Ossitocina, perché migliora la memoria e ci rende più generosi

Studi hanno dimostrato come l'ossitocina abbia influssi positivi su memoria e processi cognitivi e come aumenti la fiducia negli altri

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Aiuta al momento del parto. E poi, favorisce l’allattamento. In qualche modo rappresenta un ormone importante per l’essere umano, ed in particolare per la donna per quanto sopra detto, l’ossitocina. Perché tra le sue tante attività ci aiuta anche a stringere legami, a sentirci più vicini agli altri, a migliorare il nostro benessere psicologico. Insomma, un ormone amico.

Ma ora la scienza scopre altre importanti funzioni dell’ossitocina che vanno anche oltre l’affetto e l’amore. Questo ormone potrebbe anche influenzare positivamente la memoria e le capacità di apprendimento oltre a renderci più generosi, almeno stando ad uno studio di qualche tempo fa. Proviamo allora ad esplorare l’altra faccia, peraltro sempre positiva, dell’azione dell’ossitocina.

Perché incide sulla memoria

Le ricerche hanno dimostrato che la presenza dell’ossitocina sarebbe importante, in chiave positiva anche per i processi cognitivi, come appunto la memoria e l’apprendimento.

Ma come si svilupperebbe questo effetto? Alla domanda risponde una ricerca sperimentale condotta su neuroni sensibili all’ossitocina, apparsa su PLoS One. Lo studio è stato condotto da Akiyoshi Saitoh ed altri esperti dell’Università delle Scienze di Tokyo. Cosa si è visto negli animali? Che l’ossitocina avrebbe in primo luogo un ruolo nella cosiddetta memoria sociale: in caso di carenza dell’ormone o dei suoi recettori, questa sarebbe alterata. Di più.

Con questo studio si è visto cosa accade nei neuroni che sono responsabili dell’effetto dell’ossitocina sulla memoria, anche valutando specifiche reazioni dei neuroni che vengono attivati dall’ormone. Insomma: lo studio apre la strada a ricerche future, anche in ambiti come la neurodegenerazione. Perché se è vero, come è vero che quadri di decadimento cognitivo tendono ad avanzare più rapidamente in contesti in cui gli individui sono soli o con poche amicizie, la speranza è che anche agendo sull’ossitocina si possa fare qualcosa per migliorare la situazione.

Perché renderebbe più generosi

La musica o le tonalità percepite come rilassanti e piacevoli possono ridurre i livelli delle catecolamine (la “benzina” dello stress) e la concentrazione di diverse molecole che favoriscono la tensione emotiva. Inoltre possono innalzare i livelli di molecole come il neuropeptide ossitocina (che entra in gioco nei meccanismi del piacere). Quindi, via libera alla musica che più ci piace ci può aiutare anche in chiave psicologica. Soprattutto per aumentare la nostra fiducia nel prossimo. È quanto emerge da una ricerca ormai datata di esperti dell’Università di Zurigo, apparsa su Nature.

La sperimentazione è stata condotta su centoventotto maschi, messi di fronte ad una sorta di “gioco” di investimento. Quelli che avevano inalato l’ossitocina si sono rivelati più aperti e fiduciosi nei confronti del prossimo e quindi hanno investito con più piacere i propri risparmi, arrivando ad affidare il diciassette per cento in più rispetto a quanti non avevano avuto lo stimolo “nervoso” dell’ormone. Non solo.

Addirittura il 45 per cento dei soggetti che avevano inalato ossitocina si è spinto ad un elevato livello di investimento dei propri denari, contro solo poco più di uno su cinque nel gruppo di controllo.

Insomma. L’influsso dell’ossitocina nei comportamenti umani ed animali è studiato da tempo, soprattutto nella genesi di alcune emozioni che si sviluppano soprattutto nei primi anni di vita. Si tratta di una sostanza che gioca un ruolo fondamentale durante la gravidanza e il parto, visto che rinforza il legame tra gestante e feto e favorisce sia la nascita del neonato sia il futuro allattamento.

Ma non basta. Questa sostanza sarebbe importante negli animali, perché spingerebbe verso l’accoppiamento, probabilmente perché apre la strada alla fiducia nell’altro. E proprio da questa osservazione sono partiti i ricercatori elvetici con la loro curiosa teoria, che comunque contribuirebbe a spiegare un fondamentale comportamento umano com’è l’apertura e la fiducia negli altri.