Da Biancaneve a Vaiana: l’evoluzione delle principesse e il modello femminile per le bambine

Ariel, Belle, Mulan e Rapunzel, le diverse versioni di Biancaneve come la recente Oceania: cosa dicono le protagoniste Disney alle nostre bambine e perché cambiano nel tempo.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Pubblicato: 15 Aprile 2025 12:56

Qualcuna diceva “Non si può essere ciò che non si può vedere” e le donne, sin da bambine, sanno cosa voglia significare più di chiunque altro. I modelli immaginifici di principesse targate Disney, sempre alla ricerca dell’amore salvifico a tutti i costi, ha segnato generazioni di donne, figlie di tempi durante i quali l’unico femminile permesso era la bellezza, dalle nobili origini e la vita sottile, che si completava nell’uomo coraggioso, forte, protettivo quanto bastava per varcare la soglia del ponte levatoio.

In questo articolo faremo un excursus su come, nel corso degli anni, le principesse Disney sono diventate simboli potenti di trasformazione culturale. Da Biancaneve, dolce e remissiva, a Vaiana, coraggiosa e indipendente. Il loro percorso riflette l’evoluzione del ruolo femminile nella società.

Perché oggi le bambine devono poter scegliere di essere principesse o piratesse ma anche entrambe le cose, affinché un domani possano accogliere l’amore con libertà, indipendenza, consapevolezza.

Principesse Disney e l'evoluzione femminile
Fonte: Istock
Le principesse Disney: cosa dicono alle bambine

Principesse Disney: Biancaneve, la donna da salvare

Partiamo da Biancaneve, principessa delle principesse Disney, ripensata per rispondere ad un mondo che non può più accettare un principe che risolva la vita di una donna.

Biancaneve non è una principessa nata negli Studios, infatti la pellicola non rispecchia pienamente l’originale, ma è opera dei famosi fratelli Grimm. Il modello femminile che, con Biancaneve, Walt Disney portò sugli schermi nel secolo scorso, era in linea con la cultura degli anni ’30: si trattava di una donna gentile, sorridente, sottomessa e profondamente legata all’ideale romantico. La sua storia ruota intorno all’attesa del principe, che arriva nel momento del bisogno, per risvegliarla dal sonno eterno, con una manovra di disostruzione piuttosto ambigua.

Questa rappresentazione, pur affascinante per l’epoca, veicolava un messaggio chiaro: la donna ha valore se ha le gambe lunghissime e sottili, il punto vita che non riesci capire dove sono stati posizionati gli organi, ed il viso perfetto. Fin qui, nulla di diverso, ahinoi, rispetto ad oggi, ma il modello al quale le ragazzine dell’epoca dovevano aspirare, aveva anche a che fare con valori ulteriormente devastanti (se sono unidirezionali) come: la bontà oltre ogni limite, la disponibilità senza frontiere ed ovviamente la felicità che dipende dall’amore di un uomo. Le bambine, cresciute con questo tipo di narrazione, si sono identificate a lungo con l’idea di dover essere salvate. Salvate da un uomo per sfuggire dalle grinfie di una donna invidiosa, talmente cattiva e manipolatrice, che era riuscita a circuire un altro pover’uomo: il papà.

Con la sua pellicola, Disney contribuì a plasmare un modello culturale che permea ancora oggi la maggioranza dei pensieri di entrambi i sessi.

La transizione femminile a metà: Ariel, Belle e Mulan

Dopo aver dato un’altra sonora mazzata alle bambine di tutto il mondo, anche con Cenerentola ed Aurora, con il passare dei decenni, Disney inizia ad aggiornare il ruolo della principessa, introducendo elementi di ribellione e indipendenza, anche se non sempre coerenti.  Tra questi, abbiamo analizzato Ariel, Belle, Mulan e Rapunzel.

Ariel, la principessa del mare

La versione Disney, sempre diversa dall’originale, che in questo caso ha salvato dall’analisi moltissime donne, è del 1989. La Sirenetta è figlia degli anni ottanta, epoca in cui il modello femminile rispondeva sempre all’equivalenza donna bella-donna di valore ( spoiler: poco è cambiato da allora!) ma si introducevano, oltre alle spalline, anche una maggiore indipendenza e l’autodeterminazione. Infatti, Ariel rispecchia lo schema: è una delle prime principesse a desiderare qualcosa di diverso oltre quello che le spetterebbe. Lei vuole il mondo umano. Tuttavia, rinuncia alla propria voce (identità) per amore di un uomo. C’è anche qui lo zampino della sua antagonista cattiva, invidiosa, donna. Per cui la strada verso l’evoluzione femminista rimane impigliata in un’alga anche nella sua versione successiva,che scatenò polemiche ma su fronti ben diversi.

