Per provare piacere e lasciarsi andare al rapporto sessuale bisogna concedersi di provare godimento. Bisogna avere consapevolezza del proprio corpo e di quali sono i punti e le posizioni da stimolare o lasciare stare. È necessario sapersi rilassare e spegnere la testa per sospendere i pensieri e il giudizio, abbandonandosi ai sensi e al piacere. Praticare Yoga allena tutto questo. Dalla respirazione per il rilassamento agli asana per prendere conoscenza e consapevolezza del proprio corpo, fino alla scoperta e al controllo dei muscoli del pavimento pelvico: ecco perché lo Yoga migliora il sesso. Giuseppe Panarello, uno dei maestri più riconosciuti in Italia di Ashtanga Yoga che ha fondato il Vinyasa studio a Torino, e Francesca Panarello, giovane donna, mamma e maestra di Yoga che da anni lavora con e per il corpo femminile, ci spiegano i benefici della pratica sulla sessualità.
Indice
Lo Yoga
In sanscrito con il termine Yoga si indicano le pratiche ascetiche e meditative, mezzo di realizzazione e salvezza spirituale. Sono tantissime le scuole, le discipline e le interpretazioni dello Yoga, che in linea generale offre l’opportunità di rallentare e calmare la mente attraverso il controllo del respiro e del corpo. La pratica può essere più lenta e statica oppure più dinamica, proprio per partire dal controllo e dalla consapevolezza del corpo per raggiungere lo stato meditativo e di rilassamento. “L’Ashtanga – spiega Giuseppe Panarello – è definita come meditazione in movimento, e le posizioni fisse tipiche dell’Hatha Yoga si susseguono in un flusso ordinato e continuo, con una grande attenzione alla coordinazione tra respirazione (Ujjay pranayama), sguardo (Drishti) e movimento (Asana). In questo modo il corpo, attraverso il movimento coordinato e controllato, si purifica, espelle tossine (fisiche, emotive, mentali), sviluppando uno stato di salute che coincide con un maggiore equilibrio e funzionalità del nostro sistema nervoso”.
I benefici
“Lo Yoga lavora sul respiro e sul corpo – commenta Giuseppe Panarello, che regolarmente si reca in India per affinare la pratica- e questa connessione tra respiro e movimento porta grandi benefici sul sistema nervoso centrale e periferico. La prima serie di Ashtanga, per esempio, è molto terapeutica, poiché il grande lavoro di piegamenti in avanti e il lavoro sulle anche sviluppa una mobilità utile a liberare le tensioni e ritrovare una corretta postura delle quattro linee della colonna vertebrale”. I continui salti rendono la pratica dinamica; eppure “l’errore che spesso facciamo nelle pratiche dinamiche –continua Giuseppe- è di accelerare troppo la pratica e andare dietro alla mente. Dobbiamo cercare di rallentare e generare il processo inverso: rallentare il movimento per rallentare la mente. Anche lo Yoga dinamico allora diventa un sistema di purificazione straordinario, che va dall’esterno verso l’interno. Si comincia ascoltando il corpo, l’elemento più tangibile, curando le articolazioni, la postura, la mobilità, e piano piano si arriva a lavorare col respiro fino a che la pratica diventa negli anni una meditazione in movimento”. È evidente allora che un corpo rallentato, rilassato, libero e non controllato sia più predisposto all’ascolto dei sensi, al piacere, a lasciarsi andare completamente, anche nella sessualità.
Benessere sessuale
“Durante le mie lezioni -dice Francesca Panarello- ricordo sempre che l’OMS considera il benessere sessuale come parte integrante e determinante per la salute e il benessere psicofisico globale dell’individuo. Non si può prescindere da una sessualità sana e piacevole per un benessere più generale”. Per questo tutto quanto possa stimolare la conoscenza e la consapevolezza del corpo, dell’area genitale e del piacere aiuta tantissimo le donne (ma anche gli uomini) a capire se ci sono delle disfunzioni e come affrontarle. “Molte delle donne con le quali lavoro conoscono molto poco il loro corpo e hanno poca percezione del pavimento pelvico. La maggior parte scoprono quest’area del corpo solo in gravidanza e nel post parto, mentre bisognerebbe iniziare a lavorarci e prenderne consapevolezza già in giovane età, per capirne le sensibilità e potenzialità”, conclude Francesca.
Il pavimento pelvico
Sono tante le disfunzioni del pavimento pelvico che spesso compromettono il benessere quotidiano e sessuale. “Se i muscoli del pavimento pelvico sono deboli (questo è molto probabile soprattutto nel post parto e in menpausa) si può provare una evidente riduzione del piacere. Il sesso è inibito anche in caso di dolore in conseguenza a un trauma, come alcune distrofie o l’episiotomia, un’operazione chirurgica che consiste nell’incisione chirurgica del perineo e della parete posteriore della vagina per facilitare il passaggio del feto durante il parto vaginale. Si hanno problemi di piacere, eccitazione e lubrificazione anche quando i muscoli perineali sono ipertonici e iperattivi”.
