Ansia, depressione, apatia, insonnia: la nuova ondata di Coronavirus ha fatto aumentare i disagi già emersi durante la prima. Come affrontarli? Ne abbiamo parlato con Maura Manca, psicoterapeuta e psicologa clinica, nonché mental e life coach e presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza. «Crisi vuol dire rimettersi in gioco, rimettersi in discussione, crescere, sfruttare il momento. Solo così tutto quello che stiamo vivendo avrà un senso – ci spiega la dottoressa – Nei prossimi mesi vivremo dei riadattamenti continui, e non faremo in tempo a metabolizzare un’abitudine che sarà già cambiata. Cambieranno i colori delle Regioni: non facciamoci trovare impreparati. Dovremmo avere flessibilità mentale e una maggiore adattabilità».
Le nuove misure restrittive legate al Covid-19 ci rimettono davanti ai problemi che abbiamo dovuto affrontare prima dell’estate. Le patologie legate al disagio mentale sono aumentate.
L’isolamento forzato non è la causa, ma sicuramente ha favorito e amplificato i problemi di cui parla. Il problema vero non è tanto il rimanere a casa. Tutto questo ci ha colto quando eravamo già provati dai mesi passati. La maggior parte delle persone non hanno avuto né la voglia né il tempo di metabolizzare quanto successo. Qualcuno ha creduto che sarebbe bastato un mese e mezzo di sacrifici per far tornare tutto come prima, ma non è stato così. Senza considerare che siamo in balia di fuochi incrociati, di chi dice una cosa e chi l’esatto contrario. Questa condizione sta generando attacchi d’ansia, di panico, problemi di insonnia, abbassamento della qualità del sonno, scarsa concentrazione, problemi gastrointestinali, stanchezza.
È l’incertezza, il non sapere che ci fa sentire incapaci di gestire la situazione.
Come possiamo affrontare i prossimi mesi?
Il primo consiglio è non fare l’errore di pensare “stringo i denti tre, quattro settimane e poi tutto sarà come prima”. L’altro consiglio è di non cercare di controllare l’incontrollabile, e mi riferisco alle decisioni del Governo o l’andamento del virus. Noi possiamo controllare il nostro piccolo spazio personale, seguire le regole, stare attenti a non ammalarci. Ma quello che accade a livello macroscopico sfugge al nostro controllo.
Non applichiamo la vecchia strategia a un problema nuovo, perché non ha funzionato.
E quindi nel concreto come possiamo adattarci a questa nuova realtà?
Non ricercare una normalità pre-coronavirus. Questo significherebbe mettersi in una condizione di attesa che ci farebbe subire la situazione, diventare passivi e farsi schiacciare. Questa fase storica ci sta facendo vivere un cambiamento enorme che crea e creerà nuove abitudini in tutto il mondo. Sta aprendo la porta anche a cambiamenti positivi come la green economy, e il vivere più slow, non dimentichiamolo. Dobbiamo cambiare abitudini: se devo stare a casa non posso ricreare le stesse abitudini di quando lavoravo fuori. Non posso vivere nello stesso modo, le esigenze di oggi, del fisico e della mente, sono diverse. È importante trovare delle alternative, altrimenti si creano degli squilibri dannosi.
È importante adesso trovare nuove strategie per sopravvivere.
Molti vivono in piccoli appartamenti: gli spazi ristretti possono mettere a dura prova
Si possono fare tante piccole cose, come fare il giro dell’isolato, cambiare i ritmi della giornata, non fossilizzarsi. C’è gente che mangia, lavora, dorme nella stessa stanza: evitatelo, quella è la morte dell’anima, non si deve fare. L’immobilismo ci fa ammalare. Sembra una sciocchezza ma anche andare a buttare la pattumiera, può servire: rientra in quelle piccole cose che fanno sì che ci si debba cambiare, mettere le scarpe, prendere una boccata d’aria. Scaricarsi una app per fare un po’ di attività fisica a casa, prendersi un po’ di tempo per sé come farsi una doccia un pochino più lunga del solito. È ovvio che questo è più semplice se si ha una casa grande, ma anche chi vive in spazi più ristretti dovrebbe sforzarsi di ritagliarsi un proprio spazio.
Riuscirà a uscirne meno provato chi saprà adattarsi.
Ci sono opportunità da cogliere anche ora che vediamo tutto nero?
Non siamo abituati a trasformare i momenti di crisi in opportunità, per cui quando viviamo un momento di conflitto, di dramma, tendiamo a subirlo. Mettiamoci nella testa che noi non possiamo uscire da questa situazione e quindi dobbiamo affrontarla. Non guardiamo solo il futuro facendo finta di cancellare il presente che viviamo perché non ci piace, ci spaventa. Questa situazione di fermo ha permesso di vedere i limiti della nostra vita precedente, capire che magari prima vivevamo a ritmi troppo accelerati. Manteniamo quello che abbiamo scoperto di positivo. Magari abbiamo recuperato e rivalutato delle amicizie, ci siamo avvicinati ad alcune persone. Alcune invece si sono allontanate, ma anche l’allontanamento non è una tragedia: se un mese chiusi in casa ci ha fatto entrare in una profonda crisi come coppia, ben venga che questo sia emerso oggi. Se a livello familiare ci siamo accorti che ci sono gravi problemi di comunicazione coi nostri figli, lo si può affrontare: ci sono figure come quelle degli esperti di comunicazione intrafamiliare che possono aiutarci in momenti come questo. Ripeto, cambiamo il nostro atteggiamento, altrimenti questa situazione ci schiaccerà.
A volte anche vedere i problemi è una condizione positiva. Impariamo a cambiare “oddio mi sono accorta di questo problema” in “per fortuna mi sono accorta di questo problema”.
Infine togliamoci dalla testa che il vaccino sarà la soluzione di tutti i mali. È un meccanismo psicologico naturale crearsi delle condizioni rassicuranti, ma serve lucidità. Il vaccino non riporterà il mondo immediatamente allo stato pre-febbraio 2020. Abituiamoci all’idea che il Coronavirus farà parte delle nostre vite anche se ci farà meno paura, come è già successo per altri virus nella storia dell’umanità. E continuiamo a seguire le buone abitudini sanitarie che abbiamo acquisito in questi mesi (non quelle ossessive eh), come usare la mascherina quando si ha il raffreddore e si va sui mezzi pubblici. O non andare più al lavoro o a scuola con la febbre o la bronchite: prima lo facevamo ed erano abitudini sbagliate.