Tumore al seno e metastasi: le nuove cure messe a punto dalla ricerca

Il carcinoma alla mammella è la prima causa di morte per cancro nelle donne. Abbiamo chiesto alla dottoressa Matilde Todaro, ricercatrice AIRC, di spiegarci quali nuove cure sono disponibili

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Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

La lotta contro il cancro si vince con la prevenzione, assumendo uno stile di vita sano, un’alimentazione equilibrata e con il fondamentale contributo della ricerca.

Per questo, la Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro mette a disposizione della ricerca oncologica oltre 60 milioni di euro frutto della fiducia degli italiani e delle firme del 5×1000. Questa straordinaria iniezione di investimenti contribuisce a sostenere il lavoro di 5.300 ricercatori su tutto il territorio nazionale. Più in dettaglio, 40 milioni di euro sono destinati a 293 nuovi progetti di ricerca e 20 milioni di euro a dare continuità a 9 programmi speciali per lo studio della malattia metastatica, causa di morte del 90% circa dei casi di cancro (nel video sopra la testimonianza di Roberta, 41 anni, che ha superato il tumore al seno).

Abbiamo chiesto alla dottoressa Matilde Todaro, ricercatrice della Fondazione AIRC presso l’Università degli Studi di Palermo, di spiegarci a che punto è la ricerca, quali sono le nuove cure già disponibili contro il tumore e quanto incidono sulla qualità della vita di un paziente.

Lei studia i meccanismi alla base della resistenza delle cellule staminali tumorali provenienti dal tumore al seno ai convenzionali trattamenti: può spiegarci la sua ricerca e qual è il suo scopo?
Il carcinoma alla mammella rappresenta la prima causa di morte per cancro nel sesso femminile (rappresenta il 17% di tutti i tumori nel sesso femminile), colpendo 1 donna su 9 in Italia, e la seconda causa di morte dopo le malattie cardio-circolatorie. Il forte impatto sociale di questa patologia ha spinto il nostro gruppo di ricerca a studiare i meccanismi che inducono resistenza alle convenzionali terapie di una sottopopolazione di cellule tumorali con caratteristiche staminali. Da nostri dati preliminari, crediamo che questa resistenza sia dovuta alla presenza di sistemi di riparazione del DNA molto efficienti per cui la cellula tumorale non va incontro a morte dopo chemioterapia. La nostra ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC grazie alla generosità degli italiani che hanno scelto di destinare il loro 5×1000 alla ricerca sul cancro, si focalizza in particolare sullo studio di alcune molecole quali Rad51, Sam68 e Myc coinvolte in questo processo, e presenti soprattutto  nei carcinomi alla mammella più aggressivi, al fine di sviluppare terapie innovative.

A che punto è la ricerca e quali nuove cure sono già state messe a punto?
In questi ultimi anni la ricerca ha fatto grandi passi avanti nell’ambito dello sviluppo di nuovi approcci terapeutici. Infatti, la sopravvivenza a 5 anni è sensibilmente incrementata raggiungendo quasi il 90% sia per i tumori  localizzati che invasivi soprattutto per i tumori ormono-dipendente. In particolare sono state messe a punto nuove strategie terapeutiche, quali uso di inibitori del ciclo cellulare, coniugati farmaco-anticorpo , immunoterapia e inibitori di enzimi coinvolti nel riparo del DNA. Queste nuove terapie sempre più mirate sono utilizzate principalmente nei tumori metastatici, insensibili ad altri trattamenti.

Quali speranze di vita ci sono attualmente con l’insorgenza di metastasi?
Il carcinoma metastatico rappresenta uno stadio avanzato di questa patologia, la cui prognosi negli ultimi anni sta migliorando grazie al continuo utilizzo di nuovi farmaci che hanno lo scopo di cronicizzare la patologia ed aumentare la qualità di vita. Nuove frontiere delle terapie si basano sull’utilizzo anche in combinazione di terapie ormonali, immunoterapia e inibitori del ciclo cellulare, di Her2 e di proteine coinvolte nel riparo del danno al DNA. Ultimo traguardo ottenuto proviene  da uno studio condotto su pazienti metastatiche in cui l’utilizzo del ribociclib, che agisce sul controllo del ciclo cellulare, in combinazione con la terapia ormonale ha aumentano la sopravvivenza a 3 anni dal 45 al 70 %.

