Neonato morto al Pertini durante l’allattamento: la vicenda che ha sconvolto l’Italia

Nella notte tra il 7 e l'8 gennaio 2023, un neonato di appena tre giorni è morto soffocato tra le braccia della mamma durante l'allattamento. La Procura della Repubblica indaga sulla vicenda

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

L’8 gennaio del 2023, proprio a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno, l’Italia intera si è svegliava con una notizia che non avrebbe lasciato indifferente nessuno. Un bambino, di appena 3 giorni di vita, era morto durante la notte, soffocato tra le braccia della madre durante l’allattamento.

La notizia, balzata subito agli onori della cronaca nazionale, ha sconvolto l’Italia intera. Tutti si sono chiesti come sia potuto succedere, quali siano stati i fatti scatenanti, ma soprattutto se questo tragico epilogo poteva essere evitato.

Carlo Mattia, questo il nome del neonato di appena 3 giorni, è morto soffocato. Durante l’allattamento, nella notte tra il 7 e l’8 gennaio, sua madre, ricoverata all’ospedale di Roma Sandro Pertini si è addormentata. Alla tragica notizia è seguita un’inchiesta contro ignoti aperta dalla Procura della Repubblica con ipotesi di reato per omicidio colposo, mentre la famiglia del bambino è stata dichiarata parte offesa.

Neonato morto al Pertini durante l’allattamento: i fatti

Secondo le prime ricostruzioni dei fatti, in sede d’indagine è emerso che che la neomamma, ricoverata all’interno del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, il pomeriggio del 7 gennaio era stata lasciata col suo bambino, come nei giorni precedenti, per prendersene cura anche se, come lei stessa ha dichiarato successivamente, era stremata.

Lo stava allattando, quella sera, ma tanta era la stanchezza accumulata dai giorni precedenti, e dalle 17 ore di travaglio del parto, che la donna si è addormentata. Così il piccolo Carlo Mattia è venuto a mancare, a soli 3 giorni dalla sua nascita. Una volta accortisi del corpo del neonato esamine, un’infermiera ha lanciato l’allarme ai suoi colleghi. Ma era troppo tardi ormai, i diversi tentativi di rianimazione sono stati inutili.

Dopo la morte del bambino, la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta per analizzare i fatti e per fare luce sul ruolo del personale di turno e sulla sua eventuale responsabilità. In attesa dell’autopsia sulla salma del neonato, sono emersi nuovi dettagli. La stessa mamma, che di professione fa l’educatrice in provincia di Roma, a Palombara Sabina dove vive, ha dichiarato di aver chiesto più volte l’aiuto degli infermieri in turno, senza però riceverlo.

“Mio figlio è nato sano, quasi 3 chili e 400 grammi. Ero felice, era accanto a me. Poi mi sono risvegliata e lui non c’era più” – ha dichiarato la mamma in un’intervista rilasciata a Repubblica – Avevo chiesto più volte aiuto al personale per gestire il bambino, ma nessuno mi è venuto in soccorso”.

Le indagini in corso

La Procura, attualmente, indaga per omicidio colposo, mentre giorno dopo giorno sono emersi nuovi dettagli che fanno chiarezza sull’intera vicenda. “Non è mai arrivato nessuno, non mi davano ascolto” – Ha dichiarato la mamma che nel fascicolo della Procura figura come parte offesa della vicenda  – “Ho 29 anni ma ero stremata dalla fatica. Il travaglio era durato più di dieci ore, è stato un parto naturale”. La donna e suo marito, intanto, si sono affidati ai legali Alessandro Palombi e Michela Tocci mentre le indagini proseguono.

A fare da eco alle parole della mamma, che ha dovuto affrontare il suo dolore più grande in un momento già molto delicato, sono le altre pazienti del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Sandro Pertini di Roma e i loro parenti, che pare avrebbero confermato la negligenza del personale in più episodi. In molte, infatti, si sarebbero lamentate dello stato di abbandono in cui sono state lasciate subito dopo il parto.

Alle loro voci si è aggiunta anche quella di una mamma, che proprio la notte del tragico incidente si trovava nella stessa stanza della mamma di Carlo Mattia. La donna, infatti, ha dichiarato di essere stata lei a lanciare l’allarme e a chiamare l’infermiera di turno. Si era accorta che la madre, mentre stava allattando, si era addormentata perché stremata dalla fatica dei giorni precedenti. Una confessione, questa, che non solo fa luce sulla vicenda, ma che confermerebbe l’ipotesi principale della Procura, quella che il bambino sarebbe morto proprio a causa della mancanza della sorveglianza e dell’attenzione del personale in turno.

C’è poi un altro fattore da analizzare, emerso durante le prime indagini. Si tratta di un buco di 10 minuti rilevato nella ricostruzione dei fatti a seguito delle dichiarazioni dell’infermiera che avrebbe provato a soccorrere il bambino, anche se inutilmente. Quest’ultima ha dichiarato di aver controllato la neo mamma dieci minuti prima dall’allarme della sua compagna di stanza, ma proprio in quest’arco di tempo la paziente si sarebbe addormentata.

L’opinione pubblica

La notizia, diffusasi rapidamente in tutto il Paese, ha sconvolto l’Italia intera. Sono state tantissime infatti le mamme che si sono unite al grande dolore dei genitori, mostrando solidarietà e raccontando a loro volta di essersi sentite abbandonate, non comprese e mal supportate durante i giorni post parto, proprio quelli in cui la stanchezza può diventare devastante.

A unirsi al grido di solidarietà, con la speranza che le cose cambino al più presto per evitare altre tragedie, c’è stata anche Mama Chat. L’associazione, che dal 2017 si occupa di offrire supporto psicologico alle mamme in difficoltà, ha lanciato una petizione online contro la violenza ostetrica: “Il fatto di cronaca del 7 gennaio, dove all’Ospedale di Roma Sandro Pertini è tragicamente morto un neonato durante l’allattamento è una ennesima tragedia evitabile a cui assistiamo”.

“La violenza ostetrica che permea quotidianamente nelle strutture Italiane miete vittime inconsapevoli creando traumi psicologici gravi che hanno effetti non solo sulle mamme ma anche sui loro bambini” – si legge sulla petizione – “Chiediamo che vi siano più controlli e il supporto alle famiglie soprattutto nei momenti parto e post-parto, i quali sono estenuanti, fragili e difficili da affrontare, che siano guidati dagli esperti anziché ostacolati, con cura e con consapevolezza, mettendo. i bisogni delle mamme e l’assistenza a loro al centro”.

“Perché se non sono i reparti maternità a garantire aiuto concreto e professionale alle neo-mamme” – scrive Mama Chat – “Almeno non siano abbandonate nelle proprie stanze a rischio di situazioni tragiche come quella appena accaduta a Roma”.

La petizione online “Basta morti inutili e mamme sole! Chiediamo di garantire accompagnatori H24 alla nascita”, lanciata su Change.Org ha raggiungo 50 mila firme a meno di 24 ore dalla messa online, e oggi ha superato le 100000.