Il 25 giugno 2023 è la giornata mondiale della vitiligine, malattia autoimmune sempre più diffusa, anche e soprattutto tra i bambini, di cui si conosce ancora troppo poco e sulla quale c’è molta disinformazione.
Un tempo semi sconosciuta e quasi demonizzata, negli ultimi tempi, complici alcuni personaggi famosi, sia italiani e internazionali, che ne soffrono, la vitiligine è balzata in primo piano. Pensiamo a Winnie Harlow la bellissima modella canadese che la sfoggia orgogliosa in passerella o a Kasia Smutniak, che dopo anni di “lotta contro la malattia” ha imparato a conviverci ed accettarla.
Un paio di anni fa avevamo intervistato un esperto nel campo, il dottore Andrea Paro Vidolin, specialista in dermatologia e Responsabile del Centro di Fotodermatologia e Cura della Vitiligine all’Ospedale Israelitico di Roma, in occasione del lancio sul mercato della barbie con la vitiligine, altro tentativo di normalizzare la malattia, che ci aveva messi in guardia: “Occhio a semplificare, ricordiamoci che è una patologia, non solo un problema estetico“. Lo abbiamo risentito oggi, a ridosso della giornata mondiale, per farci raccontare i passi avanti nella ricerca.
Quali sono le novità, da due anni a questa parte, se ci sono state?
Le novità riguardano l’affinamento dei protocolli terapeutici un vero e proprio percorso diagnostico e terapeutico personalizzato per poter raggiungere nel tempo più veloce possibile la stabilità e la ripigmentazione delle chiazze di vitiligine. Proprio a breve saremo presenti al Congresso Mondiale di Dermatologia di Singapore dove ci confronteremo con i maggiori esperti internazionali per poter mettere a punto proprio dei protocolli condivisi.
Altro tema importante è il trapianto cellulare, cioè nelle forme che non rispondono ai trattamenti convenzionali si può ricorrere a questa tecnica che ci consente di trattare raggiungere dei risultati fino ad oggi neanche sperati.
Ultima e forse più importante notizia è l’uscita verso la fine dell’anno in Italia (negli Stati Uniti è già in commercio) di un principio attivo topico, il ruxolitinib, specifico per la vitiligine: è la prima volta dopo molti anni ad avere un farmaco topico dedicato a questa patologia.
Quanto c’è di componente psicologica (stress) e quanto fisiologica (problemi legati alle malattie autoimmuni) nella vitiligine, soprattutto nei casi in aumento negli ultimi anni?Sia la componente psicologica che quella autoimmunitaria influenzano in maniera molto significativa la vitiligine: alcune patologie come la tiroidite cronica autoimmune o la celiachia possono associarsi alla vitiligine come gli eventi stressanti compromettendo in maniera importante la normale vita di relazione.
Due anni ci aveva detto che la vitiligine era in forte aumento, soprattutto nelle fasce d’età più basse, tra i bambini e gli adolescenti, specificando che colpiva il 2-3% della popolazione. Ci sono stati cambiamenti?
Forse un pochino aumentata: il Covid, lo stress che ne è derivato e anche l’uso dei sanificanti e della mascherina per il fenomeno di Koebner post traumatico non hanno aiutato.