Covid-19 e perdita di capelli, esiste un rapporto?

La perdita di capelli può essere una reazione al Covid: perché cadono le ciocche e cosa possiamo fare

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Quando si punta a fare una ricetta da grande chef, è necessario avere gli ingredienti. Ma è anche importante che questi vengano mescolati sapientemente tra loro, alle dosi giuste, perché il piatto sia perfetto alla vista, all’olfatto e al gusto. Qualcosa di simile accade nella risposta ad un’infezione da virus Sars-CoV-2.

Ci sono diversi fattori che influiscono sulla reazione al virus (dalla risposta infiammatoria a quella immunitaria) e se qualcuno appare preponderante, c’è il rischio che i problemi per l’organismo possano rivelarsi maggiori. In questo senso, anche la perdita di ciocche di capelli può entrare a far parte dei segni a distanza, come risposta allo stress dell’infezione. E non si tratterebbe di un evento rarissimo. Ci sono evidenze che dimostrano questa possibilità.

Ricordiamo una ricerca di qualche tempo fa condotta in un ospedale di Wuhan, dove tutto è nato, secondo cui più o meno una persona su cinque riferisce perdite significative di capelli nei sei mesi susseguenti a Covid-19. Lo studio è stato pubblicato su Lancet, ha preso in esame esclusivamente soggetti ricoverati in ospedale (quindi con quadri seri) ed offre uno spaccato interessante sulla situazione.

Il mistero del telogen effluvium

Non per caso abbiamo parlato della combinazione di diversi componenti che entrano in gioco nel meccanismo che può spiegare la caduta dei capelli. Sicuramente il telogen effluvium entra in questa dinamica, e può portare ad una diffusa perdita di capelli per una sorta di “accelerazione impropria” del ciclo del capello, con il passaggio simultaneo di moltissimi follicoli dalla fase anagen alla fase telogen.

Il telogen effluvium si può verificare in molte malattie: da una banale anemia, al diabete a una polmonite, fino all’insufficienza epatica e renale o in seguito a un intervento chirurgico. A volta, poi può far seguito a uno stress molto intenso, alla gravidanza o anche a una banale influenza. Insomma: l’infezione virale e lo stress psicologico e fisico legato alla risposta dell’organismo a Sars-CoV-2 possono spiegare i motivi di questa situazione, che è stata ampiamente dimostrata dalla scienza.

Basti pensare a quanto recentemente ha riportato Bianca Maria Piraccini, Direttrice della Scuola di Specializzazione di Dermatologia e Venereologia dell’Università di Bologna, durante il Congresso della SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse, sulla scorta di indicazioni emergenti da persone che hanno superato la positività al virus ma riferiscono un indebolimento e un diradamento dei propri capelli.

“Le prime segnalazioni – spiega l’esperta – risalgono a giugno 2020 e sono arrivate da tutto il mondo.” Va comunque ricordato che in genere la caduta dei capelli post-covid rientra appunto nel “telogen effluvium acuto”, e porta alla perdita dai 100 ai 200 capelli al giorno. Si tratta della tipica caduta di capelli reattiva (il telogen effluvium si manifesta anche in caso di intensi stress) che si verifica dopo eventi traumatici. In misura ridottissima, questa caduta può avvenire anche durante il cambio di stagione.

Come comportarsi

Nasce, cresce. E poi muore. Il ciclo di vita di un capello è ormai ampiamente chiarito dalla scienza e prevede, in termini generali, tre fasi: anagen (crescita), catagen (involuzione), telogen (riposo). Normalmente in fase anagen si trova circa l’80 per cento dei capelli del cuoio capelluto. I follicoli piliferi sono molto attivi e estremamente sensibili alle variazioni metaboliche, La fase di crescita può durare da 2 a 5 anni.

Poi si passa alla fase catagen, in cui si ha un’involuzione. Questo momento caratterizza l’inizio della regressione del ciclo del capello che conduce progressivamente all’arresto delle funzioni del follicolo. Normalmente pochissimi follicoli piliferi si trovano contemporaneamente in questa fase.

Infine, ecco la fase telogen. È la fase di riposo del ciclo del pelo e meno del 20 per cento dei capelli si trova in questa fase che dura circa tre mesi. Questo passaggio determina il blocco della crescita dei capelli. Il telogen effluvium si ha quando molti capelli vanno insieme in questa fase, come sembra accadere nelle circostanze sopra riportate.

Sul fronte dei trattamenti per questa condizione, che è temporanea e non va confusa con la classica calvizie o alopecia androgenetica (chiedete sempre al dermatologo per diagnosi e cura), se il medico lo consiglia si può puntare su cortisonici locali ed eventualmente integratori alimentari a base di antiossidanti. Importante è poi lavare bene e con delicatezza i capelli: il cuoio capelluto ha molte ghiandole sebacee e l’accumulo di sebo predispone la cute ad una fastidiosa dermatite seborroica.

Questo vale ancora di più se utilizziamo farmaci per capelli con azione topica: “Rimuovendo i residui dei farmaci le successive applicazioni saranno sicuramente più efficaci – ha segnalato l’esperta in occasione del congresso. Solitamente si torna alla normalità nel giro di qualche mese, ma se una persona è già affetta da malattie dei capelli, tipo alopecia androgenetica (che interessa il 50 per cento delle persone di sesso maschile e femminile), quando la caduta si ferma il diradamento dei capelli rimarrà accentuato”.