Le anteprime di un nuovo film sono grandi eventi cui prendono parte fotografi e giornalisti da tutto il mondo. E le premiere dei film Disney sono tra le più spettacolari di Hollywood, tutte tranne l’ultima. Nessuna visione dedicata ai giornalisti, nessuno scatto sul red carpet: il nuovo live action di Biancaneve sarà presentato a porte chiuse, di fronte ai soli membri della produzione. La scelta della casa cinematografica sembra essere legata alle numerose polemiche legate alle scelte del cast e alla svolta woke della storia della famosa principessa.
Premiere blindata per Biancaneve
Giovedì 20 marzo il nuovo Biancaneve arriva nei cinema e sabato 15 ci sarà, come di consueto, l’anteprima a Hollywood. Seppur di vera e propria anteprima non si può parlare, perché la visione del film a Los Angeles sarà vietata alla stampa e al pubblico e mancheranno anche le interviste di rito ad attori e regista. Gli unici esterni presenti, oltre ai membri del team Disney, saranno pochi fotografi ben selezionati, che si dovranno limitare a scattare qualche foto ai protagonisti del remake. La notizia arriva dopo che, negli ultimi giorni, è stata completamente annullata la premiere in programma a Londra.
Le polemiche su protagonista e 7 nani
Se la Disney ha scelto di lanciare il nuovo Biancaneve in sordina pare sia per la paura che possano concretizzarsi dal vivo le numerose polemiche già da tempo vive sul web. La prima riguarda la scelta dell’attrice protagonista. È Rachel Zegler a dare il volto alla principessa ideata dai fratelli Grimm, statunitense di origini colombiane, dunque la prima Biancaneve di colore. La scelta di una donna dalla carnagione scura per interpretare colei famosa proprio per il pallore estremo è stata da molti considerata un’azione ipocrita e votata al politicamente corretto più che alla fedeltà alla storia narrata. Seppur le stesse critiche erano arrivate all’afroamericana Halle Bailey per La Sirenetta, anche se è difficile riconoscere un’etnia veritiera a un personaggio mitologico.

La seconda grande critica riguarda l’assenza dei 7 nani in carne e ossa, qui sostituiti da personaggi realizzati con la CGI – Computer Generated Imagery, ovvero figure fatte al computer. Una scelta definita “discriminatoria” dall’attore Choon Tan. “Non c’è davvero nulla di sbagliato nel dare a qualcuno affetto da nanismo il ruolo di un nano in qualsiasi occasione. – ha dichiarato l’interprete a Femal – Non userebbero la CGI per un personaggio alto, quindi perché devono usarla per i nani? È anche un’opportunità per i bambini piccoli di vedere qualcuno affetto da nanismo che potrebbero non aver mai visto prima”.
Della stessa opinione è il collega Blake Johnston: “Abbiamo un sacco di attori nani là fuori che muoiono dalla voglia di ruoli come questo. Penso che la Disney abbia ceduto alla pressione della correttezza politica, che ora ha dato meno lavoro ai migliori attori nani”. E si teme che Biancaneve faccia scuola, riducendo così ancora ulteriormente i già rari ruoli disponibili ad attori con nanismo.
A pesare anche questioni politiche
Chi l’avrebbe mai detto che una fiaba si sarebbe potuta trasformare in un caso di politica internazionale. Eppure, così è per Biancaneve. Al centro della questione vi è l’attrice Gal Gadot, scelta per interpretare la strega cattiva Grimilde. Gadot è israeliana, ha prestato servizio militare per il suo paese e a partire dal 7 ottobre si è sempre apertamente schierata a favore di Israele nel conflitto in Medioriente. Le sue dichiarazioni sul tema hanno fatto infuriare i sostenitori della Palestina in tutto il mondo. Mentre la Biancaneve Rachel Zegler si è inimicata i sostenitori del rieletto presidente degli Stati Uniti Donal Trump, con un post su X decisamente duro: “Spero che Trump, i suoi supporter e chi lo ha votato non trovino mai pace”.
Insomma, sembra che, nel tentativo di non scontentare nessuno e di essere il più corretta possibile, la Disney ha reso infine, chi per un motivo e chi per un altro, tutti quanti infuriati.