Suicidi giovanili e mal di vivere, la situazione in Italia e nel mondo

Allarme tra i giovani: depressione e suicidi in aumento, un dramma silenzioso che richiede interventi concreti per proteggere le vite dei nostri ragazzi.

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Il numero dei giovani che si tolgono la vita sta aumentando in maniera preoccupante, nel silenzio più totale. Si tratta di una questione estremamente seria e grave che richiede una profonda riflessione collettiva sulla radice dei fattori che conducono a questi eventi.

In Italia, il suicidio giovanile è un fenomeno in crescita, che colpisce principalmente i ragazzi tra i 15 e i 24 anni. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno circa 100 giovani italiani decidono di porre fine alla propria vita, mentre molti altri tentano il suicidio o si autoinfliggono lesioni.

Tuttavia, parlare di numeri non è semplice. Gli ultimi dati aggiornati secondo l’Annuario Statistico dell’Istat risalgono al 2016, anno in cui si sono verificati 3.870 casi.

Proprio per questo motivo l’Istituto Superiore di Sanità ha proposto la creazione di un organo per monitorare i suicidi attraverso l’attivazione dell’Osservatorio Epidemiologico, anche se tuttora non sono stati presi provvedimenti concreti. Un quadro preoccupante in quanto la mancanza di dati ufficiali impedisce agli psicologi e alle istituzioni di comprendere a pieno lo stato mentale della società italiana.

Sappiamo, però, che il suicidio è la seconda causa di morte in Italia ed Europa, subito dopo gli incidenti automobilistici. Lo confermano i recenti dati rilasciati dall’Unicef in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza: ogni anno 46.000 giovani adulti si tolgono la vita, più di uno ogni 11 minuti.

Sono dati allarmanti che mettono la salute e il benessere psicosociale dei bambini e degli adolescenti come priorità assoluta nell’Agenda per l’Infanzia 2022-2027 proposta dall’Unicef al Governo e al Parlamento.

Gli esperti ritengono che dietro questa escalation di suicidi ci siano diversi fattori, tra cui la crisi economica, il precariato lavorativo, la mancanza di prospettive e il disagio sociale. Tuttavia, è importante sottolineare che il suicidio giovanile non è un fenomeno esclusivamente italiano, ma rappresenta una vera e propria emergenza a livello globale.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, ogni anno circa 800.000 persone si suicidano nel mondo. In particolare, Paesi come Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti presentano tassi di suicidio giovanile particolarmente elevati. Senza dubbio le cause variano da un Paese all’altro, ma alcune tematiche sono comuni a tutte le culture, come la solitudine, la pressione sociale, la difficoltà di comunicazione e il bisogno di essere accettati e amati.

In occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale che si è tenuta il 10 ottobre dello scorso anno, la dottoressa Antonella Costantino, Direttrice dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Fondazione IRCCS «Ca’ Granda» Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, sottolinea l’urgenza di trovare soluzioni concrete per un problema che non può essere più ignorato: “Nonostante numeri da vera e propria emergenza sanitaria, gran parte dell’opinione pubblica continua a ignorare la realtà: una parte dei nostri ragazzi sta male, soffre di un dolore mentale che troppo spesso li potrebbe portare a gesti estremi con conseguenze irreparabili. La risposta del Sistema Sanitario Nazionale è ancora insufficiente”.

Perché i ragazzi si tolgono la vita?

Di fronte a questi eventi, tutti ci poniamo la stessa domanda: perché i giovani di oggi sono così disperati da arrivare al punto di togliersi la vita?

Il suicidio è un atto estremo che nasce dal profondo dolore dell’anima, un dolore insopportabile, un desiderio inascoltato che necessita di essere compreso e salvato da quel male di vivere che avvolge l’esistenza di chi ne è colpito.

Si tratta di un malessere esistenziale che rende la vita un fardello insostenibile. Le storie comuni dei ragazzi che hanno compiuto questo gesto raccontano, tra le principali cause, la paura del fallimento. In una società in cui si punta al successo e al riconoscimento in ogni ambito, scuola, amicizie, reputazione (reale e virtuale), l’ansia di non essere all’altezza può generare un dolore insopportabile.

