Dieta dei 7 ormoni per perdere fino a 7 chili in 21 giorni

Ideata da una ginecologa americana, la dieta dei 7 ormoni è basata sul reset ormonale per riattivare il metabolismo e dimagrire

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Ivana Barberini

Giornalista specializzata in Salute e Benessere

Giornalista ed economa dietista, scrive articoli su salute, alimentazione e benessere ed è specializzata nell’editing di volumi e pubblicazioni medico-scientifiche.

Perdi il grasso in eccesso, depuri l’organismo e dimagrisci fino a 7 kg in 21 giorni. Un’altra dieta miracolosa americana? Sì, è la dieta dei 7 ormoni, ideata dalla ginecologa statunitense ed esperta del sistema ormonale Sara Gottfried che di questa dieta ne ha fatto un libro. Secondo la Gottfried sarebbero proprio gli ormoni i principali responsabili dei tanto odiati cuscinetti adiposi, dei problemi intestinali e della fame nervosa.

Quindi, non sono le calorie a fare la differenza nel mantenimento del peso forma, ma l’equilibrio ormonale, soprattutto nelle donne. Una buona funzionalità dell’organismo, infatti, si deve proprio agli ormoni. Secondo la ginecologa, la maggior parte delle diete ipocaloriche falliscono proprio perché non tengono in considerazione la causa ormonale alla base dell’aumento di peso. Questo perché gli ormoni sono direttamente implicati nel metabolismo e nella trasformazione del cibo.

Ne parliamo con la Dott.ssa Elsa Napolano, biologa nutrizionista, specialista in scienze della nutrizione.

Cos’è la dieta dei 7 ormoni

Gli ormoni sono sostanze molto importanti per l’organismo: incidono sul peso, lo stato di salute, sonno e invecchiamento. Mantenerli in equilibrio è fondamentale e il cibo può essere nostro alleato. Combattere il sovrappeso non è solo una questione di forza di volontà o di riduzione drastica delle calorie. Sono gli ormoni che stabiliscono cosa fa il corpo con il cibo, se rallentare o accelerare il metabolismo, accumulare o a smaltire i grassi e controllare il senso di fame.

La dieta dei 7 ormoni prevede un piano di 21 giorni per dimagrire, regolando gli ormoni attraverso l’alimentazione. Si pone un obiettivo preciso: eseguire una specie di “reset” ormonale, seguendo uno schema piuttosto preciso, in cui si eliminano alcuni alimenti associati a determinati ormoni.

Sono 7 gli ormoni interessati: estrogeni, insulina, leptina, cortisolo, ormone tiroideo, ormone della crescita e testosterone. Se questi ormoni non funzionano come dovrebbero o l’organismo non li produce a sufficienza, ecco che si determina l’aumento di peso, perché l’organismo per fronteggiare uno squilibrio ormonale rallenta il metabolismo, cioè la capacità di bruciare le calorie. Dimagrire per la dottoressa Gottfried dipende quindi dagli ormoni: sono loro a gestire il grasso accumulato, gli attacchi di fame, la voglia di zuccheri e la salute della flora intestinale.

In altre parole, essere in sovrappeso, nonostante le diverse diete e i tanti tentativi per perdere i kg di troppo, è la conseguenza di un “inceppamento” degli ormoni indicati, ognuno dei quali è influenzato da determinati cibi. L’organismo, nel cercare di ripristinare l’equilibrio perduto, rallenta il metabolismo, accumulando grasso invece di utilizzarlo come fonte energetica. Infatti, quando il metabolismo si blocca, aumenta il peso, nonostante tutti gli sforzi, soprattutto dopo i 40 anni.

Con questo schema alimentare, in soli 3 giorni di dieta mirata (uno per ogni ormone) si riesce a “resettare” l’attività ormonale. In totale perciò i giorni necessari per concludere il programma sono 21.

Aggiunge la nostra esperta: «la dieta ormonale è uno dei protocolli nutrizionali più in voga negli ultimi anni il cui principio si basa sull’attivazione di quattro principali ormoni (glucagone, GH, adrenalina e cortisolo) che hanno effetto catabolico sul tessuto adiposo: sembrerebbe quindi che la loro stimolazione faciliti il dimagrimento e riattivi i processi metabolici. In generale la dieta ormonale è distinta in fasi che vanno da alcuni giorni a un massimo di due settimane in cui vengono eliminate alcune categorie alimentari a favore di altre per essere reintrodotte in una fase successiva. Si tratta di un regime nutrizionale generalmente ipocalorico che, come la maggior parte delle diete dimagranti, predilige le proteine piuttosto che i grassi e i carboidrati e in cui predominano alimenti ricchi di acqua come frutta, verdure e legumi».

Come funziona la dieta dei 7 ormoni

È necessario seguire uno schema preciso per ripristinare il corretto funzionamento ormonale. Come funziona? Vediamolo insieme.

