Osteopatia e bambini: quando e a cosa serve

Quando rivolgersi all’osteopata per i bambini e a cosa serve un trattamento di osteopatia pediatrica

Foto di Elisa Cappelli

Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Osteopatia pediatrica: quando e a cosa serve

Conosciamo l’osteopatia come un rimedio valido per condizioni viscerali, strutturali, cranio-sacrali che riguardano gli adulti, ma quando e a cosa serve l’osteopatia pediatrica? Si intende con questa definizione una branca dell’osteopatia che si occupa di trattare i bambini sin dai loro primi giorni di vita per prevenire o risolvere disturbi quali coliche gassose e reflusso gastroesofageo del neonato, problemi a livello di ossificazione di alcune ossa craniali, plagiocefalia posizionale e torcicollo miogeno o in caso di problemi agli arti inferiori come il piede torto congenito oppure per stipsi o problemi legati al sonno. Anche se ci sono disturbi nel comportamento o nella coordinazione simmetrica degli arti o nelle varie fasi legati allo sviluppo psicomotorio.

In generale, rappresenta una buona prassi per la donna in gravidanza farsi trattare nel periodo della gestazione e successivamente, oltre alle prime visite al bambino o alla bambina. Di solito la o l’osteopata conclude un corso formativo che di solito ha durata triennale per specializzarsi nel trattamento dei bambini. Per ogni anno del triennio, consiste in 6 seminari da 4 giorni ciascuno (per un totale quindi di 18 seminari nei 3 anni), di cui 3 giornate teoriche (8 ore ciascuna), dedicate a lezioni frontali che riguardano in senso stretto l’osteopatia pediatrica. Ci sono anche corsi brevi e intensi che prevedono maggiore frequenza.

Di solito la figura osteopatica viene associata ai thrust, alle manovre con sblocco articolare a bassa ampiezza e molto rapide, ma nel caso dell’osteopatia pediatrica la seduta dura di meno e il tocco resta sempre molto delicato. Ci vuole una certa carica emotiva e una certa competenza per trattare bambini molto piccoli e approcciarsi con madri che decidono di lasciare le loro creature nelle mani di un operatore o un’operatrice.

La grande Viola Frymann

Il progresso e la ricerca in ambito di osteopatia pediatrica si devono tutti a una grande donna che si chiamava Viola Frymann. Voleva fare la danzatrice ma per un infortunio alla caviglia scelse di studiare medicina a Londra. Si iscrisse poi a osteopatia trasferendosi in California. Approfondendo la materia viscerale, sviluppa il suo sogno e la sua visione, che trova espressione in queste parole: “immagino un centro per la cura osteopatica di bambini, dove i problemi risultati dal parto possano essere riconosciuti e corretti, dove la prevenzione, aspetto fondamentale della pratica osteopatica, possa permettere ai bambini di esprimere al meglio le loro potenzialità…questa è la promessa dell’osteopatia per i bambini”.

Durante il suo percorso di studi conosce Sutherland, padre dell’osteopatia craniale, si specializza e crea numerose pubblicazioni indagando a fondo il rapporto tra i disturbi del meccanismo cranio-sacrale e la sintomatologia del neonato, studia i movimenti ritmici del cranio nel neonato, approfondisce lo sviluppo neurologico del bambino ed esamina le difficoltà di apprendimento nei bambini alla luce della teoria osteopatica.

La sua visione viene concretizzata e si realizza e nel 1982 nasce l’”Osteopathic Center for Children” a San Diego, 54 th Place, ancora attivo, luogo di riferimento della ricerca in ambito osteopatico pediatrico. Molti osteopati hanno proseguito con onore e passione portano avanti la visione di Viola Frymann.

Consigli per le mamme

Se il vostro bambino o la vostra bambina ha problemi di sonno, piange e ha appetito altalenante o troppo grande in alcuni momenti della notte, potrebbe essere il caso di rivolgersi a una o un osteopata. Infatti, questa figura riveste un ruolo chiave nel trattamento dei nervi craniali, specie il vago (X paio), nel caso dell’appetito, collegato a tutto pericardio, il peritoneo, la pleura e la zona addominale, vista la sua grande estensione.

Quando questo nervo si compromette per via di problemi avvenuti al momento della nascita o di altra natura, il bambino presenta reflusso, coliche intestinali, stipsi (stitichezza), crampi, gas nella pancia e risulta molto compromessa la digestione e in generale la potenza del sistema immunitario.

Lo stesso per il nervo ipoglosso (XII paio); ne esiste uno di destra e uno di sinistra, e queste due ramificazioni vanno a gestire i movimenti della lingua e lavorano simmetricamente affinché la lingua si posizioni in modo da creare un sottovuoto perfetto, far si che la poppata risulti efficace e il neonato beva a sufficienza, che la deglutizione insomma sia buona.

Se uno dei due nervi risultasse compresso o stirato, la lingua lavorerebbe in modo asimmetrico; questo crea le condizioni per cui di solito anche se il bambino succhia, non riesce a ingerire la quantità di latte necessario per sentirsi sazio.

L’osteopata opera quindi a livello nervoso ma va a lavorare tutto il sistema fasciale che si estende dal cranio alla superficie plantare, comprende il palato e gli organi interni, l’area viscerale e quindi il suo lavoro ha effetti anche a livello somato-emozionale.