La breve (e triste) storia della neve di amianto

La "lana di salamandra" a base di amianto, usata in passato nel cinema, rimane tristemente famosa come la neve più pericolosa della storia

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Nell’epoca moderna, siamo dolorosamente consapevoli della pericolosità dell’amianto, il minerale ormai tristemente famoso per la sua natura letale. Infatti, le sue fibre sottili e affilate, una volta inalate, possono annidarsi nei polmoni, dando origine a malattie devastanti come l’asbestosi e il mesotelioma.

Ogni soffio d’aria contaminato può diventare un passo verso una sentenza di morte. Oggi, guardiamo all’amianto come il prezzo che paghiamo quando ignoriamo le potenziali conseguenze delle nostre scoperte. È diventato un emblema del pericolo nascosto, il ricordo che anche le più piccole particelle possono portare con sé una minaccia mortale.

Ma non è sempre stato così. C’è stato un tempo in cui l’amianto era considerato un dono, un baluardo contro il fuoco, un simbolo di progresso e sicurezza. Questa fibra minerale veniva utilizzata in una vasta gamma di prodotti, dalle tegole ai freni delle automobili, offrendo protezione e durabilità. Ma mentre ci affannavamo ad abbracciare questo nuovo materiale miracoloso, non ci rendevamo conto delle conseguenze che avrebbe potuto comportare.

Forse non tutti sanno che, negli anni ’40, l’amianto veniva utilizzato abbondantemente nell’industria cinematografica per creare effetti speciali. In particolare, l’amianto è stato anche utilizzato per simulare neve finta in molti vecchi film di Hollywood. Questa non solo sembrava realistica, ma era anche resistente al fuoco, facendo dell’amianto un materiale perfetto per le scene d’azione. Tuttavia, questa scelta metteva inconsapevolmente a repentaglio la salute degli attori, dei tecnici e del personale coinvolto.

L’amianto nel cinema: un pericolo nascosto dietro le quinte

C’è qualcosa di magico nel vedere la neve cadere durante la scena di un film. Per un attimo, seduti al caldo nel nostro salotto, possiamo sognare di essere lì con i nostri attori preferiti, immersi nella bellezza silenziosa di un paesaggio innevato. Sebbene queste scene possano sembrare incantevoli e magiche, la verità è che, talvolta, la loro creazione può essere molto meno romantica.

Quando l’industria cinematografica di Hollywood era ancora agli inizi, il modo in cui veniva creata la neve presentava gravi rischi per la sicurezza. Fu simulata mediante l’uso di materiali comuni: venivano gonfiate grandi palle di cotone per creare montagnole, oppure venivano polverizzate le pasticche per la digestione e sparse attraverso potenti ventilatori per riprodurre tempeste di neve, ma ciò causava diversi disturbi per gli attori. Successivamente, si utilizzarono cornflakes dipinti di bianco. Tuttavia, c’erano alcuni inconvenienti significativi. Il principale era il rumore quando venivano calpestati, che rendeva inadoperabili i dialoghi registrati durante le riprese. In questo contesto, l’amianto sembrava essere la risposta alle sfide che l’industria cinematografica stava affrontando.

Uno dei primi film a utilizzare la neve di amianto, nota anche come “Pure White“, fu Il Mago di Oz del 1939. Indimenticabile la scena in cui Dorothy e i suoi compagni vengono sorpresi da una nevicata improvvisa in un campo di papaveri. Anche il manico di scopa della strega dell’Est e il costume dello Spaventapasseri contenevano amianto per offrire protezione agli attori durante le scene con il fuoco in cui erano coinvolti.

Purtroppo, Il Mago di Oz non è stato l’unico film a utilizzare questa pericolosa fibra minerale. Conosciuta anche come “lana di salamandra“, questa sostanza è stata impiegata anche in “Holiday Inn”, il film musicale americano del 1942 con Bing Crosby e Fred Astaire. Nella celebre scena del duetto “White Christmas“, la neve che cade contiene effettivamente amianto.

Anche il celebre film natalizio “It’s a Wonderful Life” del 1946 ha utilizzato l’amianto per creare effetti di neve. Nella scena finale, quando il personaggio principale George, interpretato da James Stewart, prega il suo angelo custode di lasciarlo vivere, la neve impiegata è in realtà un mix di amianto, foamite (un materiale usato negli estintori), zucchero, acqua, dolomite e scaglie di sapone.

Durante la Seconda guerra mondiale, l’uso dell’amianto per creare illusioni di neve subì un arresto inaspettato. Questo materiale, noto per le sue proprietà protettive e isolanti, era diventato un bene prezioso e indispensabile per la Marina militare. Di conseguenza, l’industria cinematografica dovette farsi da parte, cedendo la priorità all’effort bellico che esigeva ogni risorsa disponibile. Tuttavia, verso la fine degli anni ’50, alcune produzioni cinematografiche proseguirono comunque nell’utilizzo di questo materiale pericoloso.

Si ipotizza, infatti, che sia stato utilizzato anche in diverse produzioni cinematografiche di James Bond, in particolare nel film “Goldfinger” del 1964, in cui l’amianto è presente negli effetti speciali e nelle tubazioni dei set, anche se la troupe del film ne era all’oscuro. È importante sottolineare che i suoi effetti nocivi sulla salute erano già noti all’epoca, ma il materiale veniva ancora utilizzato a causa del suo basso costo e delle sue capacità ignifughe.

Un altro esempio emblematico è rappresentato dalle tute da corsa in amianto indossate da Steve McQueen nel film “Le Mans” del 1971. Nel dicembre 1979, gli fu diagnosticato un mesotelioma pleurico, un tipo di cancro che colpisce il rivestimento dei polmoni ed è comunemente causato dall’esposizione all’amianto. Morì di arresto cardiaco dovuto alle metastasi diffuse meno di un anno dopo la diagnosi, nel novembre 1980, restando per sempre un idolo immortale.

Anche il noto attore americano e comico stand-up, Ed Lauter, è morto nel 2013 a causa del medesimo male, tanto da spingere la sua famiglia a intraprendere un’azione legale contro le importanti emittenti televisive CBS e NBC.

Per fortuna, il periodo in cui l’amianto veniva utilizzato per simulare la neve fu molto breve, un triste capitolo nella vasta storia del cinema. Eppure, ha lasciato una macabra eredità che continua a persistere ancora oggi.

L’amianto in Italia: un problema irrisolto

Nonostante siano trascorsi trent’anni dall’introduzione in Italia della Legge n. 257 del 1992, che ha vietato l’utilizzo di prodotti e materiali contenenti questo minerale fibroso, oggi di amianto ancora si muore.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’esposizione all’amianto provoca più di 100.000 morti ogni anno a livello globale. In Italia, si registrano mediamente da 2.000 a 3.000 decessi. Attualmente, si stima che ci siano ancora 32 milioni di tonnellate di amianto, con circa 38 mila siti a rischio e un miliardo di metri quadrati di coperture in eternit ancora presenti sui tetti di abitazioni, scuole, fabbriche e molte altre strutture.

Non sono semplicemente numeri. Essi raccontano storie umane, sogni spezzati, famiglie distrutte. La battaglia contro l’amianto continua con un impegno costante e incrollabile. Sebbene la strada da percorrere sia ancora lunga, la volontà di proteggere le generazioni future da questo flagello silenzioso continua senza arrendersi.