Giorno della Memoria, 10 film da vedere sull’Olocausto

Sette film da vedere nella Giornata della Memoria, più tre menzioni speciali per ricordare grazie al cinema

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista, redattore e copywriter. Ha accumulato esperienze in numerose redazioni, scoprendo la SEO senza perdere il suo tocco personale

Il mondo del cinema ha affrontato il tema dell’Olocausto sotto differenti aspetti, assumendo innumerevoli prospettive. Un evento che ha cambiato la storia del mondo non poteva che trovare ampio margine esplorativo sul grande schermo.

In occasione della Giornata della memoria del 27 gennaio, scuole, sale cinematografiche, circoli culturali e, ovviamente, reti televisive, trasmettono grandi classici. Nell’era dello streaming, però, tutto (o quasi) è a portata di mano. È così possibile recuperare tutti i titoli che si desiderano, magari optando per qualcosa solitamente tenuto fuori dalla ristretta cerchia dei “consigliatissimi”.

Di seguito offriamo un mix di titoli, con gli immancabili, per così dire, e altri nettamente meritevoli d’attenzione.

Schindler’s List

Dalle musiche di John Williams a un cast decisamente convincente, da Liam Neeson a Ben Kingsley, fino a Ralph Fiennes, missione compiuta per Steven Spielberg. L’idea era quella di creare un film che facesse da riferimento nel racconto cinematografico dell’Olocausto. Come detto, missione compiuta.

Si racconta la vera storia di Oskar Schindler, adattando per il grande schermo il libro di Thomas Keneally. Il protagonista è un industriale tedesco, che nel 1938 intuisce rapidamente quanto rilevante possa essere tessere dei rapporti molto stretti con i comandanti militari. Li frequenta, li adula e li corrompe a suon di bottiglie.

Si ritrova così ad avere una certa influenza, quando gli ebrei vengono relegati nel ghetto di Cracovia. Schindler se ne fa assegnare svariate centinaia, così da ottenere manodopera gratuita. La prospettiva non disturba i soldati, ignari del fatto che dietro lo sfruttamento di facciata vi sia un piano per salvare loro la vita.

Tutto ciò si trasforma in una vera e propria missione, fino ad arrivare a comprare la vita, restituendola a chi l’aveva vista sottratta e imprigionata, di milleduecento ebrei. Ecco la celebre lista delle anime graziate dai campi di concentramento.

La scelta di Sophie

Diretto da Alan J. Pakula, La scelta di Sophie ha come protagonista inarrivabile Meryl Streep. Questa è una delle sue più importanti interpretazioni (d’altronde, citando Cam di Modern Family, lei potrebbe essere scelta per interpretare Batman, e sarebbe comunque la scelta di casting giusta). Il film adatta il romanzo di William Styron ed è ambientato a Brooklyn nel 1947.

L’America è colma di esseri umani traumatizzati dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Il dramma dei campi di sterminio è vivido e qui si trova anche il giovane Stingo. Non indossa più la divisa dei Marines e cerca fortuna. Il suo sogno è quello di scrivere per vivere.

Non ha molti soldi e prende in affitto una camera nella casa della signora Yetta. Si ritrova così a condividere la vita con Sophie Zawistowska, immigrata di origine polacca, e Nathan Landau, intellettuale ebreo. I tre sviluppano un rapporto complesso, che si muove tra un’evidente vicinanza emotiva e incomprensioni dolorose.

Sophie decide però di fidarsi di Stingo e raccontare la sua storia, che l’ha vista mettere piede nell’inferno di Aushwitz. Prova vergogna per il massacro del popolo ebraico, e non solo, avendo sostenuto gli ideali che erano di suo padre, simpatizzante del partito nazista. Ciò però non la salvò. Venne infatti deportata e costretta a prendere una decisione agghiacciante.

Ida

All’inizio degli anni ’60, in Polonia, Anna è una giovane novizia che attende di divenire a tutti gli effetti suora. Vive isolata dal mondo, in un convento, dov’è stata portata da giovanissima, essendo orfana, durante la Seconda Guerra Mondiale.

A un passo dai voti, si reca a Varsavia per incontrare la sua unica parente nota, sua zia Wanda. La donna non l’ha mai contattata. Ha vissuto la sua vita, divenendo una donna forte, un’intellettuale rispettata e, al tempo stesso, un’eterna single guardata in malo modo da alcuni.

Si è fatta largo nel sistema, divenendo un magistrato e rientrando nell’elite della società, dopo aver lottato e sputato sangue per restare in vita. Ha infatti preso parte alla Resistenza antinazista. Nasconde però dentro di sé una profonda sofferenza, che tenta di far tacere con alcool e partner occasionali.

In breve confessa a sua nipote d’essere ebrea. Il suo nome non è Anna, bensì Ida. Durante la guerra la sua famiglia era stata aiutata da alcuni contadini polacchi, ma i suoi genitori sono rimasti uccisi in circostanze misteriose. Wanda convince la giovane a recarsi proprio lì, dove i due hanno perso la vita, al fine di ritrovare una connessione con quelle radici recise tempo fa. La ragazza avrà così modo di scoprire il mondo, tra gioie e miserie, affacciandosi alla finestra dell’animo dilaniato della donna.

