I segreti del Commissario Ricciardi svelati da Bambinella: “Guanciale? Meraviglioso”

Adriano Falivene, Bambinella nel "Commissario Ricciardi", ci racconta della magia del set e accende le speranze sulla terza stagione

Foto di Federica Cislaghi

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Gli appassionati de Il Commissario Ricciardi adorano Bambinella. Confidente fisso del Brigadiere Maione, Bambinella fa la prostituta
e sa sempre tutto di tutti: per questo è una miniera di informazioni per Maione. Fra i due c’è un legame di amicizia, continuamente smentito
dagli atteggiamenti del Brigadiere, che non manca però di dimostrarle sincero affetto quando si trova nei guai.

Bambinella nasce dalla penna di Maurizio de Giovanni, autore dei romanzi sul Commissario Ricciardi, da cui è tratta la serie tv con Lino Guanciale, arrivata alla seconda stagione. Ma il segreto del successo di questo personaggio sta anche nella bravura di Adriano Falivene che lo interpreta magistralmente, al punto che insieme a Maione, alias Antonio Milo, è diventato il protagonista di uno spettacolo teatrale, Mettici la mano.

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Adriano Falivene ci ha raccontato tutto di Bambinella, svelandoci anche l’identità del suo fidanzato, noto anche al Brigadiere per ovvi motivi e ci ha descritto la magia del set del Commissario Ricciardi, accendendo la speranza che potrebbe esserci una terza stagione.

Nel Commissario Ricciardi interpreti Bambinella, lo sai che è uno dei personaggi più amati della fiction: secondo te perché?
Credo che ci sia alla base una penna straordinaria [Maurizio de Giovanni ndr] che ha creato nell’inconscio collettivo una figura poetica, non solo quella di Bambinella, ma di tantissimi personaggi del Commissario Ricciardi che restituiscono una magia e una poesia ormai difficili da vedere. Gli anni Trenta del Novecento, il periodo in cui è ambientato Ricciardi, oggi sono raccontati poco ma in quel decennio c’era una genuinità nelle persone che ancora dovevano vivere il dramma della guerra che è venuta meno e poi non si era ancora contaminati dai social, che pur essendo un grande passo in avanti, tolgono tantissimo in fatto di comunicazione reale tra le persone. Infatti, Bambinella è un po’ la contrapposizione di Ricciardi. Mentre Ricciardi è collegato a tutti i morti grazie al suo dono maledetto ereditato dalla mamma, il mio personaggio attraverso la rete di pettegolezzi è collegata a tutti i vivi. Questo tipo di gioco è presente già nei romanzi. Anche da lettore mi accorgevo che cambiava l’atmosfera quando il Brigadiere Maione saliva la scalinata per raggiungere Bambinella. La mia più grande paura nell’interpretare questo personaggio è stata quella di trovare una strada per restituire la magia creata da Maurizio de Giovanni. Il pubblico è molto più esigente quando si tratta di trasposizioni dal libro all’audiovisivo, perché questa mossa viene percepita quasi come un tradimento. E siamo felici che non sia stato così per noi.

Adriano Falivene
Fonte: Ufficio stampa
Adriano Falivene

Come ti sei trovato a lavorare con Antonio Milo, che interpreta il Brigadiere Maione, con Lino Guanciale-Ricciardi e con gli altri attori del cast?
Ci sono state delle condizione ideali. Devo dire che tutto è partito dal nostro capitano, così chiamo Alessandro D’Alatri [il regista della prima stagione del Commissario Ricciardi ndr], perché già nella fase di selezione è andato in giro per teatri per trovare i volti di questo inconscio collettivo di cui parlavo prima. Quindi poi sul set lavorare con Antonio è stata una magia. Ci siamo conosciuti direttamente da Brigadiere Maione e Bambinella, poi Antonio e Adriano si sono presentati. Questa empatia che si è stabilita da subito ce la siamo portati nella vita. Così, quando abbiamo incontrato Maurizio de Giovanni gli abbiamo chiesto di portare in teatro Maione e Bambinella. E lui non se l’è fatto dire due volte. Nel tragitto di ritorno verso casa aveva già pronta la storia di Mettici la mano con cui adesso siamo a teatro. Ed è un sogno ad occhi aperti vedere le platee piene, divertirsi ed emozionarsi insieme a noi. Quel tipo di atmosfera che abbiamo vissuto sul set lo abbiamo trovato in teatro con la regia sempre di D’Alatri che si è portato in questo spettacolo parte della squadra della serie, potremmo dire che è una costola della fiction in tutti i sensi.
Lino Guanciale invece è un attore e un uomo straordinario. Merita anche 10 volte più del successo che ha, è una persona genuina, è una persona colta, è una persona che merita delle responsabilità da showman, perché le può sostenere con una cultura e un contenuto che sono reali.

