Non prendetelo come un gesto eroico, né come un’esaltazione dell’arcaica figura della mamma devota ai suoi bambini. Dietro al gesto di Julia Pontés c’è, infatti, molto di più di quanto potrebbe sembrare. C’è un messaggio chiaro, un desiderio profondo di trasmettere a chi guarda le deliziose foto della sua cerimonia di laurea che lei non è l’eccezione, ma la regola.
Sì, perché Julia Pontés, è una reporter investigativa, una fotografa, una ricercatrice, un’artista, un’attivista e una mamma e ciò dovrebbe essere assolutamente normale. Non è un’eroina, ma una donna che desidera ciò che ognuna di noi desidera: che sia riconosciuto il complesso equilibrio fra tutte le parti che ci compongono.
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La storia di Julia Pontés e il suo percorso
Julia si è laureata in Visual Arts & Photography alla Columbia University. Non è la sua prima laurea: la Pontés si è già laureata e specializzata in Giurisprudenza ed Economia presso l’Universidad Torcuato di Tella in Argentina, ha studiato fotografia all’Escuela Argentina de Fotografia e si è laureata in fotografia all’International Center of Photography. Ha sempre messo passione e amore in ogni suo progetto e ciò ha sicuramente segnato il suo cammino.
Infatti, Julia ha deciso di imbarcarsi in una difficile missione: usare le sue capacità per indagare sull’estrattivismo e sulle esplorazioni minerarie in Brasile. La sua è una ricerca accademica e investigativa a tratti pericolosa, che denuncia gli impatti minerari nel suo paese d’origine e che le ha fruttato pubblicazioni da parte di testate scientifiche e specializzate e l’assegnazione di National Geographic Emergency Fund per documentare gli effetti della pandemia nelle comunità minerarie.
Eppure, a fare il giro del mondo sono delle immagini di Reuters che la immortalano con la figlia in braccio durante la sua ultima cerimonia di laurea. Perché? Perché l’obiettivo di Julia era quello di sottolineare, come ha detto proprio a Reuters, che «noi madri abbiamo bisogno di un sistema che capisca cosa stiamo attraversando e ci supporti in modo che possiamo essere la versione migliore di noi stesse».
La maternità e il messaggio di Julia Pontés
«Non sono un’eroina, non voglio pietà – ha detto ancora Julia – ciò che voglio è sottolineare è che al momento, per noi donne, coniugare la formazione, la carriera e le proprie passioni alla maternità è una sfida. E non dovrebbe esserlo». Così, la mattina della sua laurea, Julia ha vestito la sua bambina di otto mesi, Stella Lyra e ha sorriso insieme a lei, circondata dai suoi compagni di corso e dalla sua famiglia.
Dopo essere stata contattata da diversi quotidiani e magazine, Julia ha deciso di raccontare tutta la storia sul suo profilo Instagram: «Sono rimasta incinta durante la pandemia, proprio mentre documentavo gli abusi delle compagnie minerarie nel mio Paese. Nel frattempo studiavo online ma, appena ho potuto, sono salita a bordo di un aereo per tornare alla Columbia. Non avevo una casa, ero una mamma single ed è stato difficile, lo ammetto».
Proprio le difficoltà, però, hanno convinto Julia a mettere l’accento su quanto sia assurdo il fatto che donne incinte, neomamme e mamme debbano affrontare le cose facendo il doppio degli sforzi, quando invece essere mamme è la cosa più naturale del mondo.
Julia Pontés, la laurea e la dedica a Stella Lyra
Dunque, affrontare i suoi studi, il suo lavoro e riuscire anche a essere mamma è stato complesso. Ma non è tutto qui, purtroppo: «Oltre a tutto questo – ha detto Julia sempre su Instagram – il padre di mia figlia si è presto rivelato una persona violenta. Ci sono stati mesi di grandi sofferenze e abusi psicologici. Non ho mai raccontato questa storia per paura». La Pontés ha dunque affrontato tutto da sola e arrivare fino a qui è stato un lavoro duro.
Eppure, la Columbia è sempre stata la scuola dei sogni di Julia, che non ha mai perso né la forza né la voglia di andare avanti, nonostante la società intorno a lei sembrasse più che altro ostacolarla. La sua determinazione e il supporto della sua famiglia le hanno permesso di arrivare fino a qui e mai, neanche per un secondo, si è pentita della scelta di essere diventata mamma o ha pensato che potesse essere un qualche tipo di freno per i suoi obiettivi.
«Ho lavorato duramente – dice ancora Julia – ma siamo arrivati qui. E la verità è che non aveva senso non portare mia figlia con me alla cerimonia. Francamente è lei il mio più grande successo. È la più grande conquista della mia vita. Ed era lì per mostrare ad altre madri, ad altre madri single che è possibile. E che dobbiamo andare avanti e batterci sempre di più per renderlo non solo, appunto, possibile, ma ovvio».