Torniamo indietro di qualche anno. Stando ai gossip Lady Gaga, in un’intervista al magazine In Touch Weekly, avrebbe dichiarato di prendersi cura degli altri anche cucinando. E non è certo l’unica a puntare sulla terapia della cucina, nel mondo sfavillante del jet set.
Sempre stando alle riviste che seguono la vita dei vip anche Eva Longoria, Angelina Jolie e Jennifer Lopez punterebbe anche sull’arte del cucinare per il loro benessere. Sia chiaro. Non siamo di fronte ad una terapia alternativa. Ma pare comunque che tagliare, pulire, affettare, mescolare sapori, controllare le cotture e tanti altri passaggi che occorrono per preparare un primo con i fiocchi o un secondo indimenticabile possano favorire la fitness psicofisica.
Specie se si lavora in coppia. Muoversi fianco a fianco in cucina, tra i fornelli, potrebbe aiutare a migliorare non solo la manualità, ma anche la memoria e la concentrazione in chi si sente un po’ giù. E a tutte le età. Senza essere necessariamente dei vip. Spadellare, insomma, può dare gioia. E migliorare il benessere. Ecco perché.
Indice
Come la cucina aiuta a stare bene
- Mantiene in forma. Lavorare in cucina, prestando grande attenzione a quello che si fa, aiuta il fisico a stare all’erta. Si migliora la coordinazione e si fanno movimenti più attenti. La finezza dei movimenti richiesta per tritare, mescolare, amalgamare e cuocere rappresenta quindi una sorta di “stretching” intelligente, anche se ovviamente si sta praticamente fermi sul tavolo di lavoro.
- Migliora la concentrazione. Il processo che porta alla “mise en place” di un piatto indimenticabile passa per la scelta attente degli ingredienti. E questo favorisce un buon livello di memoria e concentrazione sia perché occorre fare la spesa in maniera ponderata quando si intende procedere alla preparazione di una specifica ricetta, sia perché è necessario seguire passo passo la preparazione dei piatti.
- Rende più resilienti. Un impegno di questo tipo può essere utile, soprattutto per chi ha bisogno di liberare la mente dai troppi pensieri. Ma non basta. Cucinare implica l’affinamento di diverse doti e competenze come la versatilità. Bisogna infatti essere in grado di saper cambiare in corsa una ricetta perché magari manca un particolare ingrediente, oppure si è bruciato qualcosa e occorre ripartire.
- Si sceglie meglio. Chi si dedica alla cooking therapy in genere tende a prestare maggior attenzione alle materie prime, facendo la spesa con sagacia, e alla scelta dei piatti. Quindi è più facile che si cucinino piatti salutari, in linea con le tradizioni dell’alimentazione mediterranea, facendo attenzione ai grassi in eccesso e prediligendo frutta e verdura.
- Migliora l’autostima. Addentrarsi tra ricette e piatti sempre più complessi da preparare significa progredire. E questo sul piano psicologico può avere ripercussioni importanti, in senso positivo. Visto che si parte da ricette più semplici per poi passare a piatti sempre più elaborati e complessi. Col tempo questi passaggi aiutano a migliorare la concentrazione, oltre a far aumentare l’autostima.
Il consiglio finale
Puntate sull’elasticità. Dovendo preparare piatti “difficili” la spesa diventa più “intelligente”. Quindi si evita di acquistare solo in base a quello che si trova sullo scaffale, si scelgono solamente gli alimenti che si debbono utilizzare e nella dose corretta. Così si razionalizza il tempo a disposizione. Conoscendo in anticipo le ricette e il tempo di preparazione, si gestiscono meglio le finestre temporali della giornata. E si diventa più elastici, perché occorre adattarsi a qualche piccolo inconveniente legato alla preparazione dei piatti, magari anche cambiando in corsa la ricetta.