Eurovision 2025, le pagelle della prima serata: Lucio Corsi iconico (10), Gabri Ponte trascina (9)

Da Basilea parte l’Eurovision tra emozione e teatralità. Corsi già in finale brilla, Slovenia commuove, San Marino infiamma col ritmo

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Francesca Secci

Giornalista, esperta di lifestyle

Sarda, ma anche molto umbra. Giornalista pubblicista, sogno di una vita, scrive soprattutto di argomenti di attualità, lifestyle e cura della casa.

Pubblicato: 13 Maggio 2025 23:27

La sessantanovesima edizione dell’Eurovision Song Contest si è accesa stasera, 13 maggio, con la prima semifinale in diretta da Basilea, nella cornice precisina e scintillante della St. Jakobshalle. Ad accogliere i telespettatori, l’alchimia impeccabile di Gabriele Corsi e BigMama: battute, ritmo, affinità perfetta. I due hanno fatto da guida a una carrellata di 15 artisti pronti a giocarsi tutto per uno dei 10 biglietti verso la finale. Nessuna giuria: solo il pubblico al comando.

Tra una cartolina svizzera da manuale e qualche frecciatina piazzata al momento giusto, sul palco è passato anche Lucio Corsi (ospite in quanto Big Five) con la sua teatralità vintage e magnetica. Gabry Ponte, invece, ha portato la sua techno-nostalgia per San Marino, in piena corsa per un posto sabato sera.

A completare il quadro, due membri del club esclusivo dei Big Five si sono mostrati in tutta la loro diversità: la Spagna con Melody versione divina popolare, e ovviamente l’Italia, già in finale insieme alla Svizzera padrona di casa, vincitrice 2024 con Nemo. Una serata che ha mescolato il surreale e il profondo, le urla del pubblico e le lacrime vere. E non siamo neanche a metà.

Islanda, Inno dolce alla resistenza Voto: 7,5

A rompere il ghiaccio durante la prima semifinale è stata l’Islanda, rappresentata dal duo giovanissimo VÆB con il brano Róa (che significa “remare”). I fratelli islandesi, nati nei primi anni 2000, hanno portato un inno alla resilienza e alla perseveranza, arricchito da un’energia contagiosa. Un compito difficile aprire una serata come questa, ma l’esordio è stato all’altezza. Hanno fatto il loro, senza strafare. Bravi, ma niente che resti davvero in testa.

Polonia, stregoneria haute couture. Voto: 7

Dopo trent’anni di assenza, la Polonia torna all’Eurovision con un nome che suona quasi leggendario: Justyna Steczkowska. La sua canzone, Gaja, è un omaggio alla Terra, alla sua forza e alla sua fragilità. Nella cartolina introduttiva, Justyna si presenta tra le nevi svizzere, spalando con disinvoltura…in tacco 12: un’immagine che già racconta la sua grinta.

L’esibizione è una miscela di magia e spiritualità, con proiezioni mistiche e parole che appaiono come incantesimi, evocazioni agli spiriti della natura, tra simbolismi esoterici e suggestioni orientali. Visivamente impattante, vocale impeccabile, performance a tratti solenne, che si prende i suoi tempi senza cercare l’effetto facile. C’è da chiedersi però se questo stile così denso e teatrale riuscirà a conquistare anche i televotanti più “pop”.

Slovenia, Una confessione in musica, senza trucco né filtro. Cuore in gola. Voto: 9

Sul palco dell’Eurovision 2025 arriva per la Slovenia uno dei volti televisivi più noti del Paese: Klemen Slakonja. Attore, comico e presentatore, Klemen stavolta lascia da parte l’ironia per portare qualcosa di profondamente personale.

La sua canzone, Koliko časa nama ostane (“Quanto tempo ci rimane”), è un brano intenso che racconta la sua storia familiare: un testo struggente, che parla dell’amore con la moglie e della scoperta della sua malattia terminale, mentre il figlio sorride ignaro. Una ballata emozionale, eseguita con voce spezzata e sguardo diretto, che ha colpito dritto al cuore anche i commentatori in studio.

