Sindrome del bambino scosso, cos’è e quando va sospettata

La sindrome del bambino scosso può avere conseguenze molto gravi: i segni e i sintomi che vanno riconosciuti subito

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Una giornata dedicata alla “Shaken Baby Syndrome” o sindrome del bambino scosso. È il 7 aprile. Purtroppo le cronache riportano come questo quadro sia ancora presente e come spesso sia figlio di manovre troppo brusche di scuotimento per far fronte allo stress di un pianto inconsolabile. È importante aiutare sia il bimbo, proteggendolo, sia i genitori che si trovano nelle condizioni di non riuscire a sopportare la tensione del pianto del piccolo.

Perché può essere pericolosa

Purtroppo a volte si possono creare danni senza rendersi conto che l’encefalo del neonato è molto delicato. Per questo lo scuotimento nei primi mesi di vita può causare danni potenzialmente molto seri: questi dipendono dall’età del bimbo (più è piccolo e più si rischia) e dalla violenza dell’atto.

In termini generali, non sempre i segni e i sintomi di questo scuotimento sono visibili, anche se il piccolo potrebbe mostrare una situazione complessa, caratterizzata da sonnolenza o  estrema agitazione piuttosto che inappetenza con vomito o ancora difficoltà a nutrirsi.

Ovviamente, poi, ci sono forme più gravi con quadri clinici estremamente complessi ed immediati, con perdita di coscienza e quadri che ricordano vere e proprie paralisi. Va comunque detto che sul fronte medico ci sono segni che possono indirizzare la diagnosi, che deve essere sempre fatta da un esperto.

È il caso ad esempio della presenza di un ematoma subdurale, ovvero di una raccolta di sangue che si forma tra due strati delle meningi, oppure anche di un vero e proprio “rigonfiamento” dell’encefalo, ovvero un edema cerebrale. A volte anche l’occhio può segnalare la sofferenza con quella che viene definita emorragia della retina. Ovviamente questi sono segni acuti e molto gravi. L’attenzione della famiglia e del pediatra sono fondamentali per limitare i rischi. E per aiutare i genitori che possono trovarsi in difficoltà.

Importante il sostegno ai genitori

Bisogna ricordare che sono due i protagonisti di questa situazione. E se il bambino subisce, cosa da evitare assolutamente con la prevenzione, i genitori vanno sostenuti ed aiutati, specie nei primi mesi dopo il parto. È fondamentale quindi che si riconoscano le difficoltà del bimbo ma anche che si pongano le basi per limitare i rischi di uno scuotimento del piccolo da parte dell’adulto.

Occorre insomma che il “grande” riesca a sostenere la stanchezza e lo stress evitando di scaricare la tensione sul bimbo, sentendosi in qualche modo sopraffatto dalla necessità di affrontare le coliche, il dolore, la fame, la sete, semplicemente il disagio che portano il bimbo a piangere senza sosta.