Vaccino per HPV, perché è importante anche per i maschi

Il Papilloma Virus è tra le cause dei tumori orofaringei che colpiscono soprattutto gli uomini. Per questo la prevenzione è fondamentale

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Eliminare in Italia tutti i casi di cancro legati ad infezione da Papilloma Virus (HPV)? Obiettivo possibile. Per realizzarlo bisogna, tra le altre azioni, incrementare le vaccinazioni contro il virus. Oltre l’80% dei genitori italiani è consapevole che il Papilloma Virus può determinare alcune forme di tumore. Però i tassi di immunizzazione attualmente risultano insufficienti e presentano forti differenze regionali.

Per le undicenni (coorte delle nate nel 2009) a livello nazionale solo il 32% ha ricevuto il ciclo completo di vaccinazione. Si passa dal massimo del 61% registrato nella Provincia Autonoma di Trento al 5% del Friuli Venezia Giulia. Solo qualche tempo fa, si ragionava su queste cifre ricordando che per la coorte del 2008 dove solo la metà delle giovani ha ricevuto le due dosi di vaccino. Ma attenzione: pensare solamente alle ragazze in chiave preventiva è riduttivo. E per i maschi la situazione non è certo semplice: nelle coorti del 2009 e del 2008 le percentuali dei vaccinati sono solo del 26% e del 44%.

Il tutto, mentre cresce sempre più la percentuale di tumori orofaringei causati dal virus HPV, noto soprattutto per essere all’origine del tumore della cervice uterina.  A rilanciare l’attenzione sul tema sono gli esperti della Società Italiana di Otorinolaringoiatria & Chirurgia Cervico Facciale (SIO&ChCf).

Attenzione a virus, alcol e fumo

Ogni anno si diagnosticano in Italia circa 13.000 nuovi casi di tumori maligni del distretto testa-collo; la maggior parte di essi è rappresentata dai carcinomi squamosi e si osserva nella popolazione maschile (7.300 casi). Il 75% di queste neoplasie sono causate da fumo ed alcool. L’effetto dei due fattori è sinergico: il rischio di sviluppare il tumore si moltiplica e risulta superiore di 80 volte per quel che concerne il carcinoma del cavo orale e di 12 volte per quello della laringe rispetto a chi non fuma e beve. La malattia è tre volte più frequente nel Nord Italia rispetto al Sud.

Attenzione però: una percentuale minore ma sempre più rilevante dei carcinomi della testa e del collo, soprattutto dell’orofaringe (tonsille palatine e base lingua) è causata da un diverso fattore di rischio: l’Human Papilloma Virus (HPV), già noto come responsabile dei tumori della cervice  uterina.

“I tumori dell’area testa-collo, colpiscono gli uomini con una frequenza doppia rispetto alle donne – spiega il Presidente della società Scientifica Giovanni Danesi. Nei paesi industrializzati la progressiva riduzione del consumo di sigarette ha avuto come conseguenza una riduzione di incidenza dei carcinomi squamosi della  testa e del collo. Tale decremento, tuttavia, non si è verificato per i carcinomi squamosi dell’orofaringe HPV correlati, i quali al contrario hanno presentato un rapido incremento di incidenza nel corso degli ultimi decenni. Attualmente il 31 percento dei tumori orofaringei in Italia è causato dall’HPV e il paziente tipo affetto da questo tumore è un uomo giovane o di mezza età spesso non fumatore”.

Attenzione alla prevenzione

Secondo gli esperti controlli  periodici, stili di vita sani e, nel caso dell’HPV, la vaccinazione per entrambi i sessi sono le principali azioni di prevenzione nei confronti dei tumori testa e collo e in particolare dei tumori HPV correlati.

“Dai dati epidemiologici emerge che la vaccinazione HPV riduce la prevalenza delle infezioni da HPV nel cavo orale/faringe dell’88-93%. La vaccinazione – sottolinea Danesi  – per l’HPV permette di prevenire il 90-100% delle infezioni anogenitali da HPV e delle lesioni pre-cancerose. Ci si aspetta che la vaccinazione HPV riduca l’incidenza del carcinoma squamoso dell’orofaringe entro il 2060 (sulla base della fisiopatologia e quindi del periodo di latenza tra infezione e presentazione clinica del tumore indotto dal virus)”.

Va comunque ricordato che la trasmissione del virus HPV avviene per via sessuale. L’HPV-16 è il genotipo più coinvolto nei carcinomi squamosi dell’orofaringe (ceppo ad alto rischio). Il virus agisce infettando le cellule basali (profonde) delle cripte presenti nelle tonsille palatine e nella base lingua e, con una latenza compresa solitamente tra i 10 e i 30 anni, può indurne la trasformazione in cellule tumorali in un ospite suscettibile.

La diagnosi precoce dei tumori orofaringei causati da HPV è particolarmente difficile perché non sono note lesioni cliniche  pre-maligne e non può essere condotto un test analogo al Pap Test come per la diagnosi precoce del carcinoma della cervice uterina.  Sia le manifestazioni che le conseguenze del trattamento chirurgico dei tumori dell’area testa-collo possono essere drammatiche, e sono in rapporto così come le possibilità di sopravvivenza con lo stadio al quale la malattia viene  diagnosticata.

Spesso purtroppo la diagnosi è tardiva perché, soprattutto  nel  caso dei tumori dell’orofaringe, le manifestazioni iniziali sono lievi e facilmente sottostimate: leggeri (ma persistenti) dolori alla bocca o alla gola; presenza di ferite simili ad afte che però non guariscono; gonfiore e difficoltà a muovere la lingua; denti che si mobilizzano senza una ragione evidente; tutti questi sintomi spesso vengono trascurati con il risultato di portare il paziente alla diagnosi in una fase già avanzata di malattia tumorale.