Il Cervello Complice, spettacolo teatrale liberamente ispirato al saggio The Whole Brain Living di Jill Bolte Taylor, ideato da Silvia Mazzotta e diretto da Giuseppe Gandini (attore apprezzato in Viola bacia tutti, La cena, Manuale d’amore, Mangia prega ama) e interpretato da Silvia Mazzotta, Marta Iacopini, Valentina Bruscoli. Francesca D’Urso e Uma Salusti, è un viaggio, divertente ed edificante, dentro il cervello femminile che porta la protagonista e lo spettatore, a prendere coscienza del suo funzionamento. Per imparare a gestire i “4 caratteri” che coesistono in ognuno di noi, armonizzando le aree della mente per ritrovare pace e benessere, riuscendo a vivere meglio. Vi pare poco?
Uno spettacolo divertente e profondo, utile anche per ricordarci che abbiamo sempre tutti la possibilità di scegliere chi vogliamo essere nella vita..
Giuseppe Gandini ha risposto alle nostre domande, spiegandoci qualcosa in più sullo spettacolo, che è una commedia musicale con brani musicali cantati dal vivo di Bob Dylan, Carrie Newcomer, Janis Joplin.
Quali sono i “4 caratteri” del nostro cervello: si può dare una definizione precisa?
Assolutamente sì, sono categorie legate alla neuroanatomia, caratteristiche fisiologiche e funzionali ben distinte in ciascun carattere. CARATTERE 1 si trova nella parte anteriore sinistra e gestisce la razionalità, riuscendo a mettere in relazione passato, presente e futuro È quella parte che ci fa prendere le decisioni importanti e ci permette di fare delle previsioni su cosa accadrà dopo le decisioni prese. CARATTERE 2 si trova nella parte posteriore sinistra, anch’esso mette in relazione passato presente e futuro, ma gestisce anche ansie, fobie e sentimenti come l’Amore e le emozioni come quella ‘sana’ paura che ci fa capire che attraversare la strada senza guardare è molto rischioso. CARATTERE 3 posteriore destro invece è il bambino che è dentro ognuno di noi, che vorrebbe sempre giocare, vive solo nel presente, non ha passato né futuro, ed è quello delle sensazioni fisiche legate ai sensi. Infine CARATTERE 4 è il nostro rapporto con l’Universo, l’Assoluto, o per chi ci crede con Dio. Anch’esso vive nel presente. C1 e C4 sono razionali, mentre C2 e C3 sono emotivi. Insomma quella di Jill Bolte Taylor, la neuroanatomista autrice dell’omonimo saggio che ha liberamente ispirato il nostro testo, è una bella rivoluzione nel modo di concepire la neuroanatomia.
Inside Out, FolleMente: sempre più film cercano di approfondire il tema della nostra psiche e delle nostre emozioni, personificandole. Perché c’è così bisogno di dare più ascolto alla nostra parte interiore: la gente lo fa troppo poco o male?
Buona parte degli spettatori penserà che il testo è stato ispirato a FolleMente, ma non è così: innanzitutto perché il nostro lavoro sul testo è iniziato due anni e mezzo fa, ma soprattutto in quanto il nostro è un viaggio dentro il cervello della protagonista che prende coscienza di sé e non il racconto di come le parti del nostro cervello ci guidano, come in Inside out e in FolleMente. Detto questo è vero che le idee a monte, che potrebbero avere una matrice comune, nascono dal fatto che la “Gente” ha esigenze, problemi e aspirazioni comuni. La continua distrazione portata da mezzi di comunicazioni sempre più aggressivi come i social o dal tipo di narrazione audiovisiva dominante causa nella società una diffusa alienazione riguardo la propria personalità e il proprio ruolo nel mondo. Ragionare su sé stessi diventa perciò non una esigenza elitaria, ma diffusa, e questo forse porta a nuove creazioni artistiche che vanno in questa direzione.

Perché portare in scena questo testo, in questo momento storico. C’è una ragione precisa?
Perché l’argomento ci ha da subito entusiasmato, o meglio, l’intuizione di Silvia Mazzotta che ha ‘scoperto’ il lavoro di Jill Bolte Taylor ed è alla base del progetto, ha da subito smosso in me l’interesse per la sfida di scrivere una commedia musicale, partendo da un saggio di neuroanatomia. Apparentemente le cose più lontane al mondo. E così nell’estate 2023 abbiamo iniziato a lavorarci e ci siamo messi in contatto con l’autrice del saggio, con la quale abbiamo avuto un carteggio volto al miglioramento scientifico del testo. Una volta ‘approvato’ il testo abbiamo iniziato a lavorare all’allestimento ed eccoci qua.
