le altre vitamine del gruppo B. Fra le altre cose, i livelli di queste sostanze dipendono anche da altri fattori dietetici, come ad esempio l’apporto di fibre, che, quando è eccessivo, può ridurne l’assorbomento generale”.
Ma è soprattutto il basso apporto calorico a preoccupare di più.
“Attenzione poi alla quantità totale delle calorie totali della giornata”, aggiunge la nutrizionista. “Se troppo poche e non bene distribuite fra i vari nutrienti, potrebbero provocare disturbi della crescita del bambino. La dieta vegana stretta nel bambino molto piccolo (6 mesi – 2 anni) deve essere sempre ben bilanciata: il consumo di troppe fibre, ad esempio, può portare ad un precoce senso di sazietà senza però aver assunto la giusta assunzione di calorie”, spiega la dott.ssa Raspini. E comunque anche essere onnivori non garantisce sempre e comunque di assumere tutti i nutrienti essenziali per l’organismo. “Se il bambino non mangia pesce e non consuma frutta secca e semi oleosi – racconta l’autrice nel volume, rivolto alle donne in gravidanza e alle neomamme, e a tutti coloro che desiderano saperne di più sulla possibilità di “azione” sul microbiota, per una vera prevenzione delle malattie – avrà comunque una probabile carenza di DHA, così come il bambino che non mangia per niente frutta e verdura sarà a rischio di carenze vitaminiche“.
VEG sì o no?
“Come ricercatrice e divulgatrice scientifica che si occupa di salute materno-infantile mi è capitato spesso di trattare questo argomento con colleghi pediatri e nutrizionisti, ma anche con mamme e donne interessate in prima persona. Gli atteggiamenti sono disparati: a volte piena accoglienza, altre volte una certa apertura all’argomento, altre ancora ostilità totale. Ma anche studiando la letteratura scientifica si trovano le posizioni più diverse”, dice l’autrice.
“In conclusione, tutti gli esperti concordano sul fatto che le diete VEG si possano fare, a patto però che siano rispettate le raccomandazioni di pianificazione e supplementazione. Devono essere ben pensate, con l’aiuto di un esperto, in modo che forniscano al bambino tutte le calorie e i nutrienti necessari alla sua crescita, anche grazie all’aiuto di integratori. Bisogna sapere esattamente cosa mettere in tavola, in quali quantità e come farlo, cioè con quali trucchi di preparazione e cottura. Ma questo vale per tutti, anche per gli adulti”, conclude la nutrizionista.