This Is Me, le pagelle della seconda serata: Lorella Cuccarini eterna showgirl (10), Silvia Toffanin emozionata (6)

A This Is Me, Lorella Cuccarini rivive 40 anni di carriera tra ricordi, musica, l’amore per la famiglia e la sorpresa di Marco Columbro

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Francesca Secci

Giornalista, esperta di lifestyle

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, scrive soprattutto di argomenti di attualità, lifestyle e cura della casa.

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Su Canale5 a This is Me la notte è proprio volata. Il programma ha voluto celebrare i 40 anni di carriera di Lorella Cuccarini con clip di ricordi, musica e sorprese che hanno riportato sullo schermo tanti volti familiari, legati anche alla storia della televisione italiana.

Con delicatezza e sensibilità, va detto, Silvia Toffanin, padrona di casa del format ideato da Maria De Filippi, ha accompagnato il pubblico in un viaggio tra passato e presente, fatto di emozioni sincere, risate, e momenti che hanno toccato il cuore.

Dall’omaggio commosso a Pippo Baudo al racconto dell’amore con il marito Silvio Testi, dalla reunion con Marco Columbro agli abbracci di amici e colleghi: la serata è stata un ritratto autentico di Lorella. La notte vola, e non cammina in punta di piedi. E quindi si possono rivivere, per una sera, 40 anni di emozioni senza staccare mai gli occhi da lei.

Silvia Toffanin, è sui binari. Troppo. Voto: 6

Silvia Toffanin continua a indossare la grazia come un abito su misura, perfetta nel suo ruolo di conduttrice elegante, sempre empatica, sempre “giusta”. Forse fin troppo. Ogni tanto verrebbe voglia di chiederle: Silvia, sei vera?

Ci sono momenti sinceri, certo, come il racconto toccante di Lorella sulla madre, o i bambini della Roma che cantano l’inno come alla finale di Champions, ma spesso la commozione prende il sopravvento. Ed è lì che la scaletta scivola, lenta e zuccherosa, nel rischio di diventare un collage di “sentimenti a basso costo”.

Vincenzo De Lucia, dubbi sull’imitazione. Voto: 5

Vincenzo De Lucia fa la Toffanin ma forse sembra più Loredana Lecciso. L’imitazione funziona per alcuni perché prende di mira quella deriva da fontana umana che la Toffanin ha ormai fatto sua.

Vincenzo De Lucia la esaspera bene, va detto: tira fuori l’ansimino, lo sguardo da gattino spaesato, e quella voce tremolante da “sto per crollare ma non crollo mai”. Il momento è fatto per allegrire la scaletta ma forse non c’era bisogno.

Però comprensibile anche chi preferisce Gabriele Vagnato che fa Fabrizio Corona. Almeno lì ci sono più topos da utilizzare. Silvia Toffanin è difficile da imitare perché non ha mai dato tanto di personale oltre ad eseguire la sua funzione di presentatrice, si conoscono pochissime cose di lei, non ha una firma vera e propria. Il che non è un punto a suo sfavore perché in questo mondo è meglio rimanere quanto più defilati possibile.

Amadeus, ormai è su Mediaset. Voto: 8

Fa sempre strano vederlo fuori dalla Rai. Il suo è un intervento misurato e ben gestito, in cui ripercorre la lunga collaborazione con Lorella Cuccarini: da Buona Domenica a Grease, fino all’esperienza condivisa sul palco di Sanremo. Il racconto evidenzia una stima reciproca ormai consolidata, ma evita, per fortuna, derive retoriche.

Partecipa al “Musichiere” con autoironia (“Non corro dal 1994”) dimostrando la consueta capacità di stare al gioco senza perdere il controllo della scena.  In un passaggio della puntata prende brevemente in mano la conduzione, gestendo i ricordi musicali condivisi con la protagonista. Ama ci manca.

Professionale, efficace, ma senza sorprese: fa quello che ci si aspetta da lui, né più né meno. E per questo va bene, Amadeus è come la serie tv confort che metti in sottofondo mentre mangi gli snacks.

Ezio Greggio, Enzo Iacchetti e Marco Columbro, Nostalgia portami via. Voto: 7

Tre volti storici della televisione commerciale si ritrovano nello studio di This Is Me, confermando una chimica ormai collaudata. Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti portano in scena il repertorio classico da Striscia la Notizia, tra sketch, saluti interminabili e l’immancabile archivio di papere d’epoca. Questo porta il convento, anche se non ridiamo più da almeno 10 anni, ma stiamiamo Iacchetti per ben altro.

La parentesi più attesa arriva con Marco Columbro, accolto da Lorella Cuccarini e da un applauso prolungato del pubblico. Il tono si sposta leggermente: il racconto del primo incontro, i ricordi condivisi sul palco, e l’ironia sul suo ruolo accanto a una Cuccarini “imprendibile” nei passi di danza, rievocano un pezzo di televisione generalista anni ’90.

Il sodalizio tra i due viene ripercorso con puntualità: Buona Domenica, Paperissima, Trenta Ore per la Vita. Un curriculum che parla di show popolari e di una visibilità costruita in un momento preciso della storia televisiva italiana: quello fortunatissimo degli anni ’90.

Lorella Cuccarini. Voto: 10 senza elaborare oltre

I migliori per ultimi. Lorella Cuccarini è televisione, e ha confermato il suo status di figura multitasking dello spettacolo. Canta, balla, recita e conduce senza apparente sforzo, in un format cucito addosso, pensato per sottolineare la continuità della sua presenza nel sistema televisivo italiano.

Alterna musical come Grease all’inno della Roma con disinvoltura. Il momento “sorpresa” con i giovani calciatori della Roma e il collegamento con Pellegrini, Mancini ed El Shaarawy rientra perfettamente nella narrazione dell’artista “vicina al popolo” e orgogliosamente legata ai propri simboli identitari, come la fede giallorossa.

Il claim “Forza Roma sempre”, pronunciato sorridendo, completa il quadretto di familiarità. Mancava solo la Ferilli.

Tra i momenti più toccanti, il tributo a Pippo Baudo. Dopo un periodo di silenzio, Lorella Cuccarini ha scelto di affidare a Maria De Filippi la lettura di una lettera scritta di suo pugno. Un gesto pensato per ribadire il debito artistico verso la figura che ha segnato l’inizio della sua carriera, e che, nella narrazione proposta, resta una sorta di “padre artistico”.

La lettera scorre tra memoria personale e retorica celebrativa: la gratitudine, l’affetto, il riferimento al ruolo di mentore (“Chi scrive una pagina di televisione così importante non muore mai”) costruiscono un discorso ben orchestrato, commosso ma perfettamente televisivo.

Il tono si fa più intimo verso la fine, quando parla della famiglia come del suo “successo più grande” e sottolinea il valore delle relazioni costruite nel tempo, nonostante le difficoltà. Una chiusura emotiva funzionale, forse banale, ma vera e reale.