E perché la scelta versione di una protagonista femminile e non maschile?
Perché l’universo femminile per me, che sono un uomo, è più interessante da esplorare, e lo si può fare vedendolo “da fuori” con la giusta distanza. Inoltre Jill Bolte Taylor è una donna e il suo lavoro, che ha valenza universale, parte comunque dal ‘Suo’ cervello che è un cervello di donna. Anche l’ideatrice del progetto nonché protagonista dello spettacolo è una donna. Le donne sono in generale molto più interessanti degli uomini perché il mondo femminile è maggiormente in evoluzione rispetto a quello maschile. Lavorare con loro è molto più bello e stimolante: le 5 attrici dello spettacolo sono bravissime e dirigerle è molto piacevole e divertente. Credo che se dovessi scriverne la versione maschile paradossalmente sarebbe più complicato.
La protagonista, Sara, solo diventando amica delle sue parti interiori e ascoltandole, riesce a realizzarsi. Cosa potrebbe fare, ognuno di noi, nella vita di tutti i giorni, per ascoltare maggiormente i propri 4 caratteri?
È esattamente questo lo scopo del saggio Il cervello complice di Jill Bolte Taylor: permettere alla gente di migliorare proprio nella pratica quotidiana la propria vita, prendendo coscienza di sé e di come funziona il cervello, innanzitutto per stare meglio. E dà al lettore anche gli strumenti per farlo, come per esempio l’Assemblea Cerebrale. Questo sarebbe anche lo scopo più importante dello spettacolo stesso. Se le persone dopo essersi emozionate e aver riso per un’ora abbondante, migliorassero la propria vita per la presa di coscienza di sé grazie anche allo spettacolo, ovviamente avremmo fatto “Bingo” e sarebbe davvero bellissimo.
Si potrebbe ipotizzare che una persona cattiva, malvagia, lo è non perché geneticamente così ma perché ha scelto di esserlo? (dice Boyle: “Osservare il modo in cui i Quattro Caratteri si manifestano e imparare a porli in relazione, tra loro e con gli altri, significa non solo comprendere chi siamo, ma anche decidere come vogliamo essere”)
Assolutamente sì. La rabbia, la violenza e tanti atti censurabili delle persone, se gestiti possono essere superati. Pensiamo a tutte le persone che sbagliano, ma poi riescono a ritornare nella società migliori di prima. Non è certo mutato il loro DNA, ma hanno preso coscienza dei propri atti crudeli, hanno ragionato e preso coscienza e sono cambiati. Se la cattiveria fosse genetica questa cosa non potrebbe accadere.
Qual è il messaggio dell’opera sintetizzato in poche parole?
Vi sono tante forme di violenza domestica, non solo quelle terribili di femminicidi di cui sono pieni i giornali. Ma ci sono anche violenze piccole, quotidiane, che lavorano come l’acqua col marmo. Una di queste è che spesso il lavoro del coniuge che guadagna di meno viene preso meno in considerazione in famiglia, in particolare dal coniuge che guadagna di più. A prescindere dall’entusiasmo che mette il coniuge meno pagato nel proprio lavoro. Siccome nella nostra società a parità di lavoro le donne guadagnano meno, molto spesso accade che sia la femmina nella situazione difficile. Ecco, Sara, il personaggio del mio testo (l’unico perché le altre 4 parti sono le parti del suo cervello), grazie alla presa di coscienza di sé tornerà a casa più forte e chiederà al marito maggiore rispetto per il suo lavoro, questo a costo anche di arrivare a una forte crisi coniugale. Ma la ‘nuova Sara’ che ha preso coscienza di sé esige rispetto per il suo lavoro di giornalista scientifica e nulla sarà più come prima.
Cosa vi piacerebbe che uno spettatore pensasse, uscito dallo spettacolo?
Che si è divertito e che ha maggiori strumenti per stare meglio nella vita.
L’integrazione cerebrale è lo strumento per la conquista di un nuovo equilibrio, basato sulla capacità di controllare la propria reattività emotiva. In sintesi: per controllare le nostre emozioni, dobbiamo capire meglio, anzi, far “lavorare meglio” il nostro cervello?
Sì, è esattamente così. E lo strumento per farlo è l’Assemblea cerebrale. Di cosa si tratta? Per scoprirlo dovrete venire il 27, 28, 29 e 30 marzo al Teatro Marconi di Roma…