Linda Lachina, gli invisibili e la strage di Ustica

I suoi genitori salgono sul DC-9 per andare a trovare i parenti, ma non fanno mai più ritorno. Questa è la storia di Linda, dei suoi fratelli e della strage di Ustica

Giulia Reina e Giuseppe Lachina salutano i loro figli prima di salire a bordo di quell’aereo. Promettono alla più piccola, Linda, di portarle un regalo al loro ritorno, lei che è arrabbiata con loro perché vuole volare per andare a trovare sua nonna, vuole volare con sua mamma. Ma i biglietti sono finiti, forse non ci sono più neanche per i coniugi Lachina.

Il telefono squilla a casa, due biglietti sono stati trovati anche se l’aereo partirà in ritardo. È ufficiale, da Bologna Giulia e Giuseppe raggiungeranno Palermo a bordo del veivolo Dc-9 della compagnia aerea Itavia.

È il 27 giugno del 1980 e Giulia e Giuseppe non torneranno mai più a casa. Linda, Elisabetta e gli altri due fratelli resteranno orfani. Oggi, nel Comune di Montegrotto, nel padovano, c’è una via e un monumento ai coniugi Lachina, la prima intitolazione in Italia alle vittime della strage di Ustica.

relitto dc-9 a Bologna
Fonte: Ansa
Relitto DC-9

Caro Diario

Caro diario sono felice, oggi è il 26 giugno 1980 e sono stata promossa. EVVIVA!!!!!  Mamma e Papà sono molto orgogliosi di me, mi hanno promesso da mesi che il loro regalo per la promozione sarà portarmi con loro in Sicilia. EVVIVA!! Ce l’ho fatta e non vedo l’ora di fare il mio primo viaggio in aereo, anche per i miei genitori è la prima volta. Oggi ho telefonato a mia cugina a Palermo, le ho detto che fra qualche giorno ci vedremo, anche la nonna è contentissima e non vede l’ora, ed anch’io sono impaziente di fare questo viaggio.

Caro diario oggi 26 giugno 1980 c’è stato un cambiamento nel programma. La mamma ha detto che siccome non ha trovato posto in aereo, partono solo loro due con la speranza di poter trovare due biglietti, promettendomi un nuovo regalo al ritorno. UFFA!!! Non è giusto! Sono arrabbiatissima! Non voglio un altro regalo. Ho pianto tutto il pomeriggio, ma le mie lacrime sono servite solo a far partire la mamma molto triste. Le sue parole per consolarmi sono state: “tu devi badare alla famiglia perché sei la più giudiziosa”. UFFA! Mamma mi ha tradita, non è stata di parola. Non si fanno promesse se poi non si mantengono. Io voglio il regalo promesso. Voglio volare con Mamma e Papà. Oggi 27 sono partiti, nel pomeriggio hanno telefonato per dire che l’aereo partiva in ritardo, volevano parlare con me, ero così arrabbiata che non sono andata al telefono.

Le parole di Linda, la più piccola dei quattro figli dei coniugi Lachina, risuonano oggi nella memoria collettiva come la più alta e dolorosa testimonianza di quella strage. Quella lettera, pubblicata sul sito web fondato dalla stessa Linda in memoria delle vittime di Ustica, riporta i dettagli della giornata e tutte le emozioni vissute in prima persona da quella bambina che aveva solo 13 anni, e non vedeva l’ora di poter riabbracciare i suoi genitori.

Caro diario oggi 28 giugno 1980 non crederai a quello che ti dirò ora: la Mamma e il Papà non hanno ancora telefonato per dire che sono arrivati. Qui sono tutti agitati. Non credo a quello che sento, dicono che l’aereo è scomparso!! NO! Non è possibile, non può succedere niente di brutto ai miei genitori. Io sono la piccola di casa.

La famiglia Lachina è in allerta: nessuno ha notizie di Giulia e Giuseppe. Il figlio Riccardo corre in aeroporto, a Bologna, per vedere se la Chrysler color oro dei suoi genitori è ancora lì, perché la speranza che i genitori non sono su quel volo è l’unica cosa che può mantenerli in vita.

Nel capoluogo siciliano, invece, ad attendere invano il loro arrivo gli altri parenti e un cugino d’America arrivato in Sicilia per qualche giorno, un motivo in più per Giulia e Giuseppe per prendere quell’aereo, perché ci tenevano davvero a trascorrere del tempo tutti insieme.

