Alopecia femminile: cos’è, come si manifesta e come diagnosticarla. Parla l’esperto

Questa puntata di "Pillole di Salute quotidiana" ci spiega perché anche le donne possono soffrire di alopecia

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

L’alopecia, ossia la progressiva perdita di capelli, è diffusa anche tra le donne e si pensa che poco più del 10% della popolazione femminile deve fare i conti con questa situazione.

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La caduta dei capelli nelle donne in menopausa

Va detto che la maggior parte dei casi l’alopecia riguarda l’alopecia androgenetica, cioè la forma che interessa gli uomini. Nelle donne però la perdita dei capelli ha un impatto psicologico certamente più elevato rispetto al genere maschile. Il fenomeno nelle donne può colpire in fasi differenti della vita, ma il quadro diventa più frequente con la menopausa.

La comparsa dell’alopecia femminile è dovuta all’ipersensibilità e all’equilibrio ormonale, in particolare alla variazione del livello degli estrogeni, oltre che degli ormoni androgeni. La calvizie nella donna sopraggiunge soprattutto durante la menopausa perché si abbassa il livello degli estrogeni. Ma l’alopecia si può manifestare in altre fasi in cui ci sono degli sbalzi ormonali, come l’adolescenza, la gravidanza o il parto.

Assieme allo specialista, in questo caso il dermatologo, si può trovare caso per caso un approccio terapeutico adeguato. Questo vale anche quando si tratta di alopecia areata che comporta la perdita dei capelli a chiazze, o singole o multiple. Il quadro è comune in età pediatrica ma può colpire anche gli adulti. Ed è una reazione di tipo autoimmunitario. Ad oggi ci sono diverse terapie per questa forma di alopecia ma loro efficacia non è del tutto soddisfacente.

“L’alopecia può spaventare, soprattutto una donna – spiega Gabriella Fabbrocini, direttrice dell’UOC di Dermatologia Clinica dell’Università di Napoli Federico II – e può avere ripercussioni psicologiche anche importanti. Ma non deve necessariamente far pensare ad una disastrosa caduta dei capelli. Nella donna può essere curata e contrastata con una terapia anticoncezionale. Esistono poi diverse tecniche innovatrici che possono stimolare i capelli in accompagnamento alle terapie sistemiche, come il Sangue Ricco di Piastrine (SRP), ottenuto grazie alla centrifugazione di un limitato quantitativo di sangue prelevato direttamente dal paziente, e inoculato direttamente sul cuoio capelluto supportando la rigenerazione del follicolo pilo-sebaceo e la ricrescita dei capelli”.

Le tipologie di alopecia femminile

Fra le forme di alopecia femminile quella areata è invalidante e comporta la perdita di capelli “a chiazze”, con singola chiazza o multiple. È molto comune in età pediatrica ma può colpire anche gli adulti ed è un processo autoimmune.

“Per l’alopecia areata – continua l’esperta – esistono molte terapie, tuttavia non del tutto efficaci. Molte speranze si nutrono nei confronti di una nuova categoria di farmaci, i JAK-inibitori, che rappresentano una terapia finalmente mirata a interrompere la risposta immunitaria anomala che causa la caduta dei capelli nell’alopecia areata. Essi bloccano, infatti, l’azione di alcune piccole molecole che sono state individuate come causa della risposta autoimmune nell’alopecia areata. Al momento in Italia nessuno JAK-inibitore è stato ancora approvato dalle autorità regolatorie” Infine per le donne la perdita dei capelli può avvenire anche per altri fattori, non dipendenti da una predisposizione genetica o cause ormonali.

Ne è un esempio l’alopecia cosiddetta traumatica o da trazione, dove la perdita di capelli nelle donne può essere provocata dall’abitudine di pettinare o trattare i capelli in maniera eccessivamente traumatica, per esempio con trecce molto strette o l’utilizzo eccessivo di piastre o trattamenti con temperature elevate che danneggiano il fusto dei capelli. Altra forma, infine, è l’alopecia da chemioterapici, cioè la perdita dei capelli dovuta alle terapie antineoplastiche, che può seriamente contribuire al disagio anche psicologico delle pazienti.

“L’alopecia dovuta ai trattamenti chemioterapici – conclude Fabbrocini – può rappresentare un’ulteriore difficoltà per le pazienti. Fortunatamente è solo transitoria nella maggior parte dei casi, ed esistono diverse terapie per velocizzare la ricrescita dei capelli. Esiste poi la possibilità di ricorrere a delle epitesi permanenti, cioè parrucche di capelli veri, che riducono tantissimo il disagio psicologico dei pazienti”.

Qual è il ciclo di vita del capello?

Il ciclo di vita del capello è infatti diviso in tre fasi: anagen (crescita), catagen (involuzione), telogen (riposo): normalmente circa l’80 per cento dei capelli del cuoio capelluto, in un dato momento, si trova in fase anagen. I follicoli in questo periodo sono molto attivi e, conseguentemente, sono estremamente sensibili alle variazioni metaboliche.

I capelli hanno una fase di crescita relativamente lunga che può durare da 2 a 5 anni. Esiste una relazione diretta fra lunghezza del capello e lunghezza della fase anagen. Quindi, più a lungo dura la fase di anagen più il capello cresce. Chiaramente, anche la velocità di crescita è un fattore importante; la velocità di crescita tipica del capello è di circa 0,2 – 0,3 millimetri al giorno.

La fase di involuzione, o catagen, caratterizza l’inizio della regressione del ciclo del capello che conduce progressivamente all’arresto delle funzioni del follicolo. Normalmente pochissimi follicoli piliferi si trovano contemporaneamente in questa fase.

