Il gioco attivo come fondamento della crescita: parlano gli esperti

Il gioco attivo come valore insostituibile della crescita del bambino è al centro del progetto "Esci fuori. Cresci dentro!"

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Il gioco attivo nella crescita di ogni bambino è un valore insostituibile. Oggi i piccoli però non vi dedicano abbastanza tempo, perdendo così un fattore essenziale della loro infanzia, oltre che la possibilità di imparare competenze fondamentali per il loro sviluppo.

Partendo da questa situazione, Little Tikes (brand globale che da oltre 50 anni realizza giocattoli che stimolano la fantasia e l’azione) ha voluto lanciare un messaggio forte col progetto Esci fuori. Cresci dentro! per sensibilizzare famiglie, istituzioni e società sulla centralità del gioco attivo per il bambino.

Attraverso il gioco infatti i bambini imparano a creare ed esplorare un mondo che sono in grado di padroneggiare, possono sviluppare competenze, imparare a prendere decisioni, a risolvere problemi, a relazionarsi con gli altri.

La parola degli esperti

Esci fuori. Cresci dentro! ha redatto Il Manifesto del Gioco Attivo con il contributo di un Comitato scientifico composto da esperti del mondo dell’infanzia: Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano; Laura Pomari, psicomotricista e antropologa culturale; Marta Rizzi, psicologa e psicoterapeuta; Barbara Tamborini, psicopedagogista e scrittrice.

Noi abbiamo chiesto alla dottoressa Tamborini e alla dottoressa Pomari di spiegarci perché e quanto sia importante il gioco per la crescita dei bambini.

Giocando s’impara a seguire le regole ma deve essere l’adulto a darle o è meglio lasciare che siano i bambini a definirle in autonomia?
Barbara Tamborini: Direi che possono accadere entrambe le cose. Soprattutto coi bambini molto piccoli è bene che le regole siano poche e non troppo vincolanti. È fondamentale poi offrire un contesto sicuro, perché il bambino piccolo non è in grado di capire cosa può essere pericoloso. Quindi più l’ambiente è sicuro, più i bimbi si possono muovere liberamente, giocare senza regole. La strutturazione dell’ambiente è la cosa più importante coi bambini piccoli. Invece, crescendo, le regole permettono di fare giochi più articolati ed è chiaro che nel gioco strutturato è il contesto che dà le regole, nel gioco destrutturato invece le regole sono un’esigenza spontanea, perché se siamo in tanti per far funzionare il gioco abbiamo bisogno di darci e seguire le regole. Si definiscono così regole implicite e regole condivise e questo è un processo importante e una fonte di apprendimento che avviene nell’informalità. Questo è fondamentale per imparare a condividere momenti, materiali. Potremmo dire che si apprende un metodo: se voglio stare bene con le persone che ho attorno e in un determinato ambiente, serve darci delle regole. L’adulto aiuta in alcuni passaggi ad arricchire gli apprendimenti che sono già insiti comunque nel bambino. Attraverso l’adulto il bambino comprende che una buona regola non ti toglie, ma ti dà libertà.

In questo modo i bambini apprendono un modello di convivenza?
Barbara Tamborini: Assolutamente sì, un modello che si fa via via più flessibile. All’inizio la regola viene appresa in modo rigido, poi diventa qualcosa che si impara ad adattare nei diversi contesti e l’adulto aiuta a capire come fare. Per esempio, se un bambino molto piccolo fa un ruttino in pubblico, tutti ridono. Ma se lo fa un bambino più grande, il suo atto diventa sconveniente. Cosa è cambiato? Innanzitutto l’età. Il bambino apprende quindi dentro di sé questo cambiamento e utilizza in modo dinamico la regola.

Diverse indagini hanno mostrato che l’età del gioco è calata e che i bambini hanno subito un processo di adultizzazione: a cosa è dovuto questo cambiamento? Ne sono responsabili gli adulti?
Barbara Tamborini: Il mercato ha una responsabilità nell’influenzare ciò di cui ho bisogno, penso banalmente alla pubblicità che orienta i gusti. La cosa importante è permettere a chi sta crescendo di allargare un po’ gli orizzonti, se poi questo lo fa una azienda che produce giocattoli è un’ottima cosa.

