Pompei, primavera del ’99. In culla, Francesco Del Gaudio c’era già con la musica nelle vene. Prima ancora di capire che mestiere volesse fare da grande, suonava tre strumenti e macinava ore di solfeggio come fossero partite di calcio. Tromba, piano, percussioni: la sua infanzia è stata un concerto continuo. Altro che flauto dolce.
Francesco Del Gaudio, primi passi a teatro
Il primo amore è stato il palcoscenico. Nel 2015 debutta con Toledo è notte di Raffaele Viviani. Seguono altri titoli, tutti rigorosamente dal vivo: Ammore e arraggia, Jesce sole e una sfilza di spettacoli che in pochi anni fanno di lui un volto (e una voce) familiare nei teatri campani. Venti titoli in meno di un decennio.
La formazione artistica tra cinema e laboratori
Nel 2018 abbandona i binari rassicuranti della teoria e si tuffa nei laboratori di recitazione, setacciando stage e corsi come fossero pepite d’oro. La macchina da presa arriva nel 2020. Primo ciak: Benvenuti in casa Esposito. Regia di Gianluca Ansanelli. Lui è Brando, e la musica resta lì, nel sangue. Prima ancora, aveva mollato la facoltà di Psicologia per mettersi tutto il jazz addosso: conservatorio, tromba, vita vera.
L’arrivo in tv e le collaborazioni con le piattaforme streaming
Netflix gli apre le porte nel 2021: lo chiama Paolo Sorrentino per È stata la mano di Dio, ma lo vuole come doppiatore. Nessun problema: voce, ritmo e intensità non gli mancano. Poi arriva Rai 1 con La sposa, dove si ritaglia il ruolo di Rocco. E ancora la piattaforma streaming con Inganno, dove veste i panni di Nico Vasari. Cambio d’abito, stessa grana interpretativa.
Il ruolo da protagonista in “Champagne – Peppino Di Capri”
Il biopic su Peppino Di Capri è una roulette emotiva. Del Gaudio ci entra da outsider e ne esce protagonista. Si presenta a provini lunghissimi, “almeno di 4 ore ciascuno” dice a Tv Sorrisi e Canzoni. Ma non è solo il fisico a dover reggere il colpo: qui serviva carisma, somiglianza e capacità di attraversare tre decenni di storia musicale. Lo ha fatto.
E lo ha fatto studiando la voce, il gesto, il respiro dell’artista. “Ricordo che durante il primo incontro con Peppino, lui mi sentì suonare e mi disse: ‘Sei bravo ma sul pianoforte metti troppe note, fai troppe cose, all’epoca…nun se sunava accussì’. In effetti ho dovuto fare un po’ di sottrazione, suonare in maniera più semplice, meno articolata, in linea con lo stile dell’epoca”.
Le radici campane e il legame familiare
La storia comincia a Pompei e continua fra Roma e Napoli, dove oggi Francesco si divide per lavoro. Ma le origini restano un marchio indelebile. Capri, set naturale del film, non è lontana. Due ore di macchina, una manciata di chilometri e mezzo secolo di differenza tra lui e Peppino.
Il set è stato un ritorno alle origini: ottobre 2024, quattro settimane di riprese tra la villa del cantante, la Galleria Umberto I e il Salone Margherita. E Francesco che torna nella sua terra per diventare un’icona della musica italiana, guidato da Cinzia TH Torrini.
Sui genitori, invece, bocche cucite. Del Gaudio non fa della vita privata un reality. Ma qualcosa trapela. Come il fatto che il padre suoni la chitarra e sia stato lui a fargli ascoltare per la prima volta Peppino Di Capri. O che la madre, tesa come una corda di violino durante i giorni d’attesa, sia stata la prima a capire che ce l’aveva fatta.