Consapevolezza e allenamento
I muscoli che avvolgono la vagina sono muscoli volontari e quindi hanno bisogno di allenamento come qualsiasi altro muscolo. Esercitandoli si accresce il tono, la flessibilità, la circolazione, i tessuti circostanti diventano più tonici e aumenta la sensibilità. Per farlo però è necessario essere presenti, avere consapevolezza di quella zona e conoscerla. “Il primo passo da fare -continua Francesca- è prendere coscienza di queste alterazioni nella percezione della zona, per poi lavorare con esercizi specifici per riattivare la muscolatura perineale e vaginale, migliorare la circolazione sanguigna e mucosa della vagina. Se i muscoli del perineo e della vagina sono elastici e tonici permettono una migliore attivazione, un maggiore rilassamento e un aumento del piacere sessuale”.
L’energia Kundalini
In India tradizionalmente si crede che l’area genitale sia ricca di energia vitale e di coscienza. Si chiama Kundalini e risiede in coda alla spina dorsale. “La Kundalini si trova e ha il suo risveglio proprio nell’area genitale, e va stimolata di modo che possa diffondersi per tutta la colonna vertebrale attivando i Chakra. Ci sono tanti esercizi per riattivarla, per esempio tutti i lavori di circonduzione del bacino, che stimolano il risveglio dell’energia, e a livello anatomico allenano la muscolatura del pavimento pelvico”. Volendo parlare di Chakra, allontanandoci un pochino dalla tradizione antica e originaria dell’India, possiamo dire che “il pavimento pelvico è legato al primo Chakra, che si chiama Muladhara. È il Chakra del radicamento, connesso alla terra, alla stabilità e un eccesso o una diminuzione di energia a questo Chakra può portare anche a disturbi che interessano la zona perineale” e quindi anche la sfera sessuale.
Lo Yoga per il pavimento pelvico
Lo Yoga è una delle vie per prendere coscienza di questa area del corpo così tanto lontana dal cervello e per tenerla viva. Ci sono alcune pratiche e posizioni specifiche per allenare e sentire il pavimento pelvico a livello fisico, per sviluppare la percezione della zona e del piacere, o per riattivare il punto a livello energetico. La posizione Malasana assomiglia a quella di uno squat, accovacciate con il bacino in mezzo alle ginocchia, la schiena dritta e le mani giunte davanti al petto. Ci sono donne che scelgono questa posizione per partorire, e si consiglia anche durante i giorni di ciclo. Chiamata anche posizione della Ghirlanda, questo asana a livello energetico riconnette con la terra, mentre a livello fisico porta l’attenzione sul pavimento pelvico. Uttanasana è la posizione della pinza, da praticare con le gambe distese in avanti e la schiena dritta: “in questa posizione si porta l’attenzione al pavimento pelvico, alla contrazione (in fase di inspirazione) e al rilassamento (in espirazione)”.
Il potere del Mula Bandha
La parola sanscrita Mula Bandha significa controllo o sigillo della radice, in cui la radice della vita corrisponde proprio al pavimento pelvico. Il controllo di questo Bandha (i Bandha sono i sigilli energetici e fisici) permette il sollevamento e l’attivazione a comando e in modo consapevole dei muscoli del perineo. “Nell’Asthanga Yoga – spiega Francesca- il Mula Bandha dovrebbe rimanere attivo per tutta la pratica. All’inizio ci si allena, anche per prenderne consapevolezza, attivando la muscolatura in inspirazione e disattivandola in espirazione. È il Bandha più difficile da lavorare; è molto complicato anche spiegare che tipo di sensazioni produce e cosa si sente. Un momento particolarmente fertile per prendere coscienza di questo Bandha e della sua attivazione è il post parto, una fase della vita della donna in cui la percezione è più sottile, legata al corpo più che alla testa”.
L’attivazione del Mula Bandha
Il Mula Bandha sarebbe da allenare fin da giovanissime. “Si consiglia di praticare questo banda per almeno cinque minuti al giorno, in qualsiasi momento e luogo, anche dalla scrivania o in pullman. Gli esercizi di contrazione e rilassamento del pavimento pelvico aiutano a riforzare la muscolatura e a spostare l’attenzione e l’energia alla radice. Se si esercita quotidianamente, la percezione dell’area migliora tantissimo, così come la sua sensibiltà. Personalmente trovo che il lavoro sul pavimento pelvico faccia da stabilizzatore di equilibrio interiore. Il controllo dell’attivazione del perineo, quando si impara, diventa fondamentale per il benessere, per la consapevolezza di sé, per la sicurezza. La funzione del Mula Bandha è quello di sostenere e contenere; evitare che ci siano dispersioni energetiche verso il basso permette di sentirsi più centrate con se stesse e quindi con il mondo intorno. Tutto diventa più presente e concreto, e anche più piacevole”.