Cefalea da “masticazione sbagliata”. Cos’è e come si affronta

Bruxismo e problemi temporo-mandibolari possono far insorgere la cefalea. Ma attenzione a non confonderli

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Mal di testa, che prende il via nell’area delle tempie e della nuca. Dolori al collo e alle gambe. Addirittura vertigini e ronzii alle orecchie. Sono tanti i segnali che possono essere legati alle problematiche dell’articolazione temporo-mandibolare, che mette in relazione la parte inferiore della bocca con l’osso del cranio.

E in molti casi i fastidi nascono anche per l’abitudine a digrignare i denti, quella che gli esperti chiamano bruxismo. Ma non ci si deve rassegnare, una visita dell’odontoiatra e qualche semplice misura possono aiutarci a combattere all’origine quel cerchio alla testa che rovina le giornate.

Come nasce il disturbo

Masticate troppo velocemente? Siete particolarmente stressate e quindi digrignate i denti? Forse il mal di testa nasce anche da questa abitudine e dal bruxismo che la accompagna, oltre che direttamente dai rapporti “alterati” dell’articolazione temporo-mandibolare.

Il benessere di questa giunzione tra cranio e mandibola è troppo spesso sottovalutato: masticazioni rapide che non permettono il passaggio del cibo dagli incisivi fino ai molari, tensione emotiva che porta al bruxismo (la cattiva abitudine, spesso del tutto involontaria, di digrignare i denti), insufficiente igiene con “vuoti” prolungati nella dentatura che portano a  modificare i normali rapporti tra arcata dentaria superiore ed inferiore, col tempo, conducono alla sofferenza di muscoli e tendini preposti alla masticazione.

Risultato? Si fanno movimenti anomali e negli anni si danneggia l’articolazione stessa, che col tempo si altera e può andare incontro a dislocazione, con modificazione della normale anatomia dei legamenti, e addirittura artrosi. Sul fronte delle articolazioni, invece, occorre ricordare che l’apparato della masticazione rappresenta una sorta di “punto d’incontro” tra muscoli agonisti ed antagonisti del capo e della schiena, e l’articolazione temporo-mandibolare può essere una stazione fondamentale in questo processo.

Per questo se si altera il normale meccanismo della masticazione possono comparire problemi alla schiena e al collo, così come una cattiva posizione della colonna vertebrale, ad esempio legata alla scoliosi, può dar luogo a problemi di masticazione.

Insomma: bisogna scegliere la posizione giusta, muovere regolarmente il capo e la schiena e masticare con cura. Così facendo, anche il mal di testa potrebbe sparire. In ogni caso, sul fronte dei disturbi, la sindrome temporo-mandibolare è caratterizzata essenzialmente da una limitata e difficoltosa apertura della bocca. La persona che ne soffre si accorge che la mandibola si blocca in una specifica posizione e il semplice sbadigliare o masticare porta a veri e propri “scricchiolii” e dolori.

Per quanto riguarda il bruxismo, invece, il meccanismo che lo genera è legato allo sforzo eccessivo e prolungato dei muscoli deputati alla masticazione. Questi dovrebbero lavorare più o meno un’ora al giorno, quando si mangia. Invece, lavorando molto anche di notte vanno incontro a una tensione muscolare che si ripercuote anche sui muscoli del cranio. Risultato? In entrambe le situazioni, che possono anche associarsi, è più facile veder insorgere la cefalea e gli altri disturbi, più o meno intensi.

Bruxismo e problemi temporo-mandibolari non sono sinonimi

La soluzione dei problemi può venire solo dallo specialista. Ma in molte circostanze, per chi soffre di problemi legati alla masticazione incontrollata o ad un’alterazione anatomica dell’articolazione, un aiuto può venire da un “bite” su misura.

Si tratta di un dispositivo rimovibile in resina trasparente, che va sempre indicato dall’odontoiatra e può avere diverse indicazioni. Può ad esempio contribuire a modificare la posizione della mandibola, se questa risulta alterata, migliorando l’attività dei muscoli, e i rapporti tra le strutture delle articolazioni temporomandibolari.

Distribuendo i contatti dei denti con il bite si può anche ridurre la forza con cui si possono stringere, serrare e digrignare i denti, riducendo di conseguenza i danni che queste attività possono causare alle strutture della bocca, e favorendo il rilassamento dei muscoli masticatori.

In più il bite permette di ridurre gli effetti del bruxismo. Evita l’usura dentale e i danni ai denti, perché impedisce che i denti stessi vengano in contatto, permettendo solo il contatto tra i denti e il bite di resina. Il bite è meno duro dei denti, quindi con il tempo tenderà a deteriorarsi. Ma i denti non si consumeranno. Allo stesso modo riduce la sollecitazione dei tessuti di sostegno dei denti.

Attenzione però: il bruxismo non è una patologia ad origine odontoiatrica,  ma si riferisce ad un paziente che ha un’abnorme attività dei muscoli masticatori, serratori e deviatori, sia durante la veglia che, soprattutto, durante il sonno. E non va confuso con i problemi dell’articolazione.

Se l’obiettivo è il “riposizionamento” della mandibola per riavvicinare la struttura anatomica dell’articolazione a quella originale, i dispositivi devono “insegnare” al sistema nervoso centrale, che coordina l’attività dei muscoli masticatori, una nuova posizione della mandibola nello spazio. Queste strutture non possono quindi essere portate solo la notte, o comunque saltuariamente, perché non riuscirebbero a svolgere la loro mansione e ne sortirebbe solo un aggravamento dello stato della persona  per una sorta di “disorientamento” nei meccanismi di controllo della posizione della mandibola.