Malattia di Parkinson, un test della saliva svelerà l’andamento

Una semplice analisi della saliva permetterà di monitorare l'evoluzione clinica della malattia di Parkinson

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Arrivano importanti novità scientifiche dal Congresso della Società Italiana di Neurologia in corso a Milano. Tra i temi in discussione ci sono le possibilità di arrivare a capire quale potrà essere l’evoluzione clinica per chi soffre di malattia di Parkinson facendo un semplice esame della saliva. Come? Grazie ad un biomarcatore presente in essa. A spiegare le prospettive di questo esame e quelle che offre l’analisi è Alfredo Berardelli, Presidente della Società Italiana di Neurologia.

A caccia di una proteina anomala

Gli studiosi guidati da Berardelli lavorano da tempo su questa problematica presso l’Università sapienza di Roma. Lo sforzo degli esperti era individuare un biomarcatore diagnostico non invasivo e precoce della malattia di Parkinson stanando la proteina anomala alfa-sinucleina che la caratterizza in sedi facilmente accessibili, quindi senza dover ricorrere ad esempio a biopsie intestinali dove pare l’alfa-sinucleina inizi a svilupparsi o della ghiandola salivare dove pare si raccolga prima di diffondersi al cervello. Con vari studi gli scienziati hanno così indicato come sia possibile farlo attraverso una semplice analisi della saliva.

Adesso è stato fatto un ulteriore salto di qualità raggiungendo un risultato mai visto prima: non più solo la precoce diagnosi di malattia, ma addirittura la possibilità di una prognosi. I ricercatori romani hanno infatti scoperto che dall’analisi di particolari componenti salivari e dei loro rapporti rispetto alla concentrazione di alfa-sinucleina si può fare una previsione del decorso altamente affidabile.

“L’alfa-sinucleina oligomerica è il marker d’eccellenza che, con una sensibilità quasi del 100% e una specificità del 98,39%, può distinguere chi è in fase iniziale di malattia da chi non è affetto, con un’accuratezza diagnostica complessiva pari al 99% – spiega Berardelli.E’ già iniziato uno studio a lungo termine per verificare quanto le nuove componenti rilevate nella saliva possano influenzare, singolarmente o in combinazione fra loro, l’alfa-sinucleina oligomerica che è l’attore principale della malattia, così da individuare le diverse traiettorie cliniche che caratterizzano la differente progressione patologica dei vari pazienti”. In questo modo i marcatori salivari potrebbero giungere ad avere un valore prognostico ma avuto in precedenza.

Malattia di Parkinson, cosa la caratterizza: luoghi comuni da sfatare

La Malattia di Parkinson fu descritta per la prima volta in modo completo da James Parkinson nel 1817 nel suo libro intitolato “Essay on the  Shaking Palsy”. È anche nota come “la malattia dei grandi uomini” (Franco,  Cassius Clay, Hiltler, Arafat, Mao, Bresniev, Michael J. Fox, Giovanni Paolo II e molti altri famosi personaggi ne hanno sofferto o ne soffrono).  È un luogo comune che la malattia riguardi solo gli anziani, che il sintomo principale sia il tremore e che non dia dolori.

La realtà è ben diversa essendo questa malattia comune fra le persone giovani, il sintomo principale è la lentezza dei movimenti (circa il 30% dei pazienti non ha tremore) e il dolore è spesso il primo sintomo della malattia.

Il quadro clinico della malattia è classicamente identificato dalla lentezza nei movimenti (bradicinesia), dalla rigidità e dal tremore, anche se quest’ultimo non è sempre presente.

I sintomi sono causati dalla degenerazione e morte di cellule di una piccola zona del cervello detta “sostanza nera” che è la zona in grado di produrre un neurotrasmettitore, la dopamina, coinvolto nel “controllo” del movimento. I sintomi non si presentano sempre una eguale intensità determinando, in relazione al prevalere dell’uno sull’altro, il manifestarsi di diverse forme cliniche.

La disabilità indotta dalla malattia di Parkinson non correla solo con il “disturbo del movimento” ma può coinvolge anche altri sistemi quale il cardiovascolare, gastrointestinale, urinario. Esiste una grande variabilità nell’evoluzione della malattia e nel grado di disabilità dei pazienti: il decorso è in genere definito come “cronico-progressivo”, ma è possibile riconoscere fasi protratte di stabilizzazione del quadro soprattutto se il paziente è attentamente curato e controllato