Parestesia: cos’è, cause, sintomi e rimedi

La parestesia si manifesta sotto forma di alterazione della percezione della sensibilità di alcune parti del corpo e potrebbe essere il sintomo di malattie molto serie.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Con il termine parestesia ci si riferisce a un’anomalia nella percezione di stimoli sensoriali, termici e tattili, che può interessare diversi distretti corporei per una durata più o meno breve. Sono moltissime le persone che hanno sperimentato almeno una volta nella vita la sensazione di intorpidimento tipica della parestesia, specialmente quello molto comune che insorge quando si tengono gli arti superiori o inferiori incrociati per lunghi periodi di tempo.

Quando si sperimenta la parestesia si può incorrere in un’alterata sensibilità agli stimoli sensitivi, siano essi tattili, termici, vibratori o dolorifici. Si può sperimentare una diminuita sensibilità (ossia un’anestesia) o di una sensibilità alterata (disestesia), ma anche una sensazione anomala di caldo o freddo in assenza di corrispondenti stimoli termici, di una maggiore sensibilità alle temperature (iperestesia) o al dolore (sintomo detto anche iperalgesia).

Chi sperimenta una parestesia in genere lamenta una combinazione di sensazioni quali formicolio o prurito, proprio nella parte colpita, in assenza di una stimolazione reale. Questo disturbo può essere di tipo transitorio e regredire spontaneamente nell’arco di minuti oppure ore, ma può anche protrarsi nel tempo e diventare cronico.

Inoltre, può coinvolgere qualunque parte del corpo, anche se di solito i distretti più colpiti sono mani, piedi, gambe e braccia.

Quali sono i sintomi della parestesia?

Formicolio, pizzicore, solletico, prurito, sensazione di essere punti da spilli senza che ci siano delle stimolazioni in tal senso rientrano fra le modalità con cui la parestesia si presenta.

Una delle manifestazioni più comuni di parestesia è il formicolio a una mano o a entrambe che talvolta si accompagna ad alterata sensibilità delle dita, mani fredde o calde, stanchezza, torpore, pizzicore e dolore. Se localizzata a un solo distretto, la parestesia potrebbe essere legata a una postura scorretta o a un gesto ripetitivo che induce un’anomala postura della zona interessata. Se invece interessa diverse regioni corporee ed è persistente potrebbe essere causata da un problema circolatorio.

Altri segnali tipici di questa fastidiosa condizione sono:

  • spasmi muscolari;
  • la difficoltà dei movimenti;
  • la pelle fredda e bluastra;
  • debolezza muscolare e difficoltà nei movimenti;
  • ipersensibilità tattile;
  • vertigini;
  • eruzioni cutanee;
  • problemi respiratori.

Quando la parestesia è generata da neuropatie periferiche, da specifici deficit nel funzionamento dei nervi o da ernie al disco, può dare origine a dolori, mal di schiena, pruriti e formicolii.

Inoltre, i sintomi della parestesia possono essere transitori o cronici:

  • si parla di parestesia transitoria quando la sensazione di formicolio, prurito, addormentamento della regione colpita insorge una tantum (solitamente per una compressione del nervo) e si risolve spontaneamente;
  • si tratta, invece, di una parestesia permanente o cronica quando a provocarla è una condizione sottostante, che causa sofferenza continua dei nervi e che può provocare intorpidimenti e difficoltà nei movimenti capaci di diventare pericolose (per il pericolo cadute o per le difficoltà alla guida).

Per quanto sia sempre saggio parlare con il proprio medico di eventuali disturbi nelle percezioni sensoriali, quando è bene preoccuparsi? Quando il problema ha un’insorgenza improvvisa e/o rapida, quando si accompagna a debolezza, dispnea, incontinenza, deficit neurologici o importanti perdite di sensibilità in specifiche aree del viso o del corpo.

Le cause della parestesia

Le motivazioni alla base dell’insorgere di una parestesia possono essere numerose, ma spesso la perdita di sensibilità è dovuta a una semplice compressione su uno specifico nervo. In generale, a provocare una parestesia sono condizioni che interferiscono negativamente con il funzionamento del sistema nervoso centrale o periferico, oppure a un problema di circolazione sanguigna.

La parestesia, infatti, è quasi sempre il sintomo finale di una condizione clinica a monte, che comporta tra le sue manifestazioni una perdita di sensibilità evidente e fastidiosa.

Per comprendere le possibili cause della parestesia è bene distinguere tra:

  • un disturbo simmetrico, ovvero una parestesia che coinvolge entrambi i lati del corpo e che è generalmente legata a cause sistemiche, come infezioni, uso di farmaci, carenze vitaminiche, intossicazioni, alterazioni metaboliche e così via;
  • un disturbo asimmetrico, che interessa un lato del corpo e che la maggior parte delle volte è generato da problemi strutturali, quali traumi, ictus, tumori, compressione di un nervo o malattie degenerative.