  • 1-3 giorno: eliminare la carne e alcol per ridurre l’assunzione di estrogeni; via libera a frutta e verdura (anche secca) e legumi.
  • 4- 6 giorno: togliere lo zucchero (anche di canna) e il miele; consentiti invece le patate dolci, zucca, quinoa, frutti di bosco, olive, avocado, cavolo, spinaci e bietole. In questo modo si riduce l’insulina che contribuisce a trasformare gli zuccheri in grassi.
  • 7-9 giorno: permessi carciofi, piselli, broccoli, zucca e carote che aumentano il senso di sazietà; da evitare, invece, patate, peperoni, pomodori e zucchine.
  • 10-12 giorno: va ridotto il consumo di caffè e tè e di tutte le bevande gassate ed energetiche, sostituendoli con acqua calda e limone e infusi alle erbe, per bloccare il cortisolo.
  • 13-15 giorno: si elimina il pane, cereali per la colazione, frumento, segale, orzo, avena, miglio, riso, farro, wurstel, salumi, salse come la senape, besciamella, birra e spezie; via libera a broccoli, lattuga, frutti di mare, pollame e uova. In questo modo si tengono sotto controllo gli ormoni tiroidei associati alla regolazione del metabolismo.
  • 16-18 giorno: niente latte, formaggio, burro, kefir e yogurt; concessi crostacei, pesce, carne, uova, semi, legumi, latte di mandorle e di cocco.
  • 19-21 giorno: occorre eliminare tutti i prodotti che contengano parabeni, come i recipienti di plastica per conservare i cibi o cucinare.
  • 22 giorno in poi: reintrodurre nella dieta un alimento alla volta, in modo graduale, consumandoli una volta al giorno, almeno per un paio di giorni, ma sempre nello stesso pasto. In questo modo l’intestino ha il tempo per adattarsi di nuovo all’alimento e capire quali sono i cibi che alterano il metabolismo.

Quanto c’è di vero in questa dieta? Risponde la Dott.ssa Napolano: «prima di concentrarci sulla veridicità di questo protocollo nutrizionale focalizziamo la nostra attenzione sulle azioni di questi ormoni. Glucagone, GH, adrenalina e cortisolo attivano la lipolisi nel tessuto adiposo con rilascio di NEFA (acidi grassi liberi in circolo utilizzati ai fini energetici) e l’ossidazione degli acidi grassi nel mitocondrio: sembrerebbe quindi che il corpo utilizzi gli acidi grassi come principale combustile rispetto al glucosio (“shiftano” il metabolismo da quello glucidico a quello lipolitico). In realtà un miglior metabolismo lipidico, una miglior lipolisi e ossidazione degli acidi grassi non influenzano la velocità con cui si dimagrisce: semplicemente il corpo sta utilizzando maggiormente come carburante i lipidi piuttosto che i carboidrati».

Quali sono gli ormoni e le loro funzioni

L’equilibrio ormonale, soprattutto quello femminile, è alla base di un metabolismo funzionante, poiché gli ormoni influenzano il modo in cui l’organismo utilizza i nutrienti degli alimenti. Ogni cibo poi ha un suo effetto nei processi organici e può favorire o influenzare l’attività degli altri alimenti. Per questo motivo ogni 3 giorni si eliminano specifici alimenti nocivi al metabolismo per reimpostare l’equilibrio ormonale.

I 3 giorni sono il tempo minimo necessario per il reset di:

  • estrogeni (no alla carne): sono i principali ormoni sessuali femminili ma sono presenti in entrambi i sessi, anche se nelle donne in età fertile raggiungono livelli molto più alti
  • insulina (no agli zuccheri): è un ormone prodotto dal pancreas che promuove il passaggio degli zuccheri dal sangue ai tessuti, che li utilizzano come fonte di energia. Svolge pertanto azione ipoglicemizzante (abbassa la glicemia). Favorisce poi l’accumulo di glucosio sotto forma di glicogeno nel fegato.
  • leptina (no alla frutta): regola l’accumulo di grasso negli adipociti. Quando le riserve lipidiche aumentano, le cellule adipose accelerano la produzione di leptina per segnalare all’ipotalamo che occorre ridurre l’assunzione di cibo. Diminuisce il senso della fame e aumenta il consumo energetico, favorendo la riduzione del peso e della massa grassa.
  • cortisolo (no alla caffeina): prodotto dal surrene su impulso del cervello, è l’ormone dello stress: nei momenti di tensione determina l’aumento di glicemia e grassi nel sangue, mettendo a disposizione l’energia di cui il corpo ha bisogno. Insieme al cortisolo sono poi liberate adrenalina e noradrenalina (catecolamine); la combinazione di queste tre sostanze aumenta la pressione sanguigna per migliorare le prestazioni fisiche e la prontezza dei riflessi.
  • ormoni tiroidei (no ai cereali): prodotti dalla tiroide (T3 e T4), agiscono su tutti i tessuti dell’organismo. Riassumendo le loro tante attività, mantengono in equilibrio le funzioni di organi e tessuti.
  • ormone della crescita (no ai latticini): noto anche come ormone somatotropo o somatropina (GH o STH), è una proteina prodotta dall’ipofisi, una piccola ghiandola localizzata alla base del cervello; svolge un ruolo importante nel regolare la crescita e il metabolismo dell’organismo. Agisce su ossa, cartilagini, muscoli e fegato oppure interviene direttamente sui tessuti producendo effetti metabolici quali l’aumento dei trigliceridi e del glucosio nel sangue e della sintesi delle proteine nei tessuti. La sua funzione principale, quindi, è stimolare la “costruzione” di tessuti e organi.
  • testosterone (via le tossine): fa parte del gruppo degli androgeni, ovvero le sostanze responsabili dei caratteri secondari negli uomini, quali ad esempio la barba o la voce profonda. È presente anche nelle donne, anche se in concentrazioni minori rispetto all’uomo.