Belle, la donna che rinuncia a tutto

Benché anche questa abbia vissuto mirabolanti evoluzioni sempre targate Disney, nella versione cinematografica del 1991, La Bella e la Bestia ci propone un personaggio che, leggendo la cronaca, fa venire i brividi. Si tratta di una ragazza capace di salvare l’altro grazie al suo amore. Belle è intellettuale, indipendente, ma alla fine si sacrifica per il padre prima e per la Bestia poi. Il ruolo femminile è legato all’amor in grado di annullare se stessi per salvare un altro. Quell’altro che, nelle tragedie quotidiane, rimane nella versione bestia.

Mulan: il modello della donna (maschile) potente

Nel 1998 arriva Mulan, dalla storia sicuramente innovativa ed originale, per i bambini e le bambine nati/nate dopo Lady Oscar ! Un po’ comica ed un po’ avventurosa, la coraggiosissima Mulan incarna una svolta: si può essere più forti, più intelligenti di un uomo, più valorosi. Purché si sia un uomo! Mulan infatti, non accetta di essere come la sua cultura la vorrebbe, piuttosto combatte nell’esercito cinese, salvando il padre e l’intero Paese. È un’eroina, è determinata e valorosa. Ma se si pensa a quante donne potenti ci siano, costrette ad ostentare modelli maschili, purché le si autorizzi a quel potere, la storia non è più tanto divertente.

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Le principesse Disney: quali sono i loro valori

Rapunzel: la (piccola) svolta

Nel 2010 arriva la versione Disney di una principessa dai capelli troppo lunghi. Ma non è solo la loro lunghezza a renderla diversa dalle altre: lei è intraprendente, curiosa, coraggiosa. Purtroppo anche qui l’antagonista è una donna più vecchia, invidiosa, che insegue un unico sogno. Vista l’età, il suo sogno potrebbe essere la salute, un’assicurazione privata per accedere prima al servizio sanitario. Invece no, quello che vuole una donna è ancora e sempre, unicamente la bellezza. Peccato, perché Rapunzel finalmente ci presenta una principessa che non insegue l’amore salvifico, ma se stessa.

Vaiana: l’eroina che rompe gli schemi

Nel 2016 prima e nel 2024 poi, Disney porta sugli schermi, con gran successo, Vaina (Moana). Non è una principessa, ma è pur sempre figlia dei capi del villaggio. Non è alta e magra, non ha un viso perfetto. Già qui una piccola svolta di cui potremmo accontentarci! Ma nella storia accada di più: la sua missione è salvare il proprio popolo, riconnettendosi con la natura e il mare, in un viaggio alla crescita e alla scoperta di sé. Nessun interesse romantico ma solo avventura, forza, autodeterminazione. Con Vaiana, la narrazione cambia completamente: la protagonista è una vera eroina moderna, lontana dagli stereotipi di genere tradizionali.

È con lei, e con la nuova versione di Biancaneve, che qualcosa cambia davvero. Le donne non sono rappresentate come bisognose d’amore a tutti i costi, non è un uomo a centrare la loro storia di vita. Certo, in Biancaneve rimane sempre presente il modello femminile invidioso disposto a tutto, ma la storia non si può stravolgere a meno che non se ne scriva una completamente nuova!

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I modelli femminili offerti alle bambine e la necessità di poter scegliere

Le bambine non vogliono più essere salvate

L’evoluzione delle principesse Disney e il nuovo modello femminile per le bambine passa anche attraverso altre favole e/o versioni cinematografiche di successo, che abbiamo omesso per necessità di sintesi. Da Merida ad Elsa ed Anna di Fronzen, ci sarebbe moltissimo da dire.

Ma quello che ci premeva trattare era il tema di come i nostri bambini e le nostre bambine sono frutto anche dei loro tempi e di ciò che vedono. Tempi che vengono attraversati da modelli e valori capaci di stravolgere il modo di vivere la loro esistenza, capaci di influenzare ciò che vogliono, ciò che sono disposti a mettere in secondo piano. Non possono sognare di diventare qualcosa che non gli è stato mostrato come opportunità.

È corretto dire che anche i bambini subiscono modelli ingiusti che li vogliono coraggiosi, vincenti, forti, audaci. Anche a loro viene strappata l’identità se non vengono messi di fronte ad alcuna scelta. Perciò il tema non è mettere gli uni contro gli altri come non è rinnegare la felicità che l’amore può offrire. Il tema non è neanche condannare le storie principesche ma avere l’opportunità di scegliere, e questo avviene anche attraverso il puro intrattenimento che offre un cartone animato.

Bisogna poter scegliere modelli femminili che non rinneghino l’amore ma che non facciano di esso l’unico senso della propria vita, a tal punto da accettare chiunque, anche nell’attesa che questo chiunque cambi.

L’evoluzione delle principesse Disney da Biancaneve a Vaiana è lo specchio di una società che cambia, che si interroga e che riscrive le regole del femminile. Le bambine di oggi crescono con storie che parlano di coraggio, determinazione e libertà. Non vogliono più essere principesse da salvare: vogliono essere le protagoniste della loro avventura.