Tedua e Capo Plaza, Parole vuote (La solitudine): testo e significato

È la rivisitazione di uno dei più grandi successi del pop italiano il nuovo singolo Parole vuote di Tedua e Capo Plaza

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Maria Francesca Moro

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista e content editor. Dalla carta al web e ai social racconta di lifestyle, cultura e spettacolo.

Alla fine dell’estate, Tedua aveva condiviso sul proprio profilo Instagram un breve frammento di un brano familiare, eppure mai ascoltato prima. I fan, estasiati, ne avevano chiesto a gran voce la pubblicazione. Il rapper genovese non ha acconsentito, non ufficialmente, ma sui suoi social hanno cominciato ad arrivare, sempre più frequenti, nuovi indizi e qualche spoiler.

Fino alla mezzanotte in punto del 28 novembre, quando finalmente Tedua ha rilasciato il nuovo singolo Parole vuote (La solitudine), prodotto da Shune e con la collaborazione del collega e grande amico Capo Plaza.

Parole vuote (La solitudine): il significato della canzone di Tedua

In Parole vuote (La solitudine) il rapper Tedua si mostra in una veste inedita, rivelando il proprio lato più intimo e introspettivo. Nella strada verso il successo, il giovane artista racconta delle contraddizioni che portano con sé la fama e la ricchezza. Il senso di smarrimento e la solitudine che accompagnano il diventare famoso.

Assieme a Capo Plaza, Tedua racconta l’importanza di avere al fianco una persona con cui confidarsi, un amico sincero e disinteressato alla fama, perché i conflitti interiori non possono essere risolti da soli e, nel buio della solitudine, appaiono enormi e irrisolvibili.

Parole vuote (La solitudine), il testo di Tedua e Capo Plaza

Ho preso questa scelta e

Devo andare in fretta per

Ambire alla vetta

 

Se tu sei in grado di seguirmi

Allora non ti lascerò più sola e

Prenderò alla svelta le

Scelte con la testa che sbatto sulla tua finestra

Non mi hai capito ancora

Non mi resta che un’onesta vita nuova

 

E non a caso non ti chiamo e non invado più il tuo spazio

Sono caro e così grato a quel passato

Ma è passato così tanto

Che non mi vedresti così

Non sapresti dirmi di chi

È stata la colpa e non mi importa

Tanto conta che non tornerà

Quindi affronta quel presente e sii cosciente

Perché niente si risolve con le cose fatte a metà

 

Baby, ti aspetto alla Taverna dei Poeti

La penna con cui scrivo i miei poemi

Poteri che possiedi sono pieni di misteri

E non ti celi ma tu geli gli eschimesi

Mesi e mesi ma dov’eri?

Senza contare che ieri

Ti sei presentata più sballata e non sapevi

Quanto male potrà farti

La solitudine non è la soluzione dei problemi

Sto tornando da solo

E non mi ritrovo nelle persone

Che ho incontrato lungo la strada

E mi han lasciato solo parole, vuote

Ogni volta che provo

Anche se sbaglio imparo di nuovo

Ma alla prima svista poi scivola e va

Quanto altro male ti farà la solitudine

La solitudine, nananana

La solitudine, la solitudine

La solitudine

 

Anche se non sei più la stessa di una volta

Mi è rimasta impressa nella porta, il colpo della nocca

Quando ancora ti drogavi e ti giravi

E dopo urlavi “vattene, non sei tu”

Questo è il mio duello, con la sofferenza di una dipendenza

Che mi sta ferendo, che mi sta tenendo spalle al muro

Vieni qui, sì ma siediti e beviti un drink

Si va piano, ma al piano bar

Ti va

Di raccontarmi cosa non va?

Cresciuti in quei postacci, nei paesaggi, nei paraggi, dei

Fantasmi vogliono farmi del male

Senti il sapore del vino

Non hai nessuno vicino a cui poterlo confidare

Sei perso, hai chiesto troppo a qualcuno, senza mai ricambiare

Forse non credi al destino

Ma non sei autosufficiente da solo

Quanto basta per voltare le spalle a un amico

 

E pensavo che avessi capito

Come amare te stesso per amare prima un vicino

All’ultimo cerchio ti cerchio fino al mattino, lungo il cammino

Il vento sullo spartito

Sto tornando da solo

E non mi ritrovo nelle persone

Che ho incontrato lungo la strada

E mi han lasciato solo parole, vuote

Ogni volta che provo

Anche se sbaglio imparo di nuovo

Ma alla prima svista poi scivola e va

Quanto altro male ti farà la solitudine

La solitudine, nananana

La solitudine, la solitudine

La solitudine

E sono tra martello e incudine da cantine luride

Lei non era l’unica mo fumo in solitudine

Più si gonfia il conto più son solo resto umile

Prego per amici che c’ha tutto in mano il giudice

 

Questi soldi corrono, non dormono

Fratelli li ho persi e no non tornano

Dentro la mia iride c’è un dollaro

Son nato per questo non mi vendo no

Seduto al mio posto non mi fottono

Ora siamo soli e si fa più calda la stanza

Fuori sento spari e passa la sesta ambulanza del giorno

E c’è un altro coltello nella pancia

Mi hanno tradito tutti ma non farlo tu proprio

Sto tornando da solo

E non mi ritrovo nelle persone

Che ho incontrato lungo la strada

E mi han lasciato solo parole, vuote

Ogni volta che provo

Anche se sbaglio imparo di nuovo

Ma alla prima svista poi scivola e va

 

Quanto altro male ti farà la solitudine

La solitudine, nananana

La solitudine, la solitudine

La solitudine

L’omaggio a Laura Pausini

È un bel tributo a La solitudine, il brano strappalacrime che decretò il successo di un’allora giovanissima Laura Pausini. Il tema della solitudine – che Laura raccontava dal punto di vista di una ragazza dal cuore spezzato – viene qui declinato in chiave rap, e ad essere solo è il giovane nella sua scalata al successo.