 Quanto incidono le cure sulla qualità della vita di un paziente?
La caduta dei capelli è uno degli effetti collaterali più temuti dalle pazienti che si devono sottoporre a chemioterapia; l’utilizzo di un casco refrigerante può ridurre del 50% l’alopecia. Altri effetti collaterali possono essere perdita di sensibilità agli arti, fatica, perdita di appetito, vomito, difficoltà di concentrazione e aumentato rischio di contrarre infezioni. La maggior parte di questi effetti sono a breve termine e scompaiono alla fine della terapia. Grazie al continuo studio dei ricercatori oggi le donne riescono a preservare la loro fertilità effettuando una terapia ormonale prima della chemioterapia. Un miracolo che 7-10 anni addietro era impensabile.

Quali differenze ci sono tra un tumore al seno in fase precoce e in fase avanzata?
Il riscontro di un tumore al seno in fase precoce rispetto al tumore in fase avanzata incide notevolmente sul tipo di trattamento da adottare , in base anche al eventuale coinvolgimento di altri organi derivante del processo metastatico. Il trattamento di un tumore al seno in fase precoce ci permette di auspicare una totale guarigione, mentre scoprire di avere un tumore in fase avanzata, ci permette solo di fare dei trattamenti per la riduzione delle dimensioni del tumore e allungare il più possibile la vita della paziente.

Quali sono i sintomi del tumore al seno?
Nelle fasi iniziali il tumore alla mammella non dà alcun segno di sé. Questo accade perché la neoplasia mammaria si accresce in assenza di sintomatologia clinica di rilievo, e in genere si manifesta tardivamente con tumefazione mammaria palpabile, associata a specifiche caratteristiche tra cui l’ecchimosi, l’eritema locale, la pelle a buccia d’arancia o l’ulcerazione. Nelle fasi ancora più avanzate si può riscontrare secrezioni purulenta mista a sangue o retrazione del capezzolo. Per tale motivo la maggior parte delle neoplasie mammarie viene diagnosticata durante l’esecuzione di esami senologici di routine e/o di screening, permettendo di formulare una diagnosi a stadio precoce, condizione fondamentale per il successo del trattamento.

In presenza di sintomi, come bisogna agire?
In presenza di sintomi è necessario consultare lo specialista per l’esecuzione di indagini quali mammografia  o ecografia della mammella, seguite da un esame bioptico necessario per l’identificazione di cellule sospette del tessuto mammario.

Il tumore al seno si può prevenire?
Ogni giorno con le nostre abitudine di vita possiamo ridurre al minimo il rischio di ammalarci semplicemente effettuando una corretta alimentazione, ricca di frutta e verdura e povera di grassi, facendo attività fisica , una passeggiata di 20 minuti al giorno è sufficiente, evitando abusi di alcool e fumo di sigarette. A supporto abbiamo anche diverse indagini/esami di screening. L’autopalpazione, a prescindere dall’età, è consigliata a tutte le donne, specialmente coloro le quali hanno un maggiore rischio di sviluppare il tumore alla mammella. Tale tecnica permette di identificare eventuali noduli del proprio seno e tale scoperta sarà seguita da  una visita senologica per la valutazione di eventuali segni clinici. Sarà importante effettuare indagini strumentali come l’ecografia, in giovani donne con età inferiore a 40 anni o con familiarità e la mammografia riservata a donne di età compresa tra i 49-69 anni da ripetere ogni 2 anni. I test genetici BRCA1e2 sono strumenti di prevenzione utili in donne con familiarità, alle quali è consigliato un monitoraggio frequente.

Matilde Todaro AIRC
La dottoressa Matilde Todaro – Fonte: Ufficio stampa