Così, nonostante le difficoltà nel prendere il volo senza biglietti aerei prenotati in anticipo, disgraziatamente i coniugi Lachina, 50 anni lei e 57 lui, entrambi fotografi, riescono a salire a bordo. E su quell’aereo, il 27 giugno del 1980, moriranno.

Quel giorno si è consumata la strage di Ustica: 81 vittime, nessun superstite e un tormento lungo oltre quarant’anni.

piazza VIII Agosto a Bologna
Fonte: Ansa
Piazza VIII Agosto, Bologna. La sagoma dell’aereo dell’Itavia precipitato nei mari di Ustica, nell’interpretazione dell’artista Flavio Favelli per ricordare le 81 vittime della strage

La strage di Ustica

La strage di Ustica è stato uno dei più drammatici incidenti aerei della storia italiana. Sopra il braccio di mare, compreso tra le isole italiane di Ponza e Ustica, alle ore 20:59, l’aereo si disintegrò cadendo nel mar Tirreno. Di tutte le 81 persone a bordo, tra passeggeri ed equipaggio, nessuno sopravvisse.

Nonostante siano trascorsi più di 40 anni dalla strage, gli aspetti dell’incidente non sono ancora stati chiariti del tutto, a partire dalla dinamica stessa. Sono tante le ipotesi che riguardano il DC-9, la più accreditata è quella che l’aereo si sarebbe trovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo e quindi bersagliato per errore da un missile.

Dopo i primi giorni di notizie passate sui media, il silenzio è sceso in fretta su Ustica, nessuno ne ha parlato più. Tranne loro, i parenti delle vittime della strage che hanno lottato per ottenere la verità. Allora le indagini proseguono, anche se a rilento e arriva la conferma: è esploso un missile in prossimità della zona anteriore dell’areo. Ma il tipo, la provenienza e l’identità restano sconosciuti. Con il passare del tempo l’opinione pubblica fa un’ampia mobilitazione che porta il Parlamento ad interessarsi direttamente della vicenda.

Francesco Cossiga, Presidente del Consiglio dei Ministri all’epoca dell’incidente aereo, nel 2007 attribuisce la responsabilità della distruzione dell’aeromobile a un missile francese destinato a un velivolo libico. La stessa tesi è stata avvallata dalla Cassazione nella sentenza di condanna civile per il risarcimento ai familiari delle vittime. Ma il nome dei colpevoli, quelli, non sono mai arrivati.

Gli invisibili di Ustica

La strage di Ustica ha avuto una risonanza mediatica di grande impatto nel nostro Paese, e non solo. Del resto come poteva essere altrimenti. Si è parlato tanto di quell’incidente aereo, che incidente non è stato. Ci sono state le indagini, i depistaggi e le assoluzioni, le bugie e i processi. Non c’è stata, invece, la verità.

Quella che ancora stanno cercando i figli, i genitori e tutti i parenti di tutte le persone che sono morte a bordo di quell’aereo. Gli invisibili, perché nessuno parla più di loro, nessuno gli dà quello che davvero vogliono, la verità. Ma loro esistono. Anche se quel giorno, un po’, sono morti anche loro.

In memoria della strage

Anno 1990. Da quel triste momento di dieci anni fa tutti mi hanno sempre detto che ero fortunata ad essere così piccola e che quindi non soffrivo più di tanto, ma non sanno che quando la speranza muore la vita non ha più senso. Quella bambina è cresciuta, ora ha ventitré anni, ed ancora non sa che senso dare a questa sua sofferenza.

Di anni ne sono passati ancora e Linda, prima bambina e poi ragazza, ora è una donna e fa la fotografa, proprio come mamma e papà. Ma la sua vita, così come tutte quelle degli “invisibili” non è stata semplice. Perché sono tutti stati stati lasciati soli a cercare una verità che ancora oggi non è arrivata. Soli, ma insieme.  Così Linda Lachina, insieme a tutti gli altri, è diventata la voce della memoria di Ustica, per non dimenticare.

relitto dc-9 a Bologna
Fonte: Ansa
Arrivo del Dc9 Itavia della strage di Ustica presso la caserma dei Vigili del fuoco di Bologna, 2006