Terza età e farmaci, attenzione a non esagerare

Terza età: una persona su due prende medicine per un tempo più lungo del necessario. Su cosa puntare per non esagerare

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Il cuore fa i capricci. Le vie del respiro si restringono. Le articolazioni sentono i segni del tempo. Lo stomaco lancia segnali di sofferenza, l’intestino non si ricorda di essere regolare, l’umore non è quello dei giorni migliori. Sommate tutti questi elementi, o anche solo alcuni di questi, e capirete come sia sempre più importante per i medici tenere sotto controllo tante condizioni patologiche in un’unica persona anziana. Il risultato? Secondo i dati OsMed in Italia il 30% degli over 65 prende 10 o più farmaci (nel 2018 erano il 22% e nel 2016 l’11%). E una persona su due ne assume tra 5 e 9 o prende medicine per un tempo più lungo del necessario. A segnalarlo sono gli esperti di geriatria, che propongono, quando ovviamente è possibile e solo su indicazione del medico, una soluzione drastica: ricontrollare i trattamenti indicati ogni anno. Questa sorta di “tagliando” del medico potrebbe diminuire di almeno il 20% il rischio di eventi avversi ed eliminare almeno un farmaco non appropriato, a volte doppione terapeutico.

Il valore del prescrivere meno

Limitare le prescrizioni e rivederle regolarmente per stare vicino alla persona anziana con diverse patologie è uno dei punti fermi delle nuove Linee Guida intersocietarie per la gestione della multimorbilità e polifarmacoterapia, presentate in occasione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) e sviluppate dalla SIGG in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primare (SIMG), la Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), la Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT), la Società Italiana di Farmacologia (SIF) e la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti Medicina Interna (FADOI). Tanti gli esempi citati dagli esperti di assistenza agli anziani.

La politerapia, ovvero l’assunzione di 5 o più farmaci, che nel nostro Paese riguarda il 75% degli over 60 o le terapie prolungate nel tempo senza indicazione, possono comportare pericoli e un grave spreco di risorse – segnala il Presidente della SIGG Francesco Landi. Si stima che almeno 2 milioni di anziani sperimenti il rischio di eventi avversi gravi per colpa delle interazioni fra farmaci prescritti. Ma un farmaco non è per sempre e non è sempre lo stesso medicinale è necessario in tutte le fasce d’età. Spesso invece tali prescrizioni rimangono come un obbligo rituale, per cui un farmaco si continua a prendere per anni, ben oltre quanto sia necessario per una sorta di ‘inerzia terapeutica’. Inoltre, in molti casi, ogni specialista aggiunge la propria terapia senza verificare eventuali interazioni con le altre o prescrivendo farmaci non necessari”. Esempi sul tema? Eccone alcuni citati proprio dagli esperti. “In molti casi, ad esempio, gli over 65 prendono inibitori di pompa protonica che non dovrebbero e in chi non ha una chiara indicazione al loro uso, sarebbe opportuno sospenderli, perché a lungo termine possono aumentare il rischio di fratture. Così come sarebbe bene eliminare le statine negli anziani con una aspettativa di vita limitata e dare la vitamina D solo ai pazienti con osteoporosi o rischio di cadute elevato – sottolinea Alessandra Marengoni, partecipante al panel delle Linee Guida e Professore Associato di Geriatria presso l’Università di Brescia. Altrettanto controproducente potrebbe essere puntare a valori ‘normali’ di pressione negli ultra 80enni, se si tratta di pazienti fragili che potrebbero non riuscire a tollerare una terapia ipotensiva”.

Puntare sui controlli

“La prima raccomandazione delle nuove Linee Guida prevede di definire un piano di cura con l’obiettivo di prescrivere solo farmaci compatibili, necessari e realmente efficaci nel controllo dei sintomi e delle complicanze – ricorda Graziano Onder, Responsabile Scientifico delle Linee Guida e Direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, Endocrinometaboliche e Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità. Il documento si focalizza sulla necessità di una periodica revisione della terapia, con eventuale riduzione o sospensione di farmaci, alcuni molto diffusi e abusati come gastroprotettori e statine, soppesando rischi-benefici di ogni singolo farmaco, tenendo conto delle priorità e delle preferenze del paziente. Almeno una volta l’anno, e ogni volta che vi siano variazioni delle condizioni cliniche, il regime farmacologico andrebbe rivalutato complessivamente, puntando alla deprescrizione, condividendo con il paziente il nuovo schema terapeutico, e cercando di semplificare e ottimizzare il più possibile la terapia”.

Le numerose esperienze cliniche condotte negli ultimi anni confermano che è possibile ridurre il carico di farmaci eliminandone almeno uno, senza conseguenze sulla salute dei pazienti: uno studio condotto in pazienti particolarmente fragili ospiti in RSA per esempio ha dimostrato che è possibile togliere farmaci psicotropi come benzodiazepine o antidepressivi riducendo del 21% il numero di pazienti esposti a interazioni gravi, un’indagine su pazienti assistiti dal medico di medicina generale ha dimostrato che la revisione delle terapie può ridurre fino al 17% l’impiego scorretto di inibitori di pompa protonica e altri farmaci, diminuendo del 10% il rischio di interazioni e aumentando al contempo l’aderenza alle cure necessarie fino al 30%”.

La personalizzazione delle cure

“La personalizzazione delle cure deve essere concordata fra il singolo paziente e il medico, individuando le priorità  e cercando di fare sintesi tra le diverse terapie – osservano gli esperti –  E’ necessario, però, che anche i pazienti svolgano un ruolo attivo per ridurre i rischi legati all’abuso di farmaci. Per questo abbiamo stilato anche un vademecum di 6 regole per i pazienti e i loro caregiver – proseguono i geriatri – Per esempio, è bene avere sempre uno schema preciso delle terapie assunte, inclusi gli integratori e i prodotti erboristici che possono interferire con il corretto funzionamento di alcuni farmaci, assicurandosi che il proprio medico sia sempre al corrente di tutta la terapia assunta. Può essere utile coinvolgere un familiare o un caregiver nella gestione delle politerapie, specie per quei pazienti che hanno difficoltà di memoria e rischiano errori di somministrazione, aiutandosi anche con i dispenser giornalieri e settimanali in modo da non ripetere l’assunzione più volte o, al contrario, dimenticare le pillole. In alcuni casi, poi, opportuni consigli per modificare i propri stili di vita (dieta corretta, attività fisica costante, divieto di fumo) possono almeno in parte rendere superflua l’assunzione di una certa medicina”.