Pino Insegno, i bassi ascolti di Reazione a Catena che mettono a rischio il Tg1

Non c'è pace per Pino Insegno: per il doppiatore e conduttore romano, anche gli ascolti di "Reazione a catena" non premiano

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Martina Dessì

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La direzione Day Time della Rai si è riunita per discutere dei bassi ascolti di Reazione A Catena, il game show condotto da Pino Insegno e trasmesso su Rai1 poco prima del TG1 delle 20. Il programma, che storicamente è stato uno dei pilastri della fascia preserale della Rete ammiraglia della Rai, negli ultimi tempi sta faticando a raggiungere gli ascolti desiderati, suscitando preoccupazione tra i vertici della tv di Stato. La caduta in termini di share di Reazione A Catena, infatti, rischia di influire negativamente anche sugli ascolti del telegiornale delle 20, uno dei punti di forza della programmazione Rai.

Il crollo degli ascolti di Reazione a Catena e il rischio per il Tg1

Fonti interne alla Rai hanno riferito che i vertici stanno analizzando la situazione con attenzione e sembra che stiano “studiando provvedimenti”. Si tratta di un segnale chiaro della preoccupazione diffusa nei corridoi di Viale Mazzini, che tiene particolarmente alla fascia del preserale. Il calo degli ascolti di Reazione a Catena ha un effetto domino che potrebbe compromettere il successo di uno degli appuntamenti quotidiani più seguiti della televisione italiana: il TG1 delle 20. Infatti, il game show rappresenta una sorta di traino per il telegiornale, e se questo non riesce a mantenere un’adeguata fetta di pubblico, la conseguenza diretta è una riduzione degli spettatori che proseguono nella visione fino all’inizio del notiziario.

La situazione è resa ancora più delicata dall’agguerrita concorrenza di Canale5. Il programma La Ruota della Fortuna, condotto da Gerry Scotti, sta ottenendo ottimi risultati e si sta affermando come un diretto competitor nella fascia oraria preserale. Questo gioco televisivo, tornato sugli schermi come omaggio a Mike Bongiorno, ha riscosso un successo tale da spingere Mediaset a rinnovare la sua programmazione, rafforzando così la sfida con Reazione a Catena.

La sfida con La Ruota della Fortuna: numeri a confronto

La competizione con La Ruota della Fortuna ha reso evidente la difficoltà di Reazione a Catena a mantenere i livelli di ascolto desiderati. I dati parlano chiaro: nella giornata di lunedì 16 settembre, il game show di Canale5 ha ottenuto risultati superiori rispetto a quello di Rai1. Gira La Ruota ha intrattenuto 2.043.000 spettatori con uno share del 19,17%, mentre La Ruota della Fortuna ha raggiunto 3.080.000 spettatori, pari al 21,74% di share. Al contrario, Reazione a Catena ha raccolto nella fascia oraria dalle 19,11 alle 19,20 un pubblico medio di 2.188.000 spettatori, pari al 16,94% di share, e dalle 19,20 alle 19,55 ha totalizzato 3.184.000 spettatori con il 21,06%.

Se si osservano questi numeri, appare evidente come la concorrenza con Gerry Scotti e il suo programma rappresenti un ostacolo non indifferente per la Rai. Reazione a Catena, nonostante continui a mantenere una fetta significativa di pubblico, sta soffrendo il successo crescente del programma di Canale5, che ha riportato in auge uno dei format più amati della televisione italiana.

Cosa rischia il Tg1

I vertici della Rai sono ora chiamati a riflettere sui possibili provvedimenti da adottare per contrastare il calo di ascolti. Il rischio principale è che il flop di Reazione a Catena possa compromettere la leadership del Tg1 nella fascia serale. Il telegiornale delle 20 è uno degli appuntamenti di maggior prestigio per la Rai, e un suo calo di ascolti potrebbe avere ripercussioni significative non solo in termini di share, ma anche di credibilità e affidabilità agli occhi del pubblico e degli investitori pubblicitari.

Un altro elemento di preoccupazione è legato al fatto che la fascia preserale rappresenta uno spazio fondamentale per la fidelizzazione del pubblico. La concorrenza con La Ruota della Fortuna potrebbe portare a una migrazione del pubblico verso Canale5, indebolendo ulteriormente l’offerta della Rai. In un contesto mediatico sempre più competitivo, in cui ogni punto di share può fare la differenza, perdere terreno nella fascia oraria che precede il TG1 potrebbe avere effetti a cascata su tutta la programmazione serale.