Sic era il nomignolo di Marco Simoncelli. A volte enfatizzato da un “Super” davanti allo stesso, perché superiore e superlativo quel giovane campione del mondo lo era davvero. Lo è stato sempre, quando a 7 anni ha cavalcato la sua prima minimoto e, con il vento tra i capelli, ha deciso che è per questo che avrebbe vissuto. Il destino beffardo, però, ha aggiunto una clausola terribile e inaspettata al suo desiderio: di questo sarebbe anche morto.
Ma Sic non lo sapeva. Non quando a 12 anni fu proclamato campione d’Italia. Né tantomeno quando, nel 2008, è stato acclamato come campione del mondo della classe 250. E chissà quanti successi avrebbe ancora collezionato, quanti sogni straordinari avrebbe creato e poi realizzato.
Tutte ipotesi, queste, che si fermano a quel dannato 23 ottobre del 2011 quando, durante il Gran Premio della Malesia, sul circuito di Sepang, SuperSic è morto. Aveva solo 24 anni Marco Simoncelli quando ha perso la vita e nessuno, questo è certo, era pronto a dirgli addio.
Marco Simoncelli, il campione del mondo
Nato a Cattolica il 20 gennaio del 1987, Marco Simoncelli cresce a Coriano, sempre nel Riminese, dove coltiva la passione che stravolgerà la sua vita. A 7 anni inizia a correre sulle minimoto e a 12 viene proclamato campione d’Italia. Un primato, questo, che conquista di nuovo negli anni 2000 e che gli permette di concorrere per il titolo europeo per il quale si piazza in seconda posizione.
Nel 2002, a soli 15 anni, viene proclamato campione europeo classe 125. In quello stesso anno, dopo aver migliorato tecnica ed esperienza, debutta nel motomondiale in occasione del Gran Premio della Repubblica Ceca col team Aprilia CWF – Matteoni Racing.
Nel 2004, ormai, tutti conoscono Simoncelli e la sua capacità di gestire la moto, anche sui tracciati bagnati. È di quell’anno, infatti, la vittoria a Jerez seguita da quella a Brno, entrambi percorsi in condizioni critiche. Ma è anche un periodo di numerose cadute e inconvenienti che non gli permettono di salire sul podio. Sic guadagna così solo l’11esima posizione. Ma ci sarà tempo e modo per esultare. Nel 2008, infatti, SuperSic si laurea campione del mondo della 250 con 281 punti.
“Primo o ultimo non conta… l’importante è avere dato il meglio di sé in ogni singolo giro.”
23 ottobre 2011
Gli anni passano, e Marco Simoncelli continua a gareggiare ottenendo risultati ottimi. Il suo nome, ormai, è accostato a quello dei grandi piloti italiani come Valentino Rossi e Marco Melandri. Ma nel 2011 il destino nefasto si abbatte sulla sua carriera, e sulla sua stessa vita.
È il 23 ottobre quando SuperSic sale a bordo della sua Honda per percorrere il circuito di Sepang e gareggiare nel Gran Premio della Malesia. Nel corso del secondo giro, però, il pilota perde il controllo della moto nella undicesima curva. Ci resta aggrappato Sic, nel tentativo di rimanere in sella, ma la Honda entra improvvisamente e inaspettatamente in pista venendo investita dai piloti in corsa. Colin Edwards e Valentino Rossi non riescono a evitare l’impatto. Il casco si sfila e Sic muore a causa dei traumi riportati alla testa, al collo e al torace.
L’addio al pilota
Il 27 ottobre del 2011, nella chiesa di Coriano, vengono officiati i funerali di Marco Simoncelli. L’edificio è gremito: ci sono oltre 25.000 persone lì, e sono tutte venute a salutare e a omaggiare SuperSic. Il mondo intero dice addio al pilota, ma lo fa con una promessa, quella di non dimenticarlo mai.
Nel novembre del 2011, in occasione del Gran Premio d’India di Formula 1, tutti i piloti appongono sui loro caschi e sulle auto il numero 58, quello che apparteneva a SuperSic. Sebastian Vettel, vincitore della gara, dedica il suo successo a Simoncelli.
Un anno dopo, il 9 giugno del 2012, la pista di Misano Adriatico viene intitolata al pilota italiano. A Coriano, invece, viene realizzata l’opera Ogni Domenica, dello scultore Arcangelo Sassolino. Sempre in città viene inaugurata la galleria La storia del Sic, un museo dedicato a Marco Simoncelli.
SuperSic non lo sa, ma ora la sua famiglia si è allargata. È diventata una Fondazione che conta migliaia di iscritti e che tiene viva la sua memoria con lo scopo di sostenere e promuovere progetti di solidarietà per i soggetti più svantaggiati.
“Si vive di più andando 5 minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera.”