Come il gioco può aiutare il bambino a comprendere il contesto spazio-temporale in cui si trova?
Laura Pomari: Per giocare è importante creare una cornice, creare un contenitore nel quale le cose possano avvenire. Spazio e tempo per altro si connettono al tema delle regole. L’aspetto importante per cui il bambino diventi consapevole dello spazio e del tempo è l’opportunità, giocando, di vivere il tempo presente sperimentandosi. Ci si sperimenta quindi secondo il proprio tempo vissuto, da dentro, seguendo i propri bisogni, e si sperimenta così sia il tempo individuale sia il tempo condiviso, il tempo dell’altro, se il gioco è appunto di condivisione, al di là del tempo esterno, cioè quello cronologico segnato dall’orologio. Il gioco aiuta a stare nel tempo presente, a dare il tempo affinché possa avvenire il gioco stesso in solitaria o in condivisione.

In che modo il gioco sviluppa l’immaginazione e come questa si correla al tempo vissuto?
Laura Pomari: Nel gioco è possibile ripercorrere le proprie esperienze vissute, reinventandole in mondi possibili, non realistici ma possibili perché si possono fare nella dimensione del gioco. Questa è un’opportunità per dare sfogo al proprio immaginario. Dunque è fondamentale anche dal punto di vista cognitivo. La cosa importante però è che il piano di fantasia e il piano di realtà siano molto ben chiari. Deve essere evidente al bambino quando si tratta di un gioco, di finzione, di una rielaborazione immaginaria. Per questo lo spazio, la cornice del gioco, la regolamentazione è fondamentale e aiuta in questo senso a mantenere distinti i piani.

La distinzione tra realtà e gioco è istintivamente chiara nei bambini?
Laura Pomari: Dipende. Normalmente è chiara. Ci sono dei casi in cui però alcuni bimbi non l’hanno ben chiara e in questi casi vanno aiutati a differenziare i diversi piani.

Mancanza di gioco, mancanza di immaginazione?
Laura Pomari: Dal mio punto di vista sì: più opportunità si ha di giocare, più opportunità si ha di sperimentare e di creare e più l’immaginario ha la possibilità di crescere. Per questo è importante cercare di portare il gioco in qualsiasi contesto sociale, anche in quelli più svantaggiati, perché meno bambini hanno la possibilità di crescere attraverso il gioco, più avremo società povere intellettualmente

Le iniziative di Esci fuori. Cresci dentro!

Esci fuori. Cresci dentro! si articola in diverse iniziative pensate per portare il gioco attivo là dove manca attraverso la creazione di nuovi spazi che garantiscano questa opportunità e sostenendo realtà che operano in questo ambito.

Tra queste attività, Scendi in Cortile vuole sottolineare l’importanza di condividere luoghi dove è possibile giocare attivamente come il cortile condominiale o i giardini sotto casa, con uno sguardo particolare alle realtà disagiate dove è più difficile per i piccoli incontrarsi a giocare dando sfogo alla loro immaginazione e promuovendo la socializzazione.

I bambini diventano quindi protagonisti della iniziativa socio-benefica Giocare per Bene, finalizzata alla raccolta di donazioni e fondi, devoluti alla fondazione Archè, per sostenere minori e madri in difficoltà e per garantire loro la possibilità di una vita normale, dove il gioco sia parte integrante.

I bimbi potranno inviare i loro disegni al sito Escifuoricrescidentro: tra questi ne verranno selezionati 10 per personalizzare altrettante Cozy Coupe, le iconiche macchinine Little Tikes, dando vita a una speciale limited edition che sarà protagonista, insieme a tutti i disegni pervenuti, di una mostra che si terrà a Milano dal 20 al 28 novembre 2021.