Quando la paura del fallimento diventa un incubo dal quale non si vede via d’uscita, questi ragazzi arrivano a pensare che non vale la pena vivere, urlando la loro disperazione con un gesto estremo.

La depressione e l’ansia, infatti, rappresentano la seconda causa principale dei suicidi giovanili. La pressione per eccellere e il peso delle aspettative in ogni aspetto della vita può spingere i giovani a mettere in atto un vero e proprio sabotaggio interiore, alimentando il malessere fino a quando la sofferenza diventa intollerabile.

Infine, i giovani pagano il prezzo di vivere nella “società delle solitudini”. Nonostante le connessioni virtuali che caratterizzano la nostra quotidianità, la rete di relazioni autentiche e significative si è indebolita, lasciando molti giovani intrappolati in un isolamento emotivo profondo. Il suicidio è il tragico simbolo di una realtà sempre più frammentata, in cui l’apparente connessione digitale nasconde una dolorosa disconnessione umana.

Un tempo, la società era fondata su legami solidi e duraturi tra individui, famiglie e comunità. Le persone si sostenevano a vicenda nelle difficoltà e condividevano gioie e sofferenze, creando una rete di relazioni capace di offrire conforto e protezione. Tuttavia, nella società moderna, queste connessioni si sono progressivamente indebolite, sostituite da un individualismo sfrenato e dalla vicinanza illusoria offerta dai social media. In questo contesto, i giovani crescono in un ambiente in cui la solitudine diventa la norma e la mancanza di legami autentici li rende vulnerabili alla disperazione.

Insegniamo ai giovani che la vita non è perfetta

I pensieri suicidi negli adolescenti possono manifestarsi attraverso segnali sottili e spesso difficili da individuare. Cambiamenti repentini nel comportamento, isolamento sociale, perdita di interesse per le attività preferite, calo delle prestazioni scolastiche o lavorative e abuso di sostanze possono essere indizi di un disagio profondo. È fondamentale che genitori, insegnanti e amici imparino a leggere tra le righe e a prestare attenzione a questi segnali, anche quando gli adolescenti non riescono o non vogliono esprimere apertamente il loro dolore.

È importante creare un ambiente in cui i ragazzi possano sentirsi liberi di esprimere le proprie paure, ansie e preoccupazioni e instaurare un dialogo aperto e sincero, evitando giudizi e critiche e offrendo invece ascolto, sostegno e incoraggiamento.

Inoltre, viviamo in un mondo in cui la perfezione è diventata un obiettivo irrinunciabile, un miraggio al quale tendiamo incessantemente, senza mai riuscire a raggiungerlo veramente. I giovani hanno paura di fallire, di non essere abbastanza bravi, belli o intelligenti e questo diventa talvolta un macigno che schiaccia i loro sogni e la loro autostima.

Proviamo a insegnare loro che l’imperfezione è parte integrante della vita e che gli errori e i fallimenti non sono segni di debolezza, ma piuttosto preziose lezioni attraverso le quali possiamo imparare e migliorare.

È fondamentale educarli alla resilienza, alla capacità di affrontare le difficoltà e di rialzarsi dopo una caduta, trasformando ogni ostacolo in un’opportunità per crescere e diventare più forti.

Incoraggiare i ragazzi a sviluppare la propria autenticità e ad accettare le proprie imperfezioni può aiutarli a liberarsi dal peso delle aspettative irrealistiche e a costruire una vita serena.

È altresì fondamentale coinvolgere psicologi professionisti che possano fornire un sostegno adeguato e personalizzato agli adolescenti in difficoltà. La terapia e il counseling possono essere strumenti preziosi per aiutare i giovani a gestire i pensieri suicidi e a sviluppare strategie efficaci per affrontare lo stress e le sfide della vita.

Inoltre, è essenziale promuovere il dialogo e la comunicazione tra genitori, insegnanti e giovani stessi, creando un ambiente in cui ciascuno si senta ascoltato, compreso e valorizzato per ciò che è, al di là delle proprie prestazioni o dei propri successi.