La solitudine fa male. E può arrivare a uccidere

La massima autorità sanitaria Usa lancia l’allarme: di solitudine si muore, colpisce il 50% degli adulti e “uccide quanto un pacchetto di sigarette al giorno”.

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

In un mondo sempre più connesso, la solitudine sembra essere un’epidemia silenziosa e mortale.

A lanciare l’allarme è la massima autorità sanitaria degli Stati Uniti, Vivek Murthy che, nel suo ultimo discorso alla BBC, ha invitato i cittadini e i funzionari pubblici a prestare particolare attenzione alle conseguenze della solitudine e dell’isolamento, come farebbero per altre gravi condizioni come obesità, dipendenza dal fumo e uso di droghe.

Il messaggio è chiaro: la solitudine è una questione cruciale che richiede la stessa urgenza di altre gravi patologie altrettanto pericolose per la nostra salute.

In un’epoca in cui siamo connessi costantemente attraverso i social media e le nuove tecnologie, è paradossale pensare che questa condizione possa essere così diffusa. Eppure, un recente studio, condotto dal Consiglio generale degli Stati Uniti, ha dimostrato un preoccupante calo del 70% delle interazioni tra il 2003 e il 2020, evidenziando come l’isolamento sociale possa aumentare il rischio di morte prematura, ictus e malattie cardiache.

Inoltre, dobbiamo considerare come negli ultimi anni la situazione sia diventata sempre più critica anche a causa delle restrizioni e del distanziamento e come il senso di paura e di incertezza abbiano avuto ripercussioni profonde sulla salute mentale di innumerevoli persone in tutto il mondo.

Nonostante le affermazioni di Murthy riguardino il popolo statunitense, il problema è presente in tutte le società occidentali moderne, in diverse forme e intensità e ci spinge a riflettere sul senso di vuoto e di abbandono, non solo come una questione individuale, ma come un problema di salute pubblica che richiede una risposta collettiva e responsabile.

Ammalarsi di solitudine: ecco perché

Sappiamo – ha detto Murthy – che la solitudine è un sentimento comune a molte persone. È come la fame o la sete. È una sensazione che il corpo ci invia quando qualcosa di cui abbiamo bisogno per la sopravvivenza viene a mancare”.

In un’epoca in cui la tecnologia ci avvicina virtualmente, paradossalmente, ci sentiamo più isolati che mai. Ma cosa si intende per solitudine? E quando può diventare pericolosa?

Non dobbiamo dimenticare che, da sempre, l’essere umano è un “animale sociale” e nell’antichità la sopravvivenza era possibile solo insieme, mentre da soli si moriva. Si tratta infatti di un fenomeno complesso che riguarda non solo l’individuo, ma anche la società nel suo insieme.

La solitudine può essere definita come una condizione in cui l’individuo percepisce un divario tra le relazioni sociali desiderate e quelle effettivamente presenti nella propria vita. Questa separazione può manifestarsi in diverse forme, come l’assenza di legami affettivi profondi, la mancanza di appartenenza a un gruppo sociale o la percezione di essere incompresi dagli altri.

È importante sottolineare che non stiamo parlando semplicemente di un isolamento fisico temporaneo, ma piuttosto di un’esperienza soggettiva e multidimensionale. Una persona può sentirsi sola anche quando è circondata dagli altri, se non riesce a stabilire connessioni emotive significative con loro.

Tutto questo può avere effetti negativi sulla nostra salute fisica, tanto da essere paragonata all’azione dannosa del fumo o dell’obesità. Essa può indebolire il sistema immunitario, rendendoci più vulnerabili alle infezioni e alle malattie. Inoltre, la solitudine cronica è stata associata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, ipertensione, infiammazioni e alterazioni del sonno.

Queste conseguenze fisiche possono essere spiegate attraverso diversi meccanismi. Ad esempio, può essere una risposta alla nostra tensione emotiva che porta il nostro organismo ad aumentare la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress, che a lungo termine può danneggiare il nostro corpo. Inoltre, quando ci sentiamo soli, siamo più portati ad adottare comportamenti poco salutari, come una cattiva alimentazione, la sedentarietà o l’abuso di sostanze, che possono compromettere ulteriormente la nostra salute.

Tuttavia, la solitudine non colpisce solo il nostro corpo, ma anche e soprattutto la nostra mente. Sentirsi spesso soli può portare a una serie di problemi psicologici, tra cui depressione, ansia e disturbi del sonno. Il senso di isolamento e di mancanza di appartenenza può generare sentimenti di inadeguatezza, tristezza e disperazione, alimentando un circolo vizioso di pensieri negativi e autocommiserazione.

Inoltre, il senso di vuoto sociale può influenzare la nostra capacità di pensare, imparare e prendere decisioni, aumentando il rischio di demenza e declino cognitivo.

Combattere la solitudine, la chiave per la felicità

La solitudine è un’ombra silenziosa, un’emozione profonda e complessa, che va oltre la semplice assenza di compagnia o il sentirsi soli. Nasconde spesso il desiderio di una connessione autentica, di un abbraccio che riscalda il cuore e di uno sguardo che ci fa sentire compresi e amati.

Oggi, pur avendo la possibilità di “essere presenti” ovunque, siamo in qualche modo assenti nella nostra vita reale. Abbiamo iniziato a sostituire le interazioni faccia a faccia con messaggi di testo e videochiamate, perdendo così l’opportunità di creare legami profondi e duraturi.

Il primo passo per affrontare la solitudine è coltivare la consapevolezza di sé, riconoscere i propri sentimenti e i propri bisogni. Prestiamo quindi attenzione alle nostre emozioni e cerchiamo di capire cosa ci fa sentire soli o isolati. Essere consapevoli ci permetterà di identificare le aree della nostra vita in cui c’è bisogno di cambiamenti e di stabilire obiettivi per migliorare le nostre relazioni interpersonali.

Cerchiamo di stabilire legami con le persone che condividono i nostri interessi, valori e passioni. Anche partecipare a gruppi, eventi o attività sociali ci permetteranno di fare nuovi incontri e di costruire relazioni basate sulla comprensione, sull’empatia e sul sostegno reciproco. Le relazioni profonde e autentiche sono fondamentali per combattere la solitudine e promuovere il benessere emotivo.

Non dimentichiamo, inoltre, l’importanza delle relazioni già presenti nella nostra vita. Cerchiamo di dedicare tempo ed energia ai nostri amici, familiari e partner per rafforzare i legami affettivi e mantenere viva la connessione emotiva, rimanendo presenti e ascoltando con cura i loro pensieri e i loro sentimenti.

Ricordiamo l’importanza di praticare la gratitudine quotidianamente, prendendo nota delle persone e delle esperienze che ci rendono felici e cercando di esprimere apprezzamento per gli altri. La gratitudine è un potente antidoto alla solitudine, poiché ci aiuta a focalizzare l’attenzione sulle cose positive della nostra vita e a riconoscere il valore delle relazioni che abbiamo.

Infine, prestiamo attenzione alle nostre esigenze e impariamo ad amare noi stessi attraverso attività come l’esercizio fisico, la meditazione, la lettura o l’arte. Una persona equilibrata è più propensa a instaurare relazioni sane e appaganti con gli altri. Prendersi cura di sé è essenziale per affrontare la solitudine e promuovere il benessere generale.

In conclusione, seppur nella sua essenza più profonda, la solitudine ci ricorda quanto sia preziosa e vitale la vicinanza emotiva con gli altri e che, anche in un mondo apparentemente connesso, il calore umano e l’autentica connessione con gli altri, quella che nutre la nostra anima e ci mantiene sani e felici.