Acido urico alto: cause, sintomi e prevenzione

Se l'acido urico sale, potrebbe essere causato da una dieta troppo ricca in purine. Cosa si rischia e consigli pratici per tenerlo a bada

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Si chiama iperuricemia. Ed è un parametro che indica l’aumento dell’acido urico nel sangue oltre i valori ritenuti fisiologici (uomo 4-7 mg/100 ml, donna 3-6,5 mg/100 ml), dovuto a iperproduzione e/o ridotta escrezione. Non si tratta solo di un dato aspecifico da conoscere. Se l’acido urico aumenta, infatti, si possono avere diversi problemi metabolici, oltre che influssi sul funzionamento dei reni. Per non parlare ovviamente della gotta, patologia delle articolazioni, e non solo, che si correla al deposito di cristalli di acido urico all’interno delle articolazioni.

Che rapporti esistono tra acido urico e gotta

La gotta, legata al deposito di acido urico all’interno delle articolazioni, è sicuramente la forma più studiata delle cosiddette artropatie da microcristalli. Ma esistono anche altre patologie infiammatorie di questa classe, come quelle causate da deposito di pirofosfato di calcio e da fosfato di calcio basico.

I cristalli di urato monosodico possono cristallizzarsi a partire dall’acido urico e depositarsi nel liquido sinoviale e nei tessuti. Questa possibilità appare dipendente da diversi elementi che possono interferire con il fenomeno. Prima di tutto brusche variazioni dell’uricemia, che possono anche verificarsi con livelli di uricemia normali o poco innalzati. Un ruolo significativo può essere giocato anche dall’abbassamento della temperatura, che spiega il perché spesso le crisi compaiano di notte, quando la condizione termica è più bassa.

Cosa succede nelle articolazioni in caso di gotta

Pur se gli studi sui meccanismi che portano alla lesione infiammatoria sono stati concentrati soprattutto sui cristalli di acido urico, si può ipotizzare che la cascata di fenomeni che conducono all’infiammazione sia simile nelle diverse forme. In pratica, una volta all’interno del tessuto sinoviale, il cristallo dà il via alla produzione di mediatori cellulari e umorali dell’infiammazione.

Alla sintesi di questi fattori, come il complemento, il sistema coagulativo, i monociti e i sinoviociti, fa seguito una rapidissima vasodilatazione, un aumento della permeabilità vascolare e un’intensa reazione dolorosa legata alla produzione di prostaglandine, frazioni complementari e istamina.

In seguito si verifica il richiamo di neutrofili che fagocitano i cristalli per poi subire un processo di lisi, che amplifica ulteriormente la reazione infiammatoria.  Nasce a questo punto un’infiammazione acuta, che normalmente cessa in pochi giorni e comunque in meno di una settimana, per l’azione di meccanismi antiinfiammatori endogeni e per il processo di solubilità che interessa i cristalli. Tuttavia il processo può ripetersi, spesso a carico della medesima articolazione, o in altri organi, Il fenomeno si verifica nella gotta cronica, in cui si possono formare anche lesioni osteoarticolari deformanti.

Come si manifesta l’artrite gottosa acuta

Pur se fanno parte di un’unica forma patologica, le diverse artropatie da microcristalli presentano un quadro clinico variabile. La gotta acuta è caratterizzata da un dolore molto intenso ad insorgenza improvvisa e arrossamento articolare e periarticolare. In almeno la metà dei casi il primo attacco si localizza all’alluce. Normalmente l’attacco è comunque monoarticolare, insorge di notte e recede completamente entro dieci giorni. Va ricordato che la crisi acuta può essere attivata da traumi, infezioni acute, abuso di alcolici o anche da alcuni farmaci di ampio utilizzo, come l’acido acetilsalicilico e la furosemide.

La diagnosi clinica di gotta è abbastanza agevole. Tuttavia mentre elevati livelli sierici di acido urico possono indicare un aumentato rischio di gotta, non tutti coloro che presentano una iperuricemia svilupperanno una gotta. Così, il test più affidabile per la gotta è identificare la presenza dei cristalli di acido urico nei tessuti. Nella gotta acuta, ciò viene fatto mediante l’esame del liquido sinoviale ottenuto con un’artrocentesi – una procedura frequente condotta in ambulatorio in anestesia locale – o da materiale proveniente dai noduli detti “tofi” (depositi sottocutanei di cristalli) o dal liquido di una borsite.

Sebbene i cristalli della gotta tipicamente non siano evidenziabili ai raggi X, l’esame radiografico può mostrare il danno osseo e la tumefazione dei tessuti molli come esito di ripetuti episodi infiammatori e di deposito di cristalli di acido urico. Oltre al dolore intenso che può raggiungere il suo picco entro poche ore e si mantiene a questo livello per diversi giorni2, la gotta acuta presenta una intensa componente infiammatoria.

