Azucena cominciò la sua lunga battaglia dal basso. Visitando gli ospedali e gli obitori, raggiungendo tutte le stazioni di polizia della città e bussando a quelle porte. Chiedendo aiuto e non ricevendolo mai. Ma in quel lungo, inesorabile e sofferente peregrinare conobbe altre madri, tutte con una storia di dolore alle spalle, la stessa di Azucena Villaflor. Erano le madri dei desaparecidos, quelli che scomparivano senza lasciare traccia tra le torture e i silenzio dei dittatori.
Così, quelle donne, il 30 aprile del 1977, si incontrarono in Plaza de Mayo e fondarono, davanti alla sede del governo, il movimento delle madri dell’omonima piazza. Fu la prima organizzazione femminile impegnata attivamente nella rivendicazioni dei diritti delle vittime della dittatura argentina. Loro che erano le madri di quelle vittime. Sempre loro che sarebbero diventate, presto, nuove vittime.
Ogni giovedì si riunivano lì, in quel luogo che ha dato il nome al movimento delle madri di Plaza de Mayo, con quel fazzoletto bianco annodato sul capo, e dipinto poi sul pavimento della piazza, che è diventato il simbolo universale di quella lotta.
Ma chi era questa donna straordinaria e coraggiosa che impiegò gli anni della sua vita a combattere la dittatura argentina?
Chi era Azucena Villaflor
Azucena Villaflor, nata ad Avellaneda il 7 aprile 1924, è riconosciuta universalmente come la fondatrice del movimento delle madri di Plaza de Mayo, un’associazione di donne intente a ottenere giustizia e verità sulle sparizioni dei loro figli, i desaparecidos, gli scomparsi. Per questi uomini, di ogni età e provenienza sociale, era stato coniato questo termine che letteralmente, vuol dire spariti, perché di loro si perdeva ogni traccia. Perché una volta presi e detenuti illegalmente dalla polizia argentina non tornavano più a casa, a parte quei pochi, pochissimi, sopravvissuti.
Figlia di un operaio e di una madre giovanissima, che aveva solo 15 anni quando la mise al mondo, Azucena crebbe insieme alla zia e alle cugine che considerava come sorelle. Iniziò a lavorare molto presto come telefonista in un’azienda e qui conobbe Pedro De Vicenti, suo futuro marito. Da quel matrimonio nacquero quattro figli: Pedro, Néstor, Adrián e Cecilia.
Molti membri della sua famiglia, tra cui zii e cugini, aderirono al movimento politico-sociale argentino del peronismo. Tra questi, anche suo figlio Néstor. Lo stesso che il 30 novembre del 1976 scomparve improvvisamente insieme alla sua fidanzata Raquel Mangin.
Erano passati otto mesi dall’inizio della dittatura militare in Argentina quando suo figlio sparì nel nulla. Da quel momento non passò un solo giorno in cui Azucena non si impegnò a cercare suo figlio. Ma le sue domande, purtroppo, erano destinate a non ricevere nessuna risposta. Dal governo, dalla polizia e da qualunque istituzione. Nessuno le aprì le porte.
Chiese aiuto anche alla Chiesa. E proprio in occasione di una visita all’interno della parrocchia Stella Maris di Buenos Aires si rivolse alle altre mamme, quelle dei desaparecidos, per chiedere di lottare insieme, di entrare in guerra, così da ottenere verità e giustizia.
E a quelle grida disperate e coraggiose le altre donne si unirono. Il 30 aprile del 1977 si incontrarono davanti a Casa Rosada, sede del Governo, e diedero vita al movimento delle Madres de Plaza de Mayo.
Azucena Villaflor, un’altra vittima della dittatura argentina
L’obiettivo di Azucena e delle altre madri era quello di coinvolgere gli altri, o meglio di squarciare prepotentemente il silenzio che divagava tra l’opinione pubblica. E ci riuscì. Il 10 dicembre del 1977, in occasione della Giornata Internazionale per i Diritti Umani, il quotidiano La Nación pubblicò un articolo con tutti i nomi dei ragazzi scomparsi con l’appello di quelle madri che volevano solo ottenere delle risposte.
Quello stesso giorno, al calar del sole, Azucena fu sequestrata dai militari armati all’interno della sua abitazione. La sua tragica sparizione, però, non fu così inaspettata. Già alcuni giorni prima, infatti, altre due donne, anche loro fondatrici e attiviste del movimento delle madri di Plaza de Mayo, erano state sequestrate. Di lei, e delle altre, non si sono avute più tracce.
Secondo alcune testimonianze (Wikipedia) Azucena fu portata al Capucha dell’ESMA a Buenos Aires (Escuela Mecánica de la Armada), considerato il più crudele dei centri di detenzione tra quelli attivi, quello dove veniva praticato il volo della morte E forse era proprio quello il destino della donna e delle altre madri scomparse, quello di finire nell’Oceano Atlantico e raggiungere i desaparecidos, i loro figli.
Soltanto anni dopo, quando cominciò la ricerca e il ritrovamento dei numerosi cadaveri delle persone scomparse, al largo delle coste e sulle spiagge argentine, i resti di Azucena furono identificati e, nel 2005, le sue ceneri furono seppellite nei pressi della Piramide di Maggio, in Plaza de Mayo.
Il movimento delle madri di Plaza de Mayo
Dopo la scomparsa e la dichiarata morte di Azucena Villaflor, il movimento continuò a restare in vita. Per tutte le persone scomparse, per Azucena e per le altre madri. A prendere le redini dell’associazione ci fu Hebe de Bonafini che fu eletta presidentessa due anni dopo.
Il movimento, un decennio dopo, ebbe però una profonda scissione interna a seguito delle proposte di risarcimento offerte dall’allora presidente Raúl Alfonsín. Alcune accettarono, anche a causa della grave crisi economica, altre continuarono a combattere per ottenere la giustizia. Perché i soldi non potevano bastare a dimenticare.
Le donne capeggiate da Hebe de Bonafini, lasciarono il movimento così come era stato concepito nella sua forma originaria e fondarono l’Asociación Madres de Plaza de Mayo che oggi rappresenta una vera e propria organizzazione a sfondo politico e ideologico che non vuole solo giustizia per i fatti storici dell’Argentina sotto dittatura, ma vuole anche rivendicare i diritti degli indigeni e di tutte le popolazioni oppresse.
L’altra parte del movimento, invece, Madres de Plaza de Mayo-Línea Fundador, è ancora oggi attiva con un’unica missione, quella di mantenere in vita la memoria di un tempo, per educare e far conoscere, per far sì che le atrocità del passato non siano mai più ripetute. Le donne appartenenti al movimento, oggi, fanno soprattutto informazione nel ricordo di ciò che è stato, nelle scuole e nelle istituzioni.
La missione originaria però, il fil rouge che oggi lega ancora tutte quelle madri che in Plaza de Mayo hanno lasciato un pezzo del loro cuore, resta vivida nella memoria e nelle attività di chi, ancora è in cerca della verità. Lì, dove il cuore di Azucena si è fermato, e ora giace, forse, in pace.