Uomini e donne non si comportano allo stesso modo quando si parla della “malattia dei re”, ovvero della gotta e dei fortissimi dolori che causa all’articolazione.
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Acido urico alto: attenzione alla dieta
Per il gentil sesso il problema sembrerebbe essere legato soprattutto al consumo eccessivo di molluschi e pesce, più che all’aumento di peso circoscritto all’addome e ai conseguenti problemi del metabolismo, che invece incide molto sullo sviluppo del problema nei maschi. A dirlo è uno studio condotto dall’Università Keele, nel Regno Unito, pubblicato su Advances in Rhematology.
Stando alla ricerca, che ha preso in esame oltre trenta articoli scientifici, il rischio di veder comparire l’attacco di gotta e i conseguenti dolori sarebbe correlato ovviamente con i problemi del metabolismo, ma soprattutto per le donne salirebbe quando si esagera con il pesce e con seppie, calamari e simili. Un semplice esame del sangue consente comunque di sapere se i valori dell’uricemia sono sotto controllo e indirizzare l’alimentazione nel senso più corretto.
Come si sviluppa la malattia
La gotta è legata all’iperuricemia, cioè ad un aumento dei valori di acido urico nel sangue, dovuta a eccessiva produzione di acido urico da parte dell’organismo (magari a causa di una dieta eccessivamente ricca in purine, contenute soprattutto nella birra, nelle frattaglie, nelle animelle, nelle acciughe e nel cervello, da cui deriva l’acido urico) oppure anche alla diminuita escrezione dell’acido urico da parte dei reni. In questo caso, il vero colpevole non va ricercato nell’alimentazione ma piuttosto in un cattivo funzionamento di questi organi, spesso non legato ad una specifica patologia.
L’iperuricemia può rimanere per anni completamente asintomatica, salvo poi scatenarsi per il deposito di cristalli di urato monosodico (concrezioni di acido urico che uscendo dal sangue si depositano nelle articolazioni) con attacchi acuti che si presentano soprattutto di notte (pare che sia importante l’abbassamento della temperatura tipico delle ore notturne) spesso associati a febbre.
Le parti più colpite sono le articolazioni degli alluci, della caviglia, del ginocchio, del polso e delle dita. L’infiammazione, pur se trattata, può mantenersi per alcuni giorni e va trattata dal medico con farmaci specifici.
Se l’iperuricemia non viene adeguatamente trattata, gli attacchi acuti alle articolazioni si moltiplicano e si possono formare “tofi gottosi”, vale a dire noduli formati dalla deposizione di acido urico che possono interessare il padiglione auricolare, i gomiti, le ginocchia; a livello dei reni si possono invece formare calcoli.
Come si previene
L’iperuricemia va individuata – basta un semplice esame del sangue – e prevenuta con una dieta attenta anche se non dà sintomi. Non tutte le persone con un eccesso di acido urico nel sangue infatti manifestano gotta o calcoli renali. In questi casi è fondamentale l’introduzione di modifiche dietetiche e un aumento dell’assunzione di liquidi, strategie che bisogna adottare comunque anche nei casi di gotta vera e propria.
Importante è innanzitutto combattere il sovrappeso, visto che in caso di obesità il rischio di iperuricemia aumenta. Attenzione va prestata anche quando ci si mette a dieta: i dimagramenti drastici possono addirittura peggiorare gli attacchi di gotta, bisogna ricordare di evitare cibi con alto contenuto di “purine”, che sono i precursori degli acidi urici. È il caso ad esempio degli alimenti come le interiora (cervello, trippa, fegato, rognone, etc), acciughe e sardine, la cacciagione, i molluschi (cozze, vongole), i crostacei (gamberi, aragosta, etc).
Particolare attenzione va prestata all’eccesso di assunzione di fruttosio, spesso impiegato nelle bibite oltre che, ovviamente, nei succhi di frutta. Quando necessario, infine, il medico può indicare terapie mirate per contenere i livelli dell’acido urico nel sangue.
Attenzione al cuore
Recentemente si è scoperto che l’aumento dell’acido urico nel sangue può segnalare il rischio anche per il cuore. L’iperuricemia è infatti legata a doppio filo con un incremento del rischio cardiovascolare, che si impenna se si supera il livello di 6 milligrammi per decilitro. Diverse decine di italiani, quindi nascondono nei vasi sanguigni “gemme” che sono però per nulla preziose.
“Considerando la soglia attuale di rischio fissata in 6 milligrammi per decilitro di sangue si è dimostrato, che per ogni incremento di 1 milligrammo il rischio di complicanze cardiovascolari gravi cresce dal 9 al 26 per cento, con un parallelo incremento della mortalità e aumenta di oltre il 20 per cento il pericolo d’ictus” – spiega Claudio Borghi, Ordinario di Medicina Interna all’Università di Bologna.
“L’eccesso di acido urico inoltre aumenta il rischio di ipertensione arteriosa e danni renali, e quasi triplica la probabilità di diabete tanto che alcuni studi sperimentali suggeriscono che l’iperuricemia possa essere un fattore di rischio più temibile del colesterolo”.
I meccanismi del danno da acido urico sono molteplici e complessi. I cristalli che si depositano sulla parete dei vasi aumentano la possibilità di formazione della “placca” aterosclerotica, a cui contribuiscono anche i processi di sintesi dell’acido urico portando alla formazione di una grossa quantità di sostanze ossidanti che alterano l’endotelio della parete dei vasi rendendoli più suscettibili alla comparsa di aterosclerosi.
Consigli pratici per chi ha l’acido urico alto
- Consumate regolarmente alimenti di origine vegetale, compresi cereali come pasta e pane.
- Fate attenzione al digiuno prolungato: in questi casi conviene seguire regolarmente il ritmo dei pasti.
- Riducete il consumo di alimenti molto ricchi in purine come crostacei, pesce azzurro, fegato e cervella.
- Limitate il consumo di alcolici, visto che l’abuso di alcol può favorire la comparsa degli attacchi di gotta.
- Bevete sempre molta acqua, per mantenere “puliti” i reni e ridurre il rischio che si formino calcoli.
- Preferite la cottura al vapore o la bollitura, per limitare i rischi legati al consumo di grassi.