Nota con il nome di Birmingham Heart Hospital Diet e Cardiac Unit of UAB Hospital Diet (ma non è accertato il legame con la struttura ospedaliera americana), questa dieta consente di perdere 3-5 kg in appena 3 giorni, senza controindicazioni per la salute, anzi proteggendo il cuore e prevenendo ictus e diabete. È un regime alimentare che arriva ancora una volta dagli USA e che si basa soprattutto sul consumo di alimenti proteici e con un alto potere saziante, limitando invece i grassi e i carboidrati. Dopo i tre giorni, si riprende la solita alimentazione: possibilmente corretta ed equilibrata e priva di eccessi calorici e alimentari, con cibi sani e genuini, per quanto possibile.
Parliamo allora di dieta Birmingham e lo facciamo con il nostro esperto, il Dott. Luigi Napolitano, biologo nutrizionista specializzato in Scienze della nutrizione umana.
Indice
Cos’è la dieta Birmingham
Si tratta di una dieta fortemente ipocalorica che limita l’introito calorico a circa 800-1.000 kcal al giorno e che prevede alcune limitazioni e combinazioni nella scelta degli alimenti. Per questi motivi si può seguire per un tempo molto breve, non più di tre giorni, per un massimo di 4 volte al mese.
Poiché si tratta di un regime alimentare molto restrittivo, è sempre importante ricordare che in caso di malattie o disturbi o terapie farmacologiche in atto, è necessario consultare il proprio medico prima di avventurarsi in questa dieta.
Negli ultimi decenni, nei Paesi industrializzati, è cresciuto il desiderio di tenere sotto controllo il proprio peso corporeo. Questa preoccupazione per i kg di troppo può essere dovuta all’aumento dei tassi di obesità, ma soprattutto dalla “promozione” sociale della magrezza attraverso i media (TV, riviste, Internet) e/o dall’industria (spesso non regolamentata) dei prodotti dimagranti. Si promuovo quindi diete irrealistiche, solitamente prive di fondamento scientifico e di indicazioni cliniche, con guadagni milionari. Tutto questo testimonia una costante ricerca da parte di molte persone di approcci “magici” per la perdita del peso, rinunciando a comprendere i potenziali rischi sia dell’uso di “bibitoni” dietetici, sia di diete che promettono ma alla fine non mantengono.
Tuttavia, la scienza parla chiaro: quando si tratta di controllare la complessità multifattoriale del bilancio energetico, non ci sono soluzioni semplici.
Dieta Birmingham: come funziona?
Ma come funziona la dieta Birmingham? Per perdere kg così rapidamente è un approccio che punta su alimenti iperproteici, come carne magra e pesce, ma anche legumi, fonti di proteine vegetali. Sono, invece, da evitare tutti i cibi ricchi di carboidrati, soprattutto amido, e con un alto indice glicemico. Restano le cinque porzioni di frutta e verdura, ricche di fibre e acqua.
C’è uno schema alimentare piuttosto rigido che prevede un introito calorico di circa 800-1.000 calorie al giorno. Non sono consentite sostituzioni alimentari o cambiamenti nelle porzioni. Si possono usare vari metodi di cottura (tranne la frittura) per preparare carne e verdure, ma sono vietati: spezie, erbe aromatiche, condimenti, succo di limone, condimento al peperoncino e salse varie.
Aggiunge il nostro nutrizionista: «il pilastro di una sana alimentazione è la variabilità: è l’unica cosa che ci permette di non avere nessun tipo di carenza nutrizionale e soprattutto di non avvertire la monotonia in un percorso di cambiamento. Perché al giorno d’oggi associare la parola dieta alla sola perdita di peso dovrebbe essere un concetto superato.
Ogni persona ha esigenze diverse in base alla propria routine e ai propri fabbisogni, per cui ciò che è efficace per qualcuno potrebbe essere completamente inutile per qualcun altro. Seguire, quindi, le ultime mode o leggere, magari, su internet il regime alimentare miracoloso del mese è forviante e ci devia dal reale obiettivo: potenziare il nostro stato di salute attraverso il miglioramento delle nostre abitudini.
Le mode alimentari presenti sul web sono numerose: molto spesso nella barra di ricerca è sufficiente scrivere DIETA e ne escono una marea tra le quali scegliere. Per alcune gli “ideatori” sono noti, per altre, invece, non se ne conoscono le origini. Un esempio di quest’ultimo caso è la “dieta Birmingham” che arriva direttamente dagli Stati Uniti senza mittente.