Anche tu però sei un artista completo: attore, clown, funambolo, musicista…
Sì, il clown mi ha accompagnato da sempre, fin da quando sono entrato in Accademia. Parlo del clown teatrale che è diverso da quello del circo, anche se li ho scoperti contemporaneamente. In qualche modo tutte le arti sono collegati tra loro, invece oggi c’è la mania di etichettare gli artisti, di categorizzarli. Al contrario, a me viene in mente quel gruppo di artisti che nel medioevo giravano in 7 e facevano 10 spettacoli, dove la stessa persona era spadaccino, cuoco, acrobata, attore e scenografo. Non si rinchiudevano da soli in limiti fatti di etichette e definizioni. Quello che amo è il gioco, infatti il gioco è la cosa più seria che ci sia. Nel gioco esce la vera natura degli esseri umani. Infatti, in tutte le lingue si usa lo stesso termine per dire giocare, recitare e suonare.

A proposito di esperienze diverse, è vero che hai interpretato la statua di Giordano Bruno nella serie Trust?
Quella è stato un altro sogno ad occhi aperti. Lì ho incontrato Danny Boyle, il regista di Trainspotting. Inizialmente dovevo interpretare un clown, un artista di strada, perché serviva un testimone oculare del rapimento di Paul Getty III. Però a Boyle venne l’idea di Giordano Bruno perché disse che gli somigliavo [ride ndr]. Comunque, trasformò il mio personaggio in una statua e ho avuto una scena con Hilary Swank che è la madre di Paul Getty, l’unica che sospetta che il rapimento non fosse finto, di fatto poi confermato. Io appunto facevo l’artista della statua vivente che ha visto tutto ma non è stato visto dai rapitori e conferma alla madre la sua teoria e le dà la forza di scatenare il putiferio di ricerche che terminerà dopo due mesi.

Adriano Falivene
Fonte: Ufficio stampa
Adriano Falivene

Tornando al Commissario Ricciardi, vedremo il fidanzato di Bambinella?
Si vedrà… Chi ha letto i romanzi sa che è uno spasso già dal nome. Il mio fidanzato è un uomo sposato che mi farà passare un brutto quarto d’ora. Maione lo conosce, perché lo ha arrestato parecchie volte ed è per questo che Bambinella non gli vuole dire chi è. Però quando servirà, sarà costretto a rivelarglielo. È un così detto topo di fogna, si chiama Gustavo ‘A Zoccola. C’è questa cosa assurda che Bambinella si fidanza con Gustavo ‘A Zoccola [ride ndr].

Ci sarà una terza stagione del Commissario Ricciardi?
Io me lo auguro, teniamo le dita incrociate. Non abbiamo notizie certe, sappiamo però che i romanzi non terminano con questa stagione, perciò speriamo che si concluda almeno il ciclo ufficiale. Intanto, Maurizio ha iniziato un nuovo ciclo con Caminito che si ferma al 1939. Invece Mettici la mano è il testo che ci ha scritto per il teatro e va avanti fino al 1943. Ci sono quindi quattro anni di vuoto in cui Maurizio deve ancora raccontare cosa accade ai nostri personaggi. Ma non solo con lui stiamo già discutendo sul dopo Mettici la mano che arriva nel periodo in cui Napoli è sotto i bombardamenti e di lì a poco ci sono le quattro giornate di Napoli dove la popolazione si è liberata da sola dall’occupazione dei Nazisti. E proprio un gruppo di femminielli ha organizzato una delle tante rivolte popolari. Sarebbe bello vedere il ritorno di Ricciardi. Dai romanzi sappiamo che lui a un certo punto lascia Napoli per lui resa invivibile a causa della guerra con tutti i morti di morte violenta che produce e quindi torna a Fortino. Però sarebbe bello che per le quattro giornate torni a Napoli. Stavamo parlando proprio a cena dopo lo spettacolo di quanto sarebbe meraviglioso vedere insieme di nuovo Modo Ricciardi, Bambinella e Maione combattere spalla a spalla. Mi vengono i brividi solo a pensarci, mi piacerebbe davvero tantissimo.