Biancaneve, la vera storia non è per bambini

Lo sapevi che la celebre versione Disney di Biancaneve si discosta dalla fiaba originale scritta dai fratelli Grimm? Ti spieghiamo perché e quali sono le differenze

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Redazione

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Sono tante le storie di cui ci circondiamo sin dalla più tenera età. Le nostre preferite sono le fiabe, quelle che ci hanno accompagnato nell’infanzia, le stesse che ci hanno parlato di principesse e di castelli, di streghe cattive e draghi, di lieto fine e principi azzurri in sella a un cavallo bianco.

E se è vero che da grandi abbiamo imparato a scardinare uno a uno tutti quegli insegnamenti che venivano proprio dalle favole della buonanotte, è vero anche che nonostante tutto non sempre riusciamo a restare immuni dal fascino che sprigionano, anche a distanza di anni.

Impossibile, infatti, dimenticare la storia di Biancaneve, la giovane principessa che si vede costretta a fuggire dalla sua matrigna, e a ritrovare una seconda possibilità grazie all’incontro con i sette nani prima, e col principe azzurro poi. La sua storia, quella raccontata dall’intramontabile classico Disney del 1937, la conosciamo tutti. Quello che invece molti non sanno è che proprio quella fiaba si discosta dalla vera favola scritta dai fratelli Grimm.

La vera storia di Biancaneve

Come molti altri bambini nel mondo, siamo cresciuti guardando le fiabe. Tra le più celebri c’è proprio quella di Biancaneve, arrivata sul grande e sul piccolo schermo grazie alla Disney nel 1937. Come abbiamo anticipato, però, la pellicola animata prodotta dall’azienda statunitense, presenta numerose differenze dalla favola originaria scritta nel 1812 da Jacob e Wilhem Grimm. Il motivo è presto detto: la storia ideata dai fratelli Grimm conteneva elementi inadatti per i più piccoli e che quindi non sono stati introdotti nel cartone animato.

Per esempio, quando la Regina cattiva manda il cacciatore nel bosco per uccidere Biancaneve, non solo chiede di avere il suo cuore – come viene mostrato nel film – ma anche il fegato della giovane principessa. Il cacciatore, però, fallisce nella sua missione e le porta gli organi interni di un cinghiale (che lei mangia).

Nel libro la regina prova ad uccidere Biancaneve due volte in più rispetto al film: la prima volta stringendo una cinghia attorno alla vita della ragazza fino a farla svenire, la seconda regalandole un pettine per capelli avvelenato. Solo dopo aver fallito tutti e tre i tentativi, compreso quello del cacciatore, la donna decide di affidarsi alla mela avvelenata.

Se nel film è il bacio del principe che sveglia Biancaneve, nella fiaba il salvataggio di Biancaneve non è così romantico. Il principe, dopo aver trovato Biancaneve ed essere rimasto colpito dalla bellezza della giovane, ordina a un suo servitore di portare nel suo castello la teca di vetro in cui la ragazza è chiusa, in modo da poterla ammirare sia di giorno che di notte.

Nel tragitto, il servitore inciampa e fa cadere il feretro in un burrone. Mentre la bara rotola, il pezzo di mela avvelenata scivola via dalla gola di Biancaneve, che si sveglia. La ragazza si innamora all’istante del principe azzurro e i due decidono di sposarsi.

La “fine” della regina

Diversamente dall’opera Disney, nell’originale si racconta anche l’epilogo della regina, che non ha nulla a che fare con il lieto fine che invece ottiene Biancaneve.

La cattiva della storia, invitata alla cerimonia tra il principe azzurro e Biancaneve, subisce una punizione. Viene costretta a indossare scarpette di ferro infuocate e a danzare fino alla morte. In un’altra versione la donna viene cacciata dal regno e abbandonata in un carcere nella foresta.