Si è sposata undici volte in giro per il mondo: per la dodicesima volta, avrebbe dovuto farlo a ottobre, in Italia, nel 2024, con il suo amore di sempre, Roberto Zappulla. Ma ha scelto di rimandare il matrimonio al 23 marzo 2025. Ospite di Monica Setta a Storie di Donne al Bivio il 18 settembre, Maria Teresa Ruta spiega di volersi vivere il momento da nonna: sono nati Noah e Anita, figli di Guenda e di Gian Amedeo.
Maria Teresa Ruta ospite a Storie di Donne al Bivio: la scelta sulle nozze
Nella puntata del 18 settembre di Storie di Donne al Bivio, tra gli ospiti c’è Maria Teresa Ruta: a Monica Setta, ha affidato un annuncio importante, ovvero la scelta di rimandare, almeno per il momento, le nozze. No, nessuna crisi o momento difficile: negli ultimi mesi, la Ruta è diventata nonna per ben due volte, quindi preferisce dedicarsi ai nipotini e assaporare questi attimi di felicità fino in fondo, proprio lei che a lungo ha dovuto combattere contro il demone della depressione.
“Sono diventata nonna di Noah e Anita, figli di Guenda e Gian Amedeo. Sì, mi voglio godere i miei nipoti. Per questo io e Roberto abbiamo spostato le nozze al 2025. Ci amiamo molto e per un certo periodo, anni fa, avevamo deciso di avere un figlio nostro. Decidemmo di seguire l’iter della procreazione assistita, ma arrivati al momento di partire per l’estero, malgrado le valigie pronte, decisi di fermarmi e interrompere quel sogno. Temevo che i miei figli allora piccoli ne avrebbero sofferto. Invece quando Guenda è diventata mamma mi ha confessato che sarebbe stata felice di avere un fratellino da me e Roberto”.
Maria Teresa Ruta parla della depressione
Nella puntata di lunedì 16 settembre, la Ruta è stata ospite a Storie Italiane, il programma condotto da Eleonora Daniele. Da tempo, lotta contro la depressione: anche sua mamma ne ha sofferto, ed è il motivo per cui ha sempre temuto di doverla combattere. La prima volta in cui ha sentito di essere depressa dopo la nascita di Guenda e, alla fine, anche in seguito al secondo parto: una forma lieve di depressione. Che, però, è sfociata in depressione neurochimica circa due anni fa. Tra gli eventi scatenanti la perdita del padre, un dolore tanto profondo che l’ha lasciata senza forze, tanto da aver avuto anche dei “pensieri brutti”.
“Non riesci a governare la depressione, è come se avessi una malattia contagiosa, è come la lebbra”. A lungo si è arrabbiata con se stessa: “Perché ho tutto, ho avuto tutto, la vita è stata generosa con me, tanto che persino mio fratello si è arrabbiato con me ‘Hai tutto, perché sei depressa?’ Non è facile. Non c’è una guarigione”. Il suo percorso è iniziato andando dal medico, con la cura, ed è felice di averlo fatto, perché ci sono stati momenti in cui anche svegliarsi e alzarsi dal letto al mattino era impensabile. “Per riprendermi e arrivare alla dose minima ci ho messo un anno circa”, oggi sta meglio, ma non è stato facile reagire.