Ossa e muscoli deboli, cos’è l’osteosarcopenia

Debolezza muscolare e ossa sempre più fragili, l'osteosarcopenia è una sindrome che vede la concomitante manifestazione delle due patologie

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Da una parte c’è l’osteoporosi. Le ossa diventano via via più fragili, rischiano di rompersi ad ogni minimo trauma. A rischio sono soprattutto le donne dopo la menopausa, ma non solo. Ma attenzione: capita che a questo problema a volte se ne associ un altro, la debolezza muscolare. In questo caso si parla di sarcopenia. Ora la scienza è sempre più attenta a considerare assieme questi due fenomeni, in un quadro che associa la perdita di massa ossea e di resistenza dell’osso, ossia l’osteoporosi con il calo di massa, forza e performance muscolare. Nasce così un neologismo da tenere presente, anche in chiave di prevenzione, osteosarcopenia. Ecco di cosa si tratta.

Fenomeno acuito dalla pandemia

Con la ripresa progressiva dei controlli e delle visite che ha fatto seguito alle fasi più acute della pandemia, si è iniziato a parlare di “osteosarcopenia”, una sindrome di recente definizione che vede la concomitante manifestazione delle due patologie, accentuata in una società che invecchia come quella italiana. Le conseguenze sono un incremento di cadute e fratture, con relativa disabilità e mortalità. Sul tema si è recentemente svolto un incontro coordinato da Stefano Lello, Consulente Scientifico dipartimento Salute Donna e Bambino Fondazione Policlinico Gemelli.

L’osteoporosi aumenta il rischio di fratture a vertebra, polso, femore ed anche in altri siti scheletrici. L’impatto può essere molto rilevante: in caso di frattura del femore il tasso di mortalità nell’arco di un anno è di circa il 20%, a cui si aggiunge una disabilità nel 40% dei casi, nonostante il miglioramento delle tecniche ortopediche. Per fare una diagnosi di sarcopenia si valutano la forza, la quantità di tessuto muscolare e la prestazione fisica con l’analisi di una serie di performance con strumenti come il dinamometro e il test del cammino che valuta la velocità di camminata. Questi parametri integrati mostrano l’incremento della fragilità del soggetto che si può fratturare e ammalare.

“La comunità scientifica rivolge crescente attenzione a questi due aspetti spesso visti come separati: da una parte, la perdita di massa ossea e di resistenza dell’osso, ossia l’osteoporosi; dall’altra, la perdita di massa, forza e performance muscolare, la sarcopenia – ha sottolineato Lello. Osso e muscolo si influenzano vicendevolmente e allo stesso modo la salute di ossa e muscoli viaggia insieme: fare movimento, avere una dieta corretta con un introito adeguato di calcio, mantenere un buon livello di vitamina D sono aspetti di cui si giovano sia l’osso che il muscolo. L’interdipendenza è acuita dal fatto che l’età media della popolazione è in crescita, con riduzione complessiva della massa ossea e di quella muscolare. Entrambe determinano un aumento della fragilità e del rischio di cadute e di fratture. Uno studio del 2011, ad esempio, dimostra che nelle donne che si fratturano il femore, il 58% soffre anche di sarcopenia”.

Puntiamo sulla prevenzione

La perdita di massa ossea e muscolare rappresentano due processi inevitabili nella fase matura della vita. La massa ossea si costruisce fino a 25-30 anni, poi si inizia a perdere progressivamente nel tempo, con un’accelerazione nelle donne in menopausa. Seppure con un’ampia variabilità, circa l’1-2% della massa muscolare viene persa ogni anno dopo i 50 anni, per una riduzione totale compresa tra il 30 e il 50% all’età di 80 anni. La prevenzione può iniziare sin da giovani con uno stile di vita sano, acquisendo sempre più rilievo con il passare del tempo.

“Anche nel soggetto anziano 20-30 minuti di attività fisica 3 volte a settimana possono migliorare la condizione di ossa e muscoli – evidenzia l’esperto. Diventa poi necessario migliorare l’introito proteico: 1-1,5 grammi di proteine per chilo ogni giorno possono essere d’aiuto. Bisogna poi integrare la dieta con un efficiente apporto di calcio, senza dimenticare l’impatto sul sistema cardiovascolare. La supplementazione di vitamina D è fondamentale, come in tutte le fasi della vita: negli adolescenti con carenza di vitamina D c’è il rischio di non raggiungere il picco di massa ossea, ossia il massimo di quantità ossea che ognuno di noi raggiunge nella vita, che è geneticamente determinato e influenzato da fattori ormonali, dietetici, dall’attività fisica, dalla vitamina D stessa”.