#PostaDelCuore

Mia moglie è una malata immaginaria. Ma non vuole farsi aiutare

Affidarsi a uno specialista è l'unica possibilità per ritrovare la luce in fondo al tunnel. Ma per vederla, quella luce, c'è bisogno di riconoscere il problema

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Ciao, vi scrivo perché ho un problema con mia moglie, che si è trasformata in una malata immaginaria. Circa 8 anni fa scopre di avere un problema di salute piuttosto grave, le stiamo giustamente vicini sia io che sua madre e sua sorella. Fa un intervento piuttosto complicato con una lunga riabilitazione, ma per fortuna va tutto per il meglio e nel giro di un anno è guarita. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo. In quel frangente avevamo anche due figli piccoli ed è stata una gran fatica, ma col supporto di chi ci ama abbiamo superato tutto alla grande. Ovviamente seguono dei controlli, e due anni dopo, passati aiutandola tutti a più non posso, sollevandola il più possibile da ogni fatica, ricompare lo spettro della malattia. Lei lascia il lavoro, si chiude in se stessa, è praticamente assente in famiglia e io e i bambini ci arrangiamo con l’aiuto dei nonni e dei miei cognati (santi subito!). Quest’estate, sua sorella scopre, dal medico curante di mia moglie, che sta bene. Ci ha raccontato un sacco di bugie. Per essere accudita, assistita, aiutata, sollevata da ogni responsabilità. Al di là della delusione e della rabbia iniziale (e da parte mia ce n’è stata parecchia, perché penso a quanto ha tolto ai suoi figli), abbiamo cercato di parlarne con lei chiedendole mettersi in mano a uno psicologo per uscire da questo tunnel. Risposta: siamo tutti pazzi, noi, e lei è quella malata che soffre. Io non so più cosa fare.

La situazione che stai affrontando non è facile. Non lo è per te, né tanto meno per i vostri figli e per tutte le persone che vi stanno accanto. Ma non lo è neanche per lei che probabilmente non si sente compresa, non si sente capita dalle uniche persone di cui ha bisogno davvero: la sua famiglia.

La rabbia che tu nutri in questo momento, per tutta la situazione che ha sconvolto inevitabilmente ogni equilibrio tenuto in piedi faticosamente dopo la malattia, è comprensibile. Ma ti prego di metterla da parte, perché questa, qualora fosse percepita da tua moglie, non farebbe altro che farla sprofondare in un oblio sempre più oscuro e pericoloso. La soluzione che le hai proposto, quella di affidarsi a uno specialista, è l’unica possibilità affinché lei possa ritrovare la luce in fondo al tunnel. Ma per vederla, quella luce, lei ha bisogno di riconoscere un problema reale, che al momento ovviamente non percepisce come tale.

Non so se possiamo parlare di ipocondria, o se sia più giusto dire che tua moglie soffra di sindrome di Munchausen, questo solo un esperto può diagnosticarlo. Quello che posso dirti, però, è che al di là di eventuali sintomi immaginari, l’angoscia che l’affligge per questa malattia fittizia è reale. Così come lo è il bisogno di sentirsi accudita e assistita da voi. Non sta fingendo, anche se vi ha raccontato delle bugie, e voglio escludere che si tratti di una simulazione per un tornaconto personale.

Ti sto dicendo questo perché so che lei ha bisogno di te, della tua fiducia. Perché il malessere che lei accusa, anche se clinicamente inesistente, c’è ed è reale. Forse ha a che fare con la paura, che a volte sa essere paralizzante e ingestibile, o forse quel problema di tanti anni fa ha aperto una ferita lacerante e mai guarita, che è arrivata a intaccare la sua lucidità. I motivi che si nascondono dietro a tutto non posso saperli, ma hanno portato a un problema che oggi ha assunto una forma inaspettata e insidiosa, difficile da combattere, ma non impossibile.

So quanto ti hanno ferito tutte le bugie che ti ha raccontato in questi mesi. Ma alzare un muro nei confronti di una persona che altro non cerca che una mano a cui aggrapparsi è un errore che rischia di mandare la vostra famiglia in frantumi.  Quello che ti invito a fare, adesso, è prenderti del tempo per metabolizzare l’accaduto, per perdonarla e per farle sentire che ci sei. Non aggredirla, non sbatterle in faccia una verità che al momento lei non sa vedere, perché così rischi solo di aumentare in lei una sensazione di solitudine e isolamento.

Se non riesci più a dare valore alle sue parole, e dopo quello che è successo è più che comprensibile, cerca di immedesimarti quanto meno nelle esperienze che sta vivendo. Prendila per mano e accompagnala verso un percorso di guarigione, ma non farlo da solo perché questo sarà faticoso. Fatti aiutare dagli amici e dalla famiglia, chiedi l’aiuto di un esperto e fatti supportare nel percorso. Questo l’aiuterà a riconoscere il problema e farlo sarà solo il primo passo verso un ritrovato benessere. In bocca al lupo!