Tumori, guida ai test genetici che ti dicono se sei a rischio

Le mutazioni genetiche possono determinare il rischio di sviluppare tumori. Una guida spiega come prevenirli e i test utili

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Si fa presto a dire DNA. Se è vero che le mutazioni genetiche possono caratterizzare il rischio di sviluppare un tumore a carico dell’apparato genitale femminile (utero, ovaie, cervice uterina, vulva e vagina) è altrettanto importante sapere che secondo le ultime ricerche le mutazioni genetiche causano il 15-20% per cento dei tumori dell’ovaio, il 3% dei tumori dell’utero (o endometriale) e il 5 -10% dei tumori al seno.

Raccapezzarsi in questo dedalo, fatto di sigle e di percentuali, non è però semplice. Per questo può essere di grande aiuto la guida che Acto-Onlus mette a disposizione, dedicata proprio ai Test genetici per le donne con predisposizione ereditaria al tumore. Il documento non serve solo a individuare i geni che “contano”, ma anche a capire quali sono i test genetici, come si eseguono, a chi sono consigliati e come si previene o si riduce il rischio di sviluppare un tumore ereditario.

Cosa comportano le mutazioni

La mutazione genetica più conosciuta associata al tumore ovarico è quella dei geni BRCA1 e BRCA2. Per le donne che abbiano ereditato una mutazione del gene BRCA1 il rischio di sviluppare un tumore dell’ovaio è del 44%; per quelle con mutazione del gene BRCA2 è del 17%. Queste mutazioni possono anche aumentare il rischio di tumore al seno e, in particolare, una mutazione nel gene BRCA2 può causare tumore del seno nell’uomo, tumore della prostata e del pancreas.

Recentemente si è scoperto che la percentuale di rischio di tumore ovarico aumenta moderatamente anche in presenza della mutazione dei geni RAD51C (11%), RAD51D (13%), BRIP1 (6%) e PALB2 (5%). Quest’ultimo è associato anche a un alto rischio di tumore al seno. La Sindrome di Lynch è la più frequente sindrome ereditaria che aumenta la predisposizione al tumore dell’utero (o endometrio) e dell’intestino. Questa sindrome è definita dalla presenza di alterazioni nei geni MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2. L’alterazione dei geni MLH1, MSH2, MSH6 aumenta il rischio di sviluppare un tumore dell’utero (o endometrio) dal 37% al 49%. Per la mutazione PMS2 il rischio di tumore dell’utero è di circa il 13%. L’alterazione di questi geni aumenta anche il rischio di tumore ovarico in una percentuale dell’11-17%.

Cosa dicono i principali test

Le alterazioni genetiche vengono rilevate attraverso specifici test di screening che non si indirizzano a tutta la popolazione ma sono riservati solo alle donne affette da neoplasia ovarica, alle donne affette da tumore dell’utero (o endometrio) e alle persone con una forte storia familiare di tumore. Il test più conosciuto è il test BRCA che rileva l’alterazione di questo specifico gene sia sul tessuto tumorale (test somatico) che su un campione di sangue (test germinale).

Il test somatico viene effettuato all’atto della diagnosi e permette di avviare le pazienti che risultino BRCA mutate alle nuove terapie farmacologiche a base di Parp inibitori. Il test germinale viene effettuato quasi sempre insieme al test somatico e serve per verificare se la mutazione è trasmissibile ereditariamente perché solo le alterazioni genetiche presenti nel sangue possono essere ereditate.

Nel caso di tumore ovarico alcuni centri ospedalieri raccomandano anche il Test HRD (Homologous Recombination Deficiency – Difetto della Ricombinazione omologa). Questo test identifica le donne il cui tessuto tumorale presenta un difetto nei meccanismi di riparazione e comprende la valutazione di numerosi altri geni che potrebbero mostrare mutazioni anche nelle pazienti non BRCA mutate che quindi potrebbero trarre beneficio dalle terapie con Parp-inibitori. Circa il 50% dei tumori ovarici è correlato a mutazioni.

Infine Nelle pazienti con tumore dell’utero (o endometrio), il tessuto tumorale viene studiato in laboratorio con il Test Immunoistochimico (IHC). Il patologo studia il tessuto con colorazioni speciali per valutare l’espressione delle proteine MLH1, MSH2, MSH6 e PMS2. Se il risultato mostra una perdita di positività per qualunque di questi geni si deve eseguire il test genetico su campione di sangue (germinale) per chiarire se il cancro è causato da un’alterazione genetica.