Centaurus, cosa sappiamo e cosa aspettarsi della nuova variante di Sars-CoV-2

La nuova variante presenta una sintomatologia differente dalle precedenti, allo studio la rapidità di diffusione del più recente ceppo di Omicron

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

“Chi sa di non sapere sa”, diceva Socrate. Probabilmente oggi, quando parliamo di Omicron BA.2.75, la variante ribattezzata Centaurus con un nome che certo non mette tranquillità, possiamo porci in questa posizione. Ci sono informazioni, soprattutto biologiche, che fanno pensare ad una rapida diffusione del ceppo. E ci sono segnali anche di sintomi probabilmente diversi da quelli classici di Sars-CoV-2 e di Covid-19. Ma non ci sono ancora tutti i tasselli a posto per completare il puzzle delle conoscenze su questo virus, che potrebbe comunque diventare responsabile di nuove ondate nei prossimi mesi. Proviamo allora a mettere in fila quanto ad oggi è stato provato, senza offrire soluzioni ma solo per aiutare tutti a ricordare che la prevenzione ed il distanziamento sono la strategia ideale per ridurre il rischio di ammalarsi e contagiare altri.

Quali sono le caratteristiche genetiche del ceppo

La sottovariante BA.2.75 è stata osservata da qualche mese. Ma già è stata studiata. Si tratta di un ceppo facilmente diffusibile che quindi potrebbe “soppiantare” progressivamente Omicron 4 e 5 che stanno dominando in Italia. C’è comunque un altro aspetto che preoccupa gli studiosi: insieme ad altre due sotttovarianti caratterizzate dai numeri vicini (un po’ come accade con gli indirizzi dei palazzi, si chiama BA.2.74 e BA.2.76) parrebbe in grado di avere una fortissima diffusione, con potenziale impennata del numero dei contagi.

In particolare, nel processo continuo di “riaggiornamento” dei virus che fa parte del loro naturale sviluppo nel tempo, colpisce il fatto che presenti nove mutazioni rispetto alla progenitrice Omicron 2, localizzate sulla proteina Spike. Questa, come ormai abbiamo imparato, è una sorta di “ancora” per il virus che lo aggancia sulla cellula da infettare. Attraverso gli “uncini” invisibili la Spike è quindi la chiave d’accesso del virus, che poi si replica appunto all’interno della cellula. Ma non basta: se sono otto le mutazioni osservate nei confronti di Omicron 2, diverrebbero addirittura 11 considerando invece Omicron 5.

Più abile ad attaccarsi alle cellule

Una ricerca italiana, condotta dagli esperti dell’Università dell’Insubria e pubblicata su European Journal of Internal Medicine, aggiunge un altro elemento che preoccupa. Per Centaurus potrebbe essere più facile, in una sorta di invisibile competizione con gli altri “fratelli” invisibili della famiglia Omicron, aderire alle cellule umane. Il tutto proprio grazie alle mutazioni che la rendano differente, caratterizzandone una maggior efficienza nell’andare verso il bersaglio, ovvero i recettori ACE2 che vengono in qualche modo inibiti dal contatto con il virus. Siamo solo in fase di ricerca e non si può arrivare a conclusioni certe per definire la sottovariante certamente più aggressiva, ma questo è un elemento da considerare.

Sintomi diversi con Centaurus?

Col tempo, Covid-19 ha cambiato il suo modo di presentarsi. Se all’inizio con le varianti Alfa e successive il virus tendeva a scendere nelle vie respiratorie, da cui le gravi polmoniti osservate in alcuni casi, oggi i vari ceppi di Omicron a volte possono dare segni e sintomi più sfumati, soprattutto a carico delle alte vie respiratorie. Quindi attenzione a naso chiuso o che cola, come accade nelle classiche riniti, cefalea, voce che diventa roca e mal di gola. Ma non dimenticate che anche una forte stanchezza magari con dolori alle gambe e ai muscoli come se aveste fatto una lunga corsa o ancora il gonfiore delle palpebre sono state associati all’entrata nel corpo delle nuove varianti virali.

Come si può capire, la miglior risposta viene dalla calma e soprattutto dalla prevenzione. È vero che bisogna controllare Centaurus considerandone anche la capacità di diffusione e vedere se nelle prossime settimane Covid-19 si riaccenderà come si paventa, ma non dimentichiamo ad oggi si accumulano dati possono aiutare a riflettere, seppur parziali ed ancora incompleti per poter dare certezze su ciò che accadrà.

Studiarli è compito della scienza e applicare le conoscenze per la prevenzione e la cura ottimale di chi si ammala è compito dei medici. Facciamo nostra la lezione di Omicron 5, che ci ha permesso di capire come il virus possa diventare più trasmissibile e quindi potenzialmente più contagioso, con una maggior facilità di “attecchire” nell’organismo umano e di diffondersi da una persona all’altra. Ma dal nostro punto di vista, ricordiamo che le strategie di prevenzione rimangono comunque l’arma più efficace che abbiamo per limitare i rischi. E non dimentichiamo che nei casi più seri o in soggetti a rischio i farmaci, utilizzati con la massima appropriatezza e prima possibile (siano essi antivirali specifici o cocktail di anticorpi monoclonali che si sono rivelati utili anche nei confronti di Omicron) possono consentire di affrontare in modo più efficace un’eventuale infezione. La certezza è che vaccinazione, mascherine e igiene sono basilari per difenderci meglio.