Infine c’è il telogen: è la fase di riposo del ciclo del pelo e meno del 20 per cento dei capelli si trova in questa fase. Il telogen effluvium porta ad una diffusa caduta di capelli in donne e uomini per il passaggio simultaneo di moltissimi follicoli dalla fase anagen alla fase telogen. Il telogen dura circa tre mesi. Il passaggio in questa fase determina il blocco della crescita dei capelli. Il dermatologo, valutando lo stato dei capelli, può anche comprendere se davvero si tratta di alopecia androgenetica e non di altre forme di calvizie come il telogen effluvium che porta ad una diffusa caduta di capelli per il passaggio simultaneo di moltissimi follicoli dalla fase anagen alla fase telogen. Dopo circa tre mesi da questo episodio, si verifica una profusa perdita di capelli, soprattutto nelle zona delle tempie e del vertice del capo. In questo caso fortunatamente il problema non è cronico. Sotto, infatti, il bulbo sta producendo un nuovo capello al posto di quello caduto.

Il telogen effluvium si può verificare in molte malattie: da una banale anemia, al diabete a una polmonite, fino all’insufficienza epatica e renale o in seguito a un  intervento chirurgico. A volta, poi può far seguito a uno stress molto intenso, alla gravidanza o anche a una banale influenza. Anche molti farmaci assunti a lungo, come gli antiinfiammatori o sostanze utilizzate nella cura di malattia psichiatriche o neurologiche, possono dare il via al processo.

Come diagnosticare la caduta di capelli nelle donne

Capire la fase in cui si trova il capello è fondamentale. Per questo è d’ausilio il triogramma (nelle sue diverse modalità di effettuazione) per la cui esecuzione è sufficiente un microscopio. La procedura di analisi consiste nello strappo, da almeno due aree del cuoio capelluto (frontale ed occipitale), di circa una cinquantina di capelli che vengono poi sottoposti all’osservazione microscopica e distinti sulla base dell’aspetto delle radici in: anagen, catagen, telogen.

Poi ci sono altri test più specifici. Pensate ad esempio al “Pull test.” Consiste nell’afferrare una ciocca di circa 50-100 capelli fra il pollice e l’indice esercitando una trazione costante dall’emergenza del fusto del capello in senso distale, a livello delle zone frontale, parietale ed occipitale. Al termine di questa operazione vengono contati i capelli estratti. Se il numero è compreso tra 0 e 6 si considera il test normale, se invece è maggiore di 6 si deve sospettare un’anomalia nella caduta dei capelli. L’effettuazione di questo test deve tener conto di quando è stato effettuato l’ultimo lavaggio. Infatti, se i capelli sono stati lavati poche ore prima del test si avrà una riduzione nella conta dei capelli estratti.

Caduta di capelli e Covid-19, qual è il legame?

Qualche tempo fa Bianca Maria Piraccini, Direttrice della Scuola di Specializzazione di Dermatologia e Venereologia dell’Università degli studi di Bologna, ha ricordato come più del 30% delle persone che contraggono l’infezione da Covid-19 riporta una copiosa caduta di capelli, abbondante, fatta di intere ciocche perse.

“Molte persone che hanno superato la positività al virus riportano infatti un indebolimento e un diradamento dei propri capelli” – ha spiegato l’esperta. La caduta dei capelli post-covid rientra nel “telogen effluvium acuto”, e porta alla perdita dai 100 ai 200 capelli al giorno ed è la tipica caduta di capelli reattiva che si verifica dopo eventi traumatici. In misura ridottissima, questa caduta avviene anche durante il cambio di stagione, ma in misura minore rispetto ai pazienti post Covid per i quali la chioma si riduce notevolmente.

“Le prime segnalazioni – ricorda la Piraccini – risalgono a giugno 2020 e sono arrivate da tutto il mondo. In Italia, a Bologna, abbiamo quindi creato una task force, guidata dalla dott.ssa Michela Starace, che sta coordinando gli scienziati di tutto il mondo per registrare tutti i casi di caduta di capelli dopo l’infezione da covid-19 e trovare una spiegazione”.  La forma più frequente (90% dei casi), si manifesta dopo due o tre mesi dalla guarigione e si pensa sia dovuta all’allettamento, al dimagrimento, all’ipo-ossigenazione, ai farmaci, al grande stress cui è stato sottoposto l’organismo. Si tratta sempre di una caduta transitoria.

“Le terapie più adatte sono: cortisonici locali e integratori alimentari a base di antiossidanti. È Importante poi lavare bene e con delicatezza i capelli: il cuoio capelluto ha molte ghiandole sebacee e l’accumulo di sebo predispone la cute ad una fastidiosa dermatite seborroica”.  Questo vale ancora di più se utilizziamo farmaci per capelli con azione topica: Rimuovendo i residui dei farmaci le successive applicazioni saranno sicuramente più efficaci – precisa l’esperta – solitamente si torna alla normalità nel giro di qualche mese, ma se una persona è già affetta da malattie dei capelli, tipo alopecia androgenetica (che interessa il 50% delle persone di sesso maschile e femminile), quando la caduta si ferma il diradamento dei capelli rimarrà accentuato”.

Ricordiamo comunque che, prima di intervenire in casi di alopecia femminile, è fondamentale il confronto con lo specialista dermatologo in grado di valutare caso per caso quale possa essere la soluzione migliore.

Fonti bibliografiche

 

“Pillole di Salute quotidiana” è la serie in podcast di DiLei TakeCare, a cura di Federico Mereta. In ogni puntata si parla di prevenzione, cure e buone abitudini.