Che il rapporto madre-figlio sia uno dei più stretti della vita è risaputo. E che sia importante per la neo-mamma la vicinanza fisica e psicologica con il bebè è altrettanto noto. Ora però una ricerca aggiunge un tassello alle conoscenze. Ed è importante. Se la mamma descrive al piccolo le sensazioni che la sua piccola mente sta provando, con le parole giuste, aumenta la sua produzione di ossitocina. E questa sostanza aiuta, e molto, il benessere psicofisico del bimbo.
L’ossitocina, un ormone coinvolto in una serie di processi psicologici, svolge un ruolo importante nelle relazioni sociali, come lo sviluppo del legame tra genitore e figlio e la formazione della fiducia e della comprensione sociale per tutta la vita.
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L’importanza delle sensazioni “raccontate”
La mamma, con la sua voce (e con gli sguardi oltre che con il contatto) offre al bimbo sensazioni intense, che attraverso la pelle, l’olfatto, la vista e l’udito, muovono appunto ormoni e cellule nervose. Far sentire la propria vicinanza e il proprio supporto, infatti, può certamente avere un’azione potente sulla produzione di prolattina e ossitocina, ormoni fondamentali dell’allattamento, e abbasserebbe i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress.
Ma lo studio, apparso su Development and Psychopathology, va oltre. La ricerca ha preso in esame 62 neomamme di età compresa tra 23 e 44 anni e che avevano un neonato di età compresa tra tre e nove mesi. Le donne sono state filmate mentre interagivano naturalmente con il loro bambino per cinque minuti.
I ricercatori hanno analizzato i video per vedere quanto bene la madre si riferisse accuratamente all’esperienza interna del suo bambino (ad esempio, i suoi pensieri, sentimenti, desideri e percezioni) durante l’interazione. Nel frattempo, sono stati raccolti campioni di saliva dal neonato e si sono valutati i valori di ossitocina. Ed è stato trovato uno stretto rapporto tra la capacità della mamma di descrivere quanto secondo lei provava il bimbo al piccolo con la salita dell’ossitocina nel bebè.
In una nota la coordinatrice dello studio Kate Lindley Baron-Cohen dell’University College di Londra per la prima volta si sia scoperto come “la quantità di parole che una madre dice al suo bambino sui pensieri e sui sentimenti del piccolo è direttamente correlata ai livelli di ossitocina del bambino. Ciò suggerisce che l’ossitocina è coinvolta nella regolazione delle prime esperienze sociali dei bambini, e questa è a sua volta modellata dal modo in cui un genitore interagisce con il suo bambino”.
I ricercatori hanno anche scoperto che le madri che soffrivano di depressione postnatale facevano meno riferimento agli stati interiori del bambino rispetto alle madri che non soffrivano di depressione. Insomma. Il linguaggio emotivamente sensibile della madre si riflette nei livelli ormonali del bambino.
Il valore della parola
Il consiglio che emerge dallo studio è semplice. Quando si propone qualcosa al piccolo, meglio cercare di interpretare le sue reazioni. E provare a descriverle, parlandogli. In generale, infatti, quando la mamma parla, infatti, nel cervello del piccolo si attiva una serie di circuiti biologici che consentono di mettere in moto una serie di emozioni forse uniche. Si tratta di percezioni che, per l’appunto, solo la voce materna riesce a stimolare.
A provarlo è una ricerca coordinata da Daniel Abrams dell’Università di Stanford, che è apparsa sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Valutando attraverso la risonanza magnetica cosa accadeva nel cervello di 24 bambini tra i 7 e i 12 anni dopo aver ascoltato le voci di una sconosciuta o della mamma, si è dimostrato che nel secondo caso si attiva una serie di aree cerebrali molto più ampia. E questo anche dopo pochi secondi di ascolto, a conferma che il dolce racconto materno fin dalla più tenera età “accende” davvero la sua voglia di conoscere e di capire. ci vuole davvero poco: nessun farmaco, nessun trattamento può arrivare davvero a ciò che può fare la voce della mamma.
Perché l’ossitocina è importante
Pensate. Una “sniffata” di ossitocina, l’ormone che favorisce il parto e l’allattamento, potrebbe diventare la chiave per vincere l’avarizia e più genericamente la sfiducia nel prossimo. Portando chi recalcitra ad affidare soldi ad altri a investire o prestare i propri averi con maggior piacere manifestando una grande fiducia nell’operato del prossimo.
Strano ma vero, è la curiosa osservazione di un gruppo di ricercatori dell’Università di Zurigo, che hanno pubblicato qualche tempo fa una ricerca su Nature. La sperimentazione è stata condotta su centoventotto maschi, messi di fronte ad una sorta di “gioco” di investimento. Quelli che avevano inalato l’ossitocina si sono rivelati più aperti e fiduciosi nei confronti del prossimo e quindi hanno investito con più piacere i propri risparmi, arrivando ad affidare il diciassette per cento in più rispetto a quanti non avevano avuto lo stimolo “nervoso” dell’ormone.
Non solo. Addirittura il 45 per cento dei soggetti che avevano inalato ossitocina si è spinto ad un elevato livello di investimento dei propri denari, contro solo poco più di uno su cinque nel gruppo di controllo. E’ solo un esempio di quanto l’ossitocina sia importante.
L’influsso dell’ormone nei comportamenti umani ed animali è studiato da tempo, soprattutto nella genesi di alcune emozioni che si sviluppano soprattutto nei primi anni di vita. Si tratta di una sostanza che gioca un ruolo fondamentale durante la gravidanza e il parto, visto che rinforza il legame tra gestante e feto e favorisce sia la nascita del neonato sia il futuro allattamento. Ma non basta. Questa sostanza sarebbe importante anche negli animali, perché spingerebbe verso l’accoppiamento, probabilmente perché apre la strada alla fiducia nell’altro.