Il pianista

Roman Polanski ha in questo film uno dei suoi capolavori. Si tratta dell’adattamento dell’autobiografia del musicista Wladyslaw Szpilman. A interpretare il protagonista è Adrien Brody, che si cala nei panni di un prodigioso giovane pianista ebreo. Il 1 settembre 1939 la Germania nazista invade la Polonia e la vita del ragazzo cambia per sempre. Mentre è in uno studio di registrazione, il palazzo trema in seguito alle ripetute esplosioni. La sua vita, da allora, non sarà più la stessa.

Le vessazioni sono immediate, seguite dalle leggi razziali, fino ad arrivare alla segregazione nel Ghetto di Varsavia. Qui Wladyslaw viene esiliato con la sua famiglia. Non lascia però che il terrore abbia la meglio, distruggendolo. Resiste alla fame e alla miseria, all’odio e alla violenza disumana. Lotta per tenere unita la famiglia, ma i campi di concentramento li reclamano. Solo, si aggrapperà alla musica, barlume di speranza in questa oscurità devastante. Un potere tanto grande da riuscire a far breccia anche in “luoghi” impensabili.

La tregua

Quattro soldati a cavallo dell’Armata Rossa raggiungono Auschwitz, totalmente abbandonata dai sadici nazisti. È ricoperta di neve bianca, che copre i cadaveri e il sangue, ma non cancella l’odore di morte che sovrasta ogni cosa.

Qualcuno è però ancora in vita. Lo stato dei prigionieri, ormai liberi, ridefinisce il concetto di larve umane. Si aggirano tra i reticolati, smarriti, incapace di tornare a esistere. In questa pellicola di Francesco Rosi troviamo un magistrale John Turturro nei panni di Primo Levi. La pellicola adatta il suo celebre romanzo, svelando tutti gli aspetti del lungo viaggio verso l’Italia.

Un percorso verso ciò che un tempo fu casa, iniziato il 27 gennaio 1945 e conclusosi il 19 ottobre a Torino, dopo aver attraversato Polonia, Romania, Ungheria, Austria e Germania.

Il figlio di Saul

Saul Ausländer è un ebreo ungherese che, come tanti, è stato deportato ad Auschwitz. È l’ottobre 1944 e l’uomo viene reclutato come sonderkommando, il che lo pone in una condizione disumana. Costretto ad assistere allo sterminio della propria gente, che affianca nel loro ultimo viaggio.

Ciò si traduce nel rimuovere i loro corpi dalle camere a gas, per poi procedere a cremarli. Una vita in isolamento, la loro, distanti dal resto dei prigionieri. Col tempo anche su di loro calerà però la scure della morte. Proprio quando la finestra temporale sta per chiudersi, in attesa di una nuova lista di sonderkommando (che avrà come primo compito quello di rimuovere i cadaveri dei loro predecessori), il gruppo si prepara alla rivolta

Di colpo, però, Saul riconosce tra quei tanti cadaveri il corpo di suo figlio. La sua unica missione diventa, dunque, garantirgli una degna sepoltura. In nome di una tomba, della pace eterna e della ricerca di un rabbino che possa recitare il Kaddish, Saul farà la sua rivoluzione.

Kapo

Nicole è un’ebrea adolescente che ha visto morire i propri genitori in una delle camere a gas di un campo di concentramento nazista. La disperazione la avvolge e così cede alla tentazione. Accetta un’offerta atroce, quella di diventare una Kapò. Tradisce la sua stessa gente e si trasforma rapidamente in una feroce guardiana. La paura guida ogni sua scelta, fino a che un gruppo di prigionieri varca la soglia del campo. Tra loro c’è Sacha, che spinge Nicole a ricordare cosa sia l’amore. In nome di tale sentimento arriverà a superare ogni timore, mettendo in gioco tutto ciò che le resta.

Menzioni speciali

Dall’elenco dei caldamente consigliati manca La vita è bella di Roberto Benigni. Per quanto possa sembrare sorprendente, considerando i premi vinti e l’impatto al botteghino, si fa fatica oggi a digerire certi cliché proposti dal regista, che ha furbamente sfruttato determinati passaggi melodrammatici. Al netto di un certo coraggio nell’ironizzare sul Terzo Reich (che vale la menzione speciale), è un film che si sforza così tanto da apparire eccessivamente artefatto. Un prodotto studiato a tavolino per commuovere e vincere.

Bastardi senza gloria è uno dei migliori lavori di Quentin Tarantino, che piega la storia al suo volere. Lo fa perché il suo cinema non deve sottostare alle regole di nessuno, se non del suo gusto ed ego. Il pulp piomba pesantemente sulla coltre oscura della Seconda Guerra Mondiale, al grido di una vendetta soddisfacente che è tanto dei personaggi quanto del pubblico. Ironico, sagace, coraggioso e, a tratti, poetico.

Ultima menzione speciale per Jojo Rabbit di Taika Waititi. Il regista si dimostra coraggioso in questa favola amara, che pone lo spettatore in una costante condizione scomoda. La sua originalità è tutta nel concetto di comprensione del diverso, che in questo caso si adatta soprattutto ai carnefici. L’altro fronte, quello che dev’essere odiato, di colpo mostra di sapersi vestire anche d’umanità.