Secondo alcuni autori è utilizzata in diversi centri di cardiologia americani per preparare i pazienti alle operazioni più dure da affrontare, ma questa ipotesi è stata più volte smentita dagli interessati che ne hanno preso largamente le distanze.
Il regime alimentare è caratterizzato da tre giorni di dieta da circa 800-1.000 kcal e quattro giorni di “dieta libera”, dove è possibile mangiare qualsiasi cosa. Sì, avete letto bene, non è un errore. Nei tre giorni di dieta, i pasti principali sono caratterizzati da percentuali elevate di proteine e grassi, con pochissimi carboidrati. Secondo alcuni articoli, la perdita di peso deriverebbe da una specifica combinazione (sempre nei tre giorni di dieta) degli alimenti per stimolare l’organismo a lavorare in un determinato modo: il risultato promesso è la perdita di 3-5 kg».
Dieta Birmingham: potenziali benefici
È molto probabile perdere 3 kg con questa dieta, ma è anche quasi certo riprendere tutto il peso una volta tornati a una normale alimentazione. Tuttavia, sono stati individuati alcuni potenziali benefici di questa dieta, vediamo di che si tratta.
Perdita di peso
Poiché è molto restrittiva e limita la quantità di cibo da assumere quotidianamente, è piuttosto povera di calorie e quindi può portare a una perdita di peso in poco tempo.
Quasi tutte le diete con un apporto calorico giornaliero di 800-1.000 kcal consentono di perdere qualche kg rapidamente, poiché si consumano meno calorie di quelle che l’organismo utilizza per il proprio funzionamento. Tuttavia, una drastica riduzione calorica può comportare alcuni effetti collaterali come fame, nausea, mal di testa e affaticamento.
Inoltre, le restrizioni dietetiche si applicano solo per 3 giorni alla settimana, quindi non prevede troppi sacrifici. Nei restanti 4 giorni si mangia come al solito. Ciò la rende una dieta non troppo sostenibile nel tempo e il rischio di riguadagnare tutto il peso perso una volta ripresa un’alimentazione normale è molto alto. Questo perché alla fine non incoraggia cambiamenti dello stile di vita a lungo termine o sane abitudini alimentari.
Aiuta la salute del cuore
Sebbene non ci siano prove scientifiche che questa dieta favorisca la salute del cuore, limita però la maggior parte degli alimenti trasformati industrialmente e troppo raffinati, con effetto comunque positivo sulla salute.
Detto questo, mentre elimina la maggior parte degli alimenti trasformati e ricchi di zuccheri, consente però grandi porzioni di gelato, patatine di manzo, pane bianco e soda dietetica, che sono tutti alimenti collegati a esiti cardiovascolari avversi.
Secondo un ampio studio del 2019, pubblicato su British Medical Journal, condotto su oltre 105.000 persone, chi mangiava più alimenti elaborati e industriali presentava un rischio maggiore di malattie cardiache.
La dieta Birmingham dura solo 3 giorni, però mancano le linee guida su cosa mangiare durante il resto della settimana. Pertanto, non ci sono dati scientifici per avvalorare la tesi che tale approccio alimentare possa influire sulla salute del cuore. Solo un corretto stile di vita, che prevede un regolare esercizio fisico e un’alimentazione equilibrata basata su cibi genuini, frutta e verdura, può concretamente aiutare il cuore a funzionare nel miglior modo possibile.
Di seguito, un esempio di menu, a titolo puramente esemplificativo, della dieta Birmingham.
GIORNO 1 | |
Colazione | succo di pompelmo, pane tostato con burro d’arachidi, caffè senza zucchero |
Pranzo | 2 scatolette di tonno al naturale, pane tostato, tè verde |
Cena | carne alla griglia, abbondanti verdure di stagione |
GIORNO 2 | |
Colazione | uovo sodo, pane tostato, mezza banana e caffè senza zucchero |
Pranzo | formaggio a fiocchi; 5 salatini, tè verde |
Cena | carne magra, abbondanti verdure di stagione, mezza banana |
GIORNO 3 | |
Colazione | uovo sodo, pane tostato, caffè senza zucchero |
Pranzo | formaggio a pasta molle, 5 salatini, un frutto di stagione |
Cena | tonno fresco, abbondanti verdure e frutta di stagione |
Controindicazioni
Secondo la British Heart Foundation, la dieta Birmingham in realtà fa dimagrire, ma quello che si perde non è grasso, bensì acqua o massa muscolare. L’apporto calorico è troppo basso, fornisce meno delle 1.200 kcal minime consigliate per le donne e delle 1.800 kcal raccomandate per gli uomini.