Dieta dei 7 ormoni: esempio di menù

Colazione 1 tazza di tè verde, omelette di uova, asparagi e spinaci tritati e cotti con 1 cucchiaio di olio EVO
Pranzo frullato con latte di mandorle e cavolo tritato; peperoni e anacardi
Cena salmone, broccoli, un’insalata mista condita con 2 cucchiai d’olio EVO e aceto di vino rosso

Diete ormonali, cosa dice la scienza?

Ci sono prove che queste diete funzionino? Molte di loro eliminano “i soliti sospetti” come zucchero e bevande zuccherate, cibi precotti e industriali, latte e cereali, con la promessa di una perdita di peso facile e veloce. Le cose però sono più complicate. Gli ormoni sono messaggeri chimici che coordinano o controllano i processi in tutto il corpo. Sono almeno 60 i diversi ormoni nell’organismo e gli studi sul rapporto cibo e sistema ormonale sono solo agli inizi.

È dunque prematuro per molti ricercatori pretendere di conoscere con esattezza quali alimenti siano in grado di manipolare questa varietà di ormoni in modi specifici.

Insomma, le diete che pretendono di resettare gli ormoni per dimagrire non hanno prove scientifiche sufficienti per supportarlo.

Inoltre, secondo il Centers for Disease Control and Prevention statunitense, per perdere peso in modo sano ed equilibrato bastano 1-2 kg a settimana, quindi da 4 a 8 kg al mese. Le diete che promettono, invece, una perdita di peso più rapida non promuovono stili alimentari salutari e sostenibili nel tempo e spesso comportano la ripresa del peso perso.

Controindicazioni

I fattori dietetici influiscono davvero la sensibilità cellulare ai segnali ormonali? La comprensione delle potenziali relazioni tra nutrizione e ormoni è fondamentale in ambito medico e nutrizionale, ma come abbiamo visto, non ci sono ancora studi scientifici adeguati. A questo si aggiunge la complessità del sistema ormonale che varia da una persona all’altra.

Come ci conferma la Dott.ssa Napolano: «la dieta ormonale distoglie l’attenzione da ciò che conta realmente ai fini della perdita di peso, ossia il bilancio calorico. Ciò che le persone ignorano è che gli ormoni del dimagrimento si attivano quando c’è deficit energetico a prescindere da quello che mangiamo e gli effetti della dieta sulla produzione ormonale agiscono sul cronico. Quello che ci fa ingrassare non è lo stimolo ridotto su questi ormoni ma l’eccesso di energia nei mitocondri (cioè il surplus calorico): se mangi di meno rispetto al tuo fabbisogno prevalgono i processi catabolici (di spesa) se mangi di più prevalgono quelli anabolici (di accumulo). La morale della favola è che tutto conduce al fabbisogno calorico settimanale, se introduci meno energia rispetto al tuo fabbisogno energetico dimagrirai.

Ciò potrebbe portare a pensare che contano solo le calorie, ma se segui una dieta improntata al deficit calorico e sbilanciata in cui predominano dei macronutrienti piuttosto che degli altri potresti creare delle carenze nutrizionali e al tempo stesso soffrire la fame. Ad oggi si sa che la sintesi e al secrezione degli ormoni possano variare in base all’età, allo stadio di crescita e sviluppo, allo stato nutrizionale di una persona, allo stress, alle infezioni, ecc.

Non esistono studi scientifici che dimostrino che un particolare alimento o una combinazione di alimenti possa influire sulla secrezione ormonale nelle quantità necessarie per indurre la perdita di peso. Le indicazioni che fornisce la dieta ormonale sono corrette nell’insieme perché promuove abitudini di vita sane ed esorta a prediligere nella propria alimentazione frutta, verdura e legumi piuttosto che prodotti confezionati e ricchi di zuccheri aggiunti. Ma la proposta non è di certo nuova perché si tratta dei classici consigli forniti dalle linee guida nutrizionale per il benessere e a prevenzione delle malattie. Il consiglio per vivere uno stile di vita sano è molto semplice:

  • presta più attenzione alla qualità dei cibi e leggi con attenzione le tabelle nutrizionali
  • bevi il giusto quantitativo di acqua al girono
  • prediligi frutta e verdura,
  • aumenta la frequenza settimanale dei legumi
  • mangia meno carne e più pesce
  • mantieni uno stile di vita attivo
  • dormi bene
  • ritagliati il giusto tempo per attività che ti facciano stare bene».

Fonti:

Aspetti principali della dieta