La gotta acuta, particolarmente quando è severa ed impegna più di una articolazione, può associarsi a febbre, brividi e malessere generale. Il dolore della gotta acuta spesso diventa progressivamente severo, fino a raggiungere il punto in cui il paziente non sopporta neanche il contatto con i vestiti.   L’attacco acuto è caratterizzato da insonnia, difficoltà nel trovare una posizione sopportabile, e comparsa di segni che simulano una infezione acuta, come tumefazione articolare, calore, rossore e dolorabilità intensa. La durata di un attacco di artrite gottosa acuta varia in base alla sua gravità. Mentre i primi pochi attacchi di solito durano diversi giorni, gli attacchi successivi, se non trattati, possono persistere per settimane.

Che rapporti esistono tra iperuricemia e cuore

Recentemente si è scoperto che l’aumento dell’acido urico nel sangue può segnalare un potenziale rischio anche per il cuore. L’iperuricemia è infatti legata a doppio filo con un incremento del rischio cardiovascolare. L’eccesso di acido urico inoltre aumenta il rischio di ipertensione arteriosa e danni renali, e quasi triplica la probabilità di diabete tanto che alcuni studi sperimentali suggeriscono che l’iperuricemia possa essere un fattore di rischio più temibile del colesterolo”.

I meccanismi del danno da acido urico sono molteplici e complessi.  I cristalli che si depositano sulla parete dei vasi aumentano la possibilità di formazione della “placca” aterosclerotica, a cui contribuiscono anche i processi di sintesi dell’acido urico portando alla formazione di una grossa quantità di sostanze ossidanti che alterano l’endotelio della parete dei vasi rendendoli più suscettibili alla comparsa di aterosclerosi.

Come si scopre l’iperuricemia

Questa situazione va individuata – basta un semplice esame del sangue – e prevenuta con una dieta attenta anche se non dà sintomi. Non tutte le persone con un eccesso di acido urico nel sangue infatti manifestano gotta o calcoli renali. In questi casi è fondamentale l’introduzione di modifiche dietetiche e un aumento dell’assunzione di liquidi, strategie che bisogna adottare comunque anche nei casi di gotta vera e propria.

Come si deve affrontare l’iperuricemia

L’approccio va scelto caso per caso, anche in relazione al profilo di rischio. Importante è innanzitutto combattere il sovrappeso, visto che in caso di obesità il rischio di iperuricemia aumenta. Attenzione va prestata anche quando ci si mette a dieta: i dimagramenti drastici possono addirittura peggiorare gli attacchi di gotta, bisogna ricordare di evitare cibi con alto contenuto di “purine”, che sono i precursori degli acidi urici. È il caso ad esempio degli alimenti come le interiora (cervello, trippa, fegato, rognone, etc), acciughe e sardine, la cacciagione, i molluschi (cozze, vongole), i crostacei (gamberi, aragosta, etc).

Particolare attenzione va prestata anche all’eccesso di assunzione di fruttosio, spesso impiegato nelle bibite oltre che, ovviamente, nei succhi di frutta. Quando necessario, infine, il medico può indicare terapie mirate per contenere i livelli dell’acido urico nel sangue.

Donne, attenzione a tavola

Partiamo con una curiosità. Per il gentil sesso il rischio dell’iperuricemia sembrerebbe essere legato soprattutto al consumo eccessivo di molluschi e pesce, più che all’aumento di peso circoscritto all’addome e ai conseguenti problemi del metabolismo, che invece incide molto sullo sviluppo del problema nei maschi.

A dirlo è uno studio condotto dall’Università Keele, nel Regno Unito, pubblicato su Advances in Rhematology. Stando alla ricerca, che ha preso in esame oltre trenta articoli scientifici, il rischio di veder comparire l’attacco di gotta e i conseguenti dolori sarebbe correlato ovviamente con i problemi del metabolismo, ma soprattutto per le donne salirebbe quando si esagera con il pesce e con seppie, calamari e simili. Un semplice esame del sangue consente comunque di sapere se i valori dell’uricemia sono sotto controllo e indirizzare l’alimentazione nel senso più corretto.

Cinque consigli pratici per chi ha l’acido urico alto

  • Fate attenzione al digiuno prolungato: in questi casi conviene seguire regolarmente il ritmo dei pasti.
  • Riducete il consumo di alimenti molto ricchi in purine come crostacei, pesce azzurro, fegato e cervella.
  • Limitate il consumo di alcolici, visto che l’abuso di alcol può favorire la comparsa degli attacchi di gotta.
  • Bevete sempre molta acqua, per mantenere “puliti” i reni e ridurre il rischio che si formino calcoli.
  • Preferite la cottura al vapore o la bollitura, per limitare i rischi legati al consumo di grassi.

Fonti bibliografiche

M. Passamonti, Iperuricemia asintomatica. I nuovi indirizzi: cosa sapere per ben agire in Medicina Generale, SIMG

Iperuricemia cronica con e senza depositi di urato nell’anziano: specificità cliniche e terapeutiche, Giornale di Gerontologia

S. Keller, Gotta, Manuale MSD05