Cuffia dei rotatori: cos’è, perche si lacera, esercizi per rafforzarla

Dove si trova e di cosa si costituisce la famosa cuffia dei rotatori e per quali ragioni si lacera e come conviene rafforzarla

Foto di Elisa Cappelli

Elisa Cappelli

Esperta di fitness

Laureata in Filosofia e Master in Giornalismo Internazionale LUISS. Trainer certificata CONI e FIF (Mat base e avanzato). Studia Anatomy in Motion (Gary Ward) e Qi gong.

Dove si trova e che funzioni ha

La cuffia dei rotatori corrisponde a un gruppo muscolare che tiene insieme l’articolazione della spalla, garantisce un assetto mobile e sicuro e tutela i capi articolari. La funzione di stabilizzazione principale viene svolta per l’articolazione gleno-omerale della spalla; una forma di stabilizzazione che continua a dover mantenere tutti i gradi in cui l’articolazione si muove libera nello spazio.

Quando parliamo di spalla infatti dobbiamo pensare non solo a un’unica articolazione ma a un complesso vero e proprio di 5 articolazioni, di cui la gleno-omerale ne rappresenta una solamente che riguarda l’articolazione tra la scapola e l’omero, l’acromion-claveare, la parte in cui la clavicola e l’acromion si articolano; la sterno-claveare tra clavicola e lo sterno; la scapolo-toracica di scivolamento tra toracica e scapola che scivola e la sotto-deltoidea che rappresenta sempre un’articolazione “falsa” ovvero piani articolari che scivolano insieme.

L’assetto stabile si deve ai legamenti e alla presenza di una pressione negativa data dal cercine oltre che alla parte attiva (i muscoli e la cuffia dei rotatori in primo luogo). Questi muscoli, nel caso della gleno-omerale, hanno la funzione di centrare la testa dell’omero all’interno della glena (area cava glenoidea) durante i movimenti che essa svolge.

Una lesione o un problema alla cuffia dei rotatori modifica il movimento della spalla e il grado di controllo che si esercita su di essa e interessa direttamente la diartrosi principale ovvero la gleno-omerale, molto mobile, piena di cartilagine articolare, dotata di borsa e specifici legamenti. Se andiamo un passo alla volta dobbiamo considerare come strutture ossee la scapola, l’omero e la clavicola. Sono le tre strutture ossee che interessano la spalla e che vengono tenute insieme da sostegno attivo e passivo. Le strutture che la stabilizzano la rendono dinamica e al tempo stesso la proteggono da urti o eccessive sollecitazioni meccaniche. Questa diartrosi consente tanti movimenti (abduzione, adduzione, flessione, estensione, circonduzione, rotazione, etc). A costituire la cuffia dei rotatori sono i muscoli sovraspinato, sottospinato, piccolo rotondo e sottoscapolare, e i loro rispettivi tendini che partecipano alla stabilizzazione. A questi si sommano i legamenti gleno-omerale superiore, medio e inferiore; originano dalla zona cava glenoide a livello della scapola e vanno a inserirsi a livello dell’omero. Troviamo altri legamenti importanti come il legamento coraco-omerale che va a collegare il processo coracoideo della scapola con l’omero (tubercolo maggiore); il legamento coraco-acromiale, il legamento trapezoide, conoide e trasverso superiore della scapola.

Possono verificarsi capsuliti (congelamento della spalla), situazioni artrosiche con calcificazioni, sbilanciamento a livello tendineo (frequenti le lesioni al capo lungo del bicipite o al sovraspinato). Oltre al lavoro attivo di esercizi, la riabilitazione della cuffia dei rotatori prevede esercizi attivi e anche esercizi passivi. Attraverso test fatti in batteria si riesce ad avere un’idea precisa del problema e quanto siano interessati i muscoli che fanno parte della cuffia dei rotatori.

Quando si verificano urti o sollecitazioni eccessive si possono verificare dei traumi. Allo stesso tempo, va detto che molti altri problemi e disfunzioni possono essere scambiati per problemi alla spalla. In alcuni casi dolori alla spalla si legano a infiammazione di altri gruppi muscolari come nel caso del trapezio, muscolo che si inserisce anche sulla scapola e ha innervazione molto alta e spesso deriva da problemi cervicale; altri fastidi alla spalla possono dipendere da problemi a carico dei visceri; oppure da problemi a carico del rachide dorsale possono influenzare negativamente la spalla.

Come rafforzarla

Esercizi di rinforzo e stabilizzazione sono fondamentale per chiunque abbia avuto dei traumi e deve recuperare, ma anche per tutti coloro che vogliono tenere in salute questa articolazione talmente mobile e libera. Le articolazioni lavorano diversamente in base ai gradi di movimento; quando compiamo un’abduzione, ovvero allontaniamo l’arto da 0 a 90 gradi, sappiamo che lavora principalmente l’articolazione gleno-omerale e dai 90 fino ai 120 gradi lavora l’acromio-claveare, salendo ancora la scapolotoracica fino ad arrivare agli ultimi gradi che interessano il movimento del tratto dorsale. Ovviamente, lavorano sempre in sinergia ma ci sono movimenti che interessano maggiormente un tratto rispetto a un altro.

Avere almeno 120 gradi di abduzione garantisce un buon livello di salute dell’articolazione, anche per poter svolgere gesti quotidiani comuni. Vediamo insieme tre esercizi magnifici per riprendere forza nella cuffia dei rotatori, si svolgono con bande elastiche semplici e con respirazione lunga e profonda:

Estensione esterna diagonale alta

Elastico fissato in basso, braccio teso anteposto a 45°, palmo della mano verso l’interno. Si eseguono espirando delle trazioni verso l’alto anche fino a 8 ripetizioni per 3 serie con pausa tra una serie e l’altra in diagonale con rotazione esterna (per intenderci, il braccio va in diagonale come se si esponesse una coppa).

Estensione interna diagonale alta

Elastico fissato in basso, il braccio dello stesso lato teso e l’impugnatura verticale, si vanno a eseguire delle trazioni verso l’alto in diagonale, portando il braccio in avanti diagonale davanti al viso.

Estensione indietro

L’elastico va all’altezza del bacino, il viso verso la spalliera o la superficie cui viene collegato l’elastico; si eseguono delle estensioni verso dietro con le braccia ruotate internamente, senza avamporre eccessivamente le spalle.