Ezio Mauro è uno dei più noti giornalisti contemporanei. Una vita dedicata all’informazione cominciata prestissimo, alla Gazzetta del Popolo di Torino, che lo ha portato ben presto a ricoprire ruoli apicali in alcune delle più importanti testate nazionali. È stato inviato speciale e corrispondente da Mosca, poi direttore di La Stampa e di La Repubblica. Ancora oggi continua a scrivere come editorialista sul quotidiano del gruppo Gedi, pubblica libri storici con l’occhio attento del reporter e anche documentari. Cosa sapere sulla carriera, le curiosità e la vita privata di Ezio Mauro.
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Le origini di Ezio Mauro
Ezio Mauro nasce il 24 ottobre 1948 a Dronero nel Cuneese da una coppia, Edoardo e Olimpia, che hanno un negozio di abbigliamento. Quando ha sette anni nasce il fratello più piccolo Ugo. A Dronero frequenta le elementari e le medie ed è tra i componenti della squadra di calcio del borgo di settemila abitanti in Piemonte.
“Giocavamo contro il resto del mondo. Ricordo che i primi due anni – dirà in seguito in un’intervista a La Repubblica” – si tornava a casa solo a Natale e Pasqua, facevamo l’autostop con gli amici. Dalla finestra della mia camera cercavo un punto all’orizzonte dove mi immaginavo ci fosse Dronero”.
La passione per il giornalismo si può dire che sia nata con Ezio che sin da piccolo ama leggere, osservare e raccontare. Sugli anni a Dronero racconterà “è stata l’epoca di grandi letture, scoperte e amicizie”. Nel paese di nascita i suoi migliori amici, rimasti tali ancora oggi, sono Stefano, Antonino, Gianni, Paolo e Beppe. Con loro fonda un giornale che si chiama “Drago”, in riferimento al drago nero simbolo della città.
Per il collegio Mauro si sposta a Mondovì e nel 1967 arriva a Torino dove si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. “Chi arriva dalla provincia sa che ha davanti a sé un orizzonte largo che deve conquistarsi. E a me questo pare bellissimo. Certo il provinciale – dirà sul periodo universitario – è pieno di difetti, gli manca la cognizione di realtà più complesse. Quello che non hai conosciuto prima devi impararlo dopo”.
Tra i vari corsi all’università Ezio Mauro segue le lezioni di Norberto Bobbio considerato il massimo teorico del diritto e il massimo filosofo italiano della politica della seconda metà del Novecento.
La carriera nel mondo del giornalismo
Nel 1972 comincia a collaborare con la Gazzetta del Popolo di Torino. Sono gli anni di piombo in cui l’Italia è sconvolta soprattutto dalle azioni del terrorismo nero. Ezio Mauro segue quanto accade nel paese e lo racconta. Proprio a causa dei suoi articoli viene pedinato a lingo dal brigatista rosso Patrizio Peci che suggerisce alla propria colonna addirittura di organizzare un attentato ai suoi danni.
Nel 1981 il giornalista passa a La Stampa in veste di inviato speciale e responsabile della politica interna. Sette anni più tardi comincia a lavorare per La Repubblica come corrispondente da Mosca. Per tre anni racconta la grande trasformazione della perestrojka, viaggiando nelle Repubbliche dell’Unione Sovietica.
Alla fine di giugno del 1990 torna a La Stampa con l’incarico prima di condirettore, poi di direttore dal 5 settembre 1992. Il 6 maggio 1996 sostituisce infine il fondatore di La Repubblica, Eugenio Scalfari, alla guida del quotidiano romano.
L’esordio di Mauro alla direzione di La Repubblica è caratterizzato da un infortunio giornalistico: il 30 maggio 1996 viene annunciata e commentata la vittoria di Shimon Peres alle elezioni israeliane, quando ancora lo spoglio non è terminato. Alla fine risulterà vincitore Benjamin Netanyahu.