Lo staging è essenziale, proprio per non distrarre da parole e messaggio. Si percepisce che ogni verso è vissuto, non semplicemente interpretato. E sì, anche noi abbiamo fatto fatica a non lasciar scendere una lacrima.

Tommy Cash, il Checco Zalone estone. Voto: 8

Chi conosce Tommy Cash sa già che ogni sua esibizione è uno spettacolo nel senso più puro (e assurdo) del termine. E infatti, l’Estonia ha deciso di giocarsi la carta della provocazione e dell’ironia con Espresso Macchiato, una canzone che è al tempo stesso parodia e omaggio agli stereotipi sull’Italia, dal caffè al broccolino (la parlata degli italoamericani da film).

Sul palco, Tommy si trasforma in una versione surreale di Joe Pesci in salsa eurovisiva, baffi scolpiti e coreografie che sembrano uscire da un sogno disturbato a tema Vesuvio.

Mancano le signore di Ostuni purtroppo, ma abbiamo una performance esagerata, volutamente kitsch, che riesce però a farsi voler bene. L’effetto è quello del “trash consapevole”: lui sa esattamente cosa sta facendo. E alla fine, tra un espresso rovesciato e un passo di danza, ti ritrovi a pensare che questo nonsense potrebbe anche arrivare in finale.

Lucio Corsi non delude: 10

Alle 21:55 è il momento dell’attesissima esibizione dell’Italia. Non è in gara in questa semifinale, ma in quanto parte dei Big FiveLucio Corsi si presenta come ospite direttamente qualificato per la finale di sabato.

La cartolina lo mostra proprio a Basilea, nella sua quotidianità surreale a bordo di un tram, mezzo simbolico della città. “Il solito tram-tram”, ironizza Gabriele Corsi, mentre BigMama è già pronta a godersi “la bellezza e l’unicità” del nostro rappresentante.

Volevo essere un duro è teatro puro: un viaggio glam retrò, costruito con una cura maniacale per la scenografia e il suono. Lucio porta in scena un’idea d’artista che fonde poesia e provocazione, come una creatura a metà tra Bowie e Battiato, finalmente. E anche senza il peso della competizione, il palco è tutto suo.

Ha anche una chitarra che ricordava i colori della Palestina, gesto forte e chiarissimo in mezzo al rumore di fondo e a tanta ipocrisia sulle parole di una pace che non esiste.

Azerbaigian, Festa campestre in chiave elettronica. Voto: 7

E poi ci sono loro, i Mamagama con il brano Run With You. Un’esplosione di libertà, festa e passione in una notte folle, piena di energia.

Il trio – che Big Mama ribattezza scherzosamente “i miei fratelli” – si presenta con un’estetica vivace e irriverente. Le immagini della cartolina mostrano grigliate, campi e balli in un contesto bucolico e rilassato: “Qua ci fanno venire fame!”, scherza BigMama.

Il pezzo si muove tra pop elettronico e folklore urbano, arricchito da uno strumento tradizionale, il saz, confuso inizialmente con un clarinetto. L’atmosfera è da rave agricolo, con ritmi coinvolgenti e vocalità ipnotica. Una ventata di leggerezza e delirio che fa ballare anche lo spettatore da casa.

Tutta l’Italia vota San Marino. Voto: 9

È il momento del ritorno in grande stile: Gabry Ponte rappresenta San Marino con Tutta l’Italia, canzone diventata sigla del Festival di Sanremo e ora in corsa per l’accesso alla finale. A presentarlo, con orgoglio e ironia, Gabriele Corsi e BigMama, che lo definiscono “il nostro Capricorno” e ne celebrano la carriera – 8 milioni di dischi venduti con gli Eiffel 65, Blue secondo solo a Volare per impatto globale.

La cartolina lo vede in un mulino svizzero, tra sacchi di farina e suggestioni rustiche. “Speriamo non si infarina!”, ridono i commentatori prima dell’esibizione. Sul palco Gabry è affiancato da Andrea Bonomo e Edwyn Roberts: insieme, trasformano Tutta l’Italia in una dichiarazione d’amore techno-pop per l’identità italiana.