Quali patologie possono provocare una parestesia? Le cause per cui il sistema nervoso centrale o periferico viene interessato da questo disturbo sono diverse. Ecco un breve elenco, che comunque non è esaustivo e che non sostituisce un consulto medico, che possa indurre ad approfondire la questione e a trovare le possibili cause di parestesia:

Alcune di queste patologie interessano più spesso gli arti inferiori, altre quelli superiori o altri distretti. Ad esempio, l’ernia del disco spesso sfocia in debilitanti formicolii alle gambe o ai glutei, e il neuroma di Morton provoca spesso intorpidimenti ai piedi. Un’ernia cervicale, invece, può generare parestesie alla testa o al volto.

Le parestesie possono presentarsi anche come conseguenze di compressioni nervose causate da interventi chirurgici, lesioni, fratture o da avvelenamenti (come quello da piombo). Inoltre, nei casi meno gravi, gli arti superiori e inferiori possono semplicemente risentire di posizioni scorrette mantenute durante le ore di riposo e generare, quindi, al risveglio parestesie anche intense e prolungate.

Visto l’ampio numero di possibili malattie collegate è importante consultare il proprio medico se si presenta un episodio di parestesia.

Come si diagnostica una parestesia?

Se una parestesia è particolarmente grave, persistente, fastidiosa o recidiva nel tempo, è sempre una buona idea rivolgersi al proprio medico curante o richiedere un consulto con uno specialista per eseguire accertamenti più approfonditi.

Innanzitutto, il medico eseguirà un’anamnesi completa, raccogliendo i sintomi specifici che il paziente manifesta e valutando le attività lavorative, sportive o quotidiane che egli svolge, per cogliere possibili cause della patologia. Inoltre, considererà attentamente la localizzazione dell’intorpidimento e i sintomi associati, specialmente se di origine neurologica (ad esempio disfasia, incontinenza, disturbi visivi, o deficit cognitivi).

È importante anche escludere alcune condizioni di salute che possono favorire l’insorgenza di parestesie, come il diabete, le malattie renali, l’HIV, la malattia di Lyme, la fibrillazione atriale, l’aterosclerosi, alcuni tipi di cancro o l’artrite reumatoide.

Importante è anche definire i fattori che possono aver innescato o esacerbato il disturbo e, all’occorrenza, eseguire esami diagnostici più approfonditi. Ad esempio:

  • esami del sangue che facciano emergere alcune specifiche carenze vitaminiche (come di quelle del gruppo B) o evidenzino la presenza di glicemia alterata o emoglobina glicata elevata, la presenza di alcune tossine o sostanze inquinanti;
  • test della sensibilità o dei riflessi, che analizzino precisamente l’alterazione sensoriale sperimentata dal paziente e rilevino dati oggettivi per la diagnosi;
  • esami neurologici completi per valutare lo stato mentale, la salute del sistema motorio, la deambulazione, i riflessi o la coordinazione;
  • test di imaging, come una radiografia, un’ecografia, una TAC o una risonanza magnetica;
  • un’elettroneuromiografia, che valuti la velocità di propagazione del segnale nervoso e ne individui eventuali interruzioni.

Come si cura una parestesia?

Quanto alla cura, dipende dalla causa che provoca il disturbo. A seconda dei casi si interviene in modo mirato con trattamenti specifici. Se l’intorpidimento degli arti inferiori o superiori è dovuto a una semplice compressione del nervo per posizioni scorrette (frequente in chi ha una vita eccessivamente sedentaria) è utile massaggiare la zona soggetta a parestesia per riportare la circolazione alla piena normalità.

Un’attività fisica regolare consente di prevenire la comparsa di parestesie, tenendo allenato il sistema cardiocircolatorio e garantendo la salute del sistema nervoso. Inoltre, consente di contrastare efficacemente sia lo stress e i disturbi dell’umore (possibili cause o concause di parestesia), sia l’obesità e il sovrappeso, condizioni che provocano un ridotto livello di benessere nell’organismo e causano frequentemente problemi respiratori.

Impostare un’alimentazione equilibrata e bilanciata è essenziale per evitare carenze vitaminiche e fornire al corpo tutti i nutrienti che gli occorrono. È bene consumare abbondanti quantità di frutta e verdura, preferire i cereali integrali e i cibi ricchi di fibre e idratare costantemente l’organismo introducendo sufficienti dosi di liquidi ogni giorno. Anche indossare scarpe comode o usare, all’occorrenza, appositi plantari, consente di evitare la comparsa di parestesie.

Se il problema persiste o diventa particolarmente invalidante, il medico può prescrivere alcuni farmaci che contrastano la parestesia, come ad esempio:

  • anticonvulsivanti
  • immunosoppressori cortisonici
  • antiepilettici (come gabapentin e il pregabalin)
  • antidepressivi (doxepina, nortriptilina, amitriptilina o duloxetina)
  • antivirali, se la parestesia è provocata da lesioni ai nervi causate da virus
  • anestetici locali, se la parestesia causa dolore

In alcuni casi, come l’ernia al disco, potrebbe rendersi necessario un intervento chirurgico.

È bene sottolineare comunque che, in alcuni episodi particolarmente gravi, le parestesie causano insensibilità irreversibili, che non possono essere contrastate con farmaci, terapie o chirurgia.

 

Fonti bibliografiche