Dall’entrata in politica di Silvio Berlusconi, Ezio Mauro è fautore di una linea editoriale critica verso le politiche del Cavaliere, dal 14 maggio 2009 al 6 novembre 2009 pubblica quotidianamente sul proprio giornale dieci domande critiche rivolte da Giuseppe D’Avanzo al Presidente del Consiglio.
Il 15 gennaio 2016 lascia la direzione di La Repubblica, ma continua ad andare ogni giorno nella redazione del quotidiano per il quale diventa editorialista. Nel 2018 è insignito a Palazzo Farnese dell’onorificenza di cavaliere della Legione d’onore francese.
Parallelamente all’attività giornalistica, nel corso della carriera scrive numerosi libri sull’attualità, la politica e approfondimenti di taglio storico come “La felicità della democrazia. Un dialogo”, “Aldo Moro. Cronache di un sequestro”, “Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura” e “La caduta. Cronache della fine del fascismo”.
Riceve anche diversi riconoscimenti come il Premio Ischia Internazionale di Giornalismo, l’encomio Harvard University per “la battaglia sulla libertà di informazione condotta in Italia in un periodo di grave rischio per la libertà di stampa” e il premio Nazionale Letterario Pisa.
Nel 2017 realizza il documentario “Cronache di una Rivoluzione”, un film che racconta la rivoluzione russa e cosa significò il 1917 per l’Europa e per il mondo.
Vita privata e curiosità su Ezio Mauro
Sulla vita privata di Ezio Mauro non si sa molto, dovrebbe avere una compagna e ha tre figli, Matteo, Alberto e Margherita, e quattro nipoti.
Riguardo alle curiosità ha rivelato di aver ricevuto un’educazione cattolica dalla madre che si confrontava con l’anticlericalismo del padre e soprattutto dello zio. Quest’ultimo leggeva l’Espresso e il Mondo e gli diceva che per i suoi gusti il nipote andava troppo all’oratorio. Le due diverse posizioni riguardo alla religione hanno trasformato la fede in un sentimento che “coincideva con la nostalgia di casa”. Il giornalista ha detto che non si sente “di far parte dell’organizzazione di questa chiesa cattolica. Ci vuole molto coraggio a definirsi ateo, ma anche agnostico. Sono laico”.
Il giornale “Drago” fondato da Mauro giovanissimo nel 2022 ha compiuto 50 anni. “Ha continuato a uscire grazie alla generosità di Gianni Romeo, l’unico giornalista in carne ed ossa che conoscevamo”, ha rivelato in un’intervista a La Repubblica”.
Sugli anni dell’università a Torino l’ex direttore de La Stampa ha ricordato i tempi in cui andava a pranzo come molti altri studenti “allo Scudo di via Galliari, pagavamo 650 lire a pasto. Era una meraviglia quel mondo fatto di incontri, scambi, persone. E ho assaggiato l’indipendenza”.
Nell’ateneo del capoluogo piemontese ha conosciuto Gustavo Zagrebelsky, allora giovane assistente, con cui ha stretto una fortissima amicizia. Mentre con Norberto Bobbio, anche dopo la laurea, ha continuato ad avere un confronto continuo. “Negli anni in cui ero a Mosca ci scrivevamo spesso. E ho condiviso con lui i miei propositi quando sono diventato direttore de La Stampa. Gli dicevo quanto fosse per me importante l’autonomia della politica. Ragionavamo insieme su nuovi collaboratori”, ha raccontato Mauro.
Riguardo alla passione per il giornalismo, l’ex direttore ha detto che è nata leggendo “La Stampa. La appoggiavo sul divano con il corpo del giornale sul cuscino e le pagine già lette sulla spalliera: il formato era molto più grande di oggi. A dieci anni leggevo lo sport e poi via via divoravo tutto. In particolare, gli editoriali di Vittorio Gorresio, Carlo Casalegno, Alberto Ronchey e avevo un’enorme sbornia per Giampaolo Pansa e i suoi attacchi”. In particolare era attratto dal “mondo favoloso che gli inviati raccontavano in terza pagina”.