Lilith, la storia mitologica e senza tempo della prima donna ribelle

La prima Eva, la prima donna indipendente, la prima vera ribelle: il mito di Lilith ci racconta un desiderio di affermazione e autodeterminazione che non ha tempo

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Redazione

DiLei è il magazine femminile di Italiaonline lanciato a febbraio 2013, che parla a tutte le donne con occhi al 100% femminili.

Lunghi capelli rossi, pelle di luna e occhi tra l’azzurro e il verde, che potevano diventare caldi come un cielo d’estate o gelidi come il ghiaccio: stiamo parlando di Lilith, figura al confine tra il mitologico e il religioso la cui storia ci lascia intendere come autodeterminazione e femminismo abbiano radici lontane, antiche.

Chi era Lilith

Sulla carta, la storia di Lilith nasce con la religione ebraica. Lei, bella come un raggio di sole, sarebbe stata creata allo stesso modo di Adamo: Dio avrebbe preso della terra, l’avrebbe modellata e le avrebbe dato vita con l’intento di realizzare due creature perfette e alla pari.

Lilith sarebbe stata la prima moglie di Adamo, non nata dalla sua costola, ma dalle sue stesse origini: un capolavoro divino che si muoveva nel giardino dell’Eden in perfetto accordo con tutti gli animali e con la natura. Tutto andava alla perfezione finché proprio Adamo, quello che doveva essere il suo compagno, non cominciò a desiderare di dominarla.

Lilith, quadro di John Collier

Lilith divenne insofferente: comprese che non c’era amore nei gesti di Adamo, che cercava di esercitare su di lei un potere basato sul nulla. Lilith non subì: amava Adamo ma amava anche sé stessa e ogni sopruso dell’uomo, che sembrava ritenerla una creatura debole da soggiogare, la faceva allontanare sempre di più.

Il culmine giunse quando, nell’atto dell’amore, Adamo cercò più e più volte di farla giacere sotto di lui. Con determinazione, Lilith affermò di essere stata creata per essere sua pari, ma Adamo non fu d’accordo. Così, stanca di quel marito che non faceva altro che oggettificarla e ridurla ai minimi termini, fuggì dall’Eden.

La ribellione e la nascita del mito

La fuga, però, non piacque a Dio che, allertato da Adamo, mandò tre dei angeli a inseguirla per riportarla indietro: Senoi, Sansenoi e Sammangel. Lilith però era abile e riuscì a non farsi trovare per molto tempo, il tempo che ci volle per dare vita a una lunga prole. Quando i tre angeli la trovarono, però, fu proprio con i suoi figli che se la presero.

Senoi, Sansenoi e Sammangel infatti dissero a Lilith che avrebbero ucciso tanti dei suoi figli ogni giorno finché non fosse tornata nell’Eden. Lilith rifiutò e continuò la sua fuga, per altro facendosi forza della sua natura immortale: non essendo rimasta nell’Eden non mangiò il frutto del peccato e non si guadagnò, così, la morte.

Tuttavia, ogni volta che gli angeli la trovavano uccidevano i suoi figli. Fu per questo che, gradualmente, la figura di Lilith divenne controversa e associata con il male. Un’altra versione della storia, che vuole associarla ancor più alle tenebre, narra che nel suo peregrinare incontrò Lucifero, angelo caduto, e che divenne sua moglie dando vita a una lunga schiera di demoni.

Di fatto, almeno per la prima parte, la storia di Lilith è una storia forte e la sua figura viene usata come simbolo di potere femminile. Lei è divenuta la prima donna indipendente, emancipata, in grado di rimettere ordine lì dove il maschio tossico vuole portare caos e scompiglio.