Per tre giorni è possibile che non ci siano particolari ripercussioni sulla salute se si è sani, ma l’effetto yo-yo che ne può derivare (aumento e perdita di peso) può affaticare il cuore e il sistema immunitario e aumentare il rischio di carenze nutrizionali. Inoltre, è una dieta che non incoraggia abitudini alimentari salutari.
Come conferma il Dott. Napolitano: «la scelta delle combinazioni alimentari in questa dieta non è ampia, anzi. Il limite principale di questo tipo di schema alimentare è un apporto di kcal molto basso e poca scelta sui cibi da portare in tavola. O quello o niente. Purtroppo per chi punta al cambiamento non funziona così, perché i pattern alimentari sono limitati, il rischio di carenze nutrizionali è dietro l’angolo e di conseguenza si espone l’organismo a tutta una serie di complicanze. Immaginate di ripetere questa dieta con un’elevata frequenza e il gioco è fatto.
Facciamo insieme due conti: se una persona ha un fabbisogno giornaliero di 10 e mangia 5, cosa succede? Perde peso! Ecco: nei primi giorni di dieta Birmingham “si perde peso”, perché mangiamo meno di quello che effettivamente ci serve. È fisiologia, non magia.
Continuiamo con i conti: se una persona ha un fabbisogno energetico di 10 e mangia 5 per 3 giorni che succede? Perde peso! Di nuovo. Ma se negli altri 4 giorni mangia 15, che succede?
Che i 3 giorni nei quali abbiamo mangiato 5 non sono serviti a nulla, è come se li avessimo azzerati. Questo è quello che bisogna evitare: dire a una persona “puoi mangiare quello che vuoi il giorno X basta che il giorno Y fai quello che dico io”. È un concetto sbagliato, che non favorisce nessun miglioramento delle abitudini alimentari errate, anzi si rischia di favorirne di altre. Chiarire questo concetto è fondamentale: si perde peso per il deficit calorico che si crea. Poi il regime alimentare lo si può chiamare come si preferisce. Serve solo a fare tendenza.
Dico sempre che tra mangiare e nutrirsi c’è differenza: mangiamo per appagare il nostro appetito ma contemporaneamente nutriamo il nostro corpo, quindi facciamolo nel modo corretto. Senza ricorrere a trucchi magici».
Perché con queste diete si recuperano tutti i kg persi?
Il corpo umano oppone fisiologicamente una certa resistenza alla perdita di peso e promuove l’immagazzinamento di energia per i tempi di scarsità di nutrienti. Tuttavia, per chi è spesso alle prese con l’eccesso di peso, i programmi nutrizionali efficaci e sostenibili per dimagrire non sempre risolvono il problema. Uno stile di vita poi basato sulla sedentarietà, anche professionale, e su un’ampia disponibilità di cibi ricchi di grassi e poveri di nutrienti, comporta un alto tasso di recidiva, cioè si recuperano velocemente i kg persi. Queste ricadute generano il più delle volte sentimenti di impotenza, che portano a cercare metodi alternativi per raggiungere l’obiettivo, tra cui prodotti commerciali non medicinali e spesso non regolamentati.
La sfida più grande dopo una dieta ipocalorica è mantenere il peso ideale raggiunto, con non pochi sacrifici, soprattutto in caso di obesità.
È piuttosto frequente, infatti, riguadagnare nel tempo tutto il peso perso. Sono tanti i fattori psicobiologici (senso di fame, aspetti ormonali, ecc.) in gioco e coinvolti nella regolazione omeostatica dell’appetito e del peso corporeo. È una realtà, non troppo piacevole, di cui occorre essere consapevoli quando si inizia una dieta: è una battaglia che dura tutta la vita e prevede un cambiamento delle abitudini, non solo alimentari.
Ogni successivo tentativo di dimagrire diventa quindi sempre più impegnativo e richiede un’azione sempre più drastica, per indurre un bilancio energetico negativo, mentre il corpo difende il peso acquisito.
Il dimagrimento pertanto è un meccanismo complesso, in cui la ripresa volontaria di vecchi comportamenti non è l’unico fattore determinante per il recupero del peso. Per questo motivo è sempre bene rivolgersi a uno specialista e seguire uno schema dietetico personalizzato.
Fonti bibliografiche
- Endotext, Dietary Treatment of Obesity
- British Heart Foundation, Heart Matters
- Clin. Med. Insights Endocrinol. Diabetes, Unhealthy Weight Control Practices: Culprits and Clinical Recommendations
- BMJ, Ultra-processed food intake and risk of cardiovascular disease: prospective cohort study
- Weight Management: State of the Science and Opportunities for Military Programs, Weight-